Otto letture da designer per il 2020
È tempo di buoni propositi, tanto più che quest’anno siamo a fine decade. Perché non iniziare l’anno che ci aspetta come designer con delle buone letture? Questa la mia personale selezione di libri dell’anno appena passato.
I responsabili
La crisi climatica e ambientale pone il designer di fronte allo specchio delle proprie contraddizioni: sostenibilità non significa in fondo produrre (e progettare) di meno? Ruined by design di Mike Monteiro (Mule Books, 2019) con una certa dose di provocazione, ma poi non così tanta, descrive la complicità del design, anzi dei designer dato che la responsabilità è sempre personale, nella progettazione di un’infinita di prodotti deleteri per l’ambiente o di servizi tutti tesi alla manipolazione e allo sfruttamento degli utenti. Cari designer, in fondo il mondo è così perché è proprio così che l’abbiamo disegnato. Progettare è un atto politico ed è bene esserne coscienti. (Per i pignoli: il libro non c’è nella foto d’apertura perché ho la versione digitale). [Qui il link su Amazon].
La parte sociale
Il social design, cioè il progetto volto a promuovere un cambiamento positivo nella società, costituisce una visione progettuale che accompagna da più di mezzo secolo il dibattito all’interno della disciplina. Soprattutto negli ultimi anni si sono andate determinando diversi approcci alla responsabilità sociale del designer, ciascuno con una propria definizione: social design, political design, adversal design, activism design, design for social innovation. La raccolta di testi curata da Elizabeth Resnick, The social design reader (Bloomsbury 2019), costituisce un fondamentale apparato per ripercorrere i passaggi più significativi — da Victor Papanek a Ken Garland, da Kalle Lasn a Ezio Manzini, solo per citarne alcuni—, che hanno accompagnato l’idea del design come responsabilità sociale. [Qui il link su Amazon].
Quando il design serve
Sappiamo che il design è una pratica in continua evoluzione. Uno dei territori più promettenti che è entrato a far parte del campo di applicazione del design negli ultimi dieci anni è senz’altro la progettazione dei servizi che si differenzia dai tradizionali design del prodotto e della comunicazione per l’intangibilità del proprio oggetto. Roberta Tassi in Service designer (FrancoAngeli 2019) sintetizza efficacemente, con l’aiuto di una serie di contributi e di casi esemplificativi, l’origine, lo sviluppo e il significato della progettazione dei servizi, unitamente alla descrizione delle metodologie e degli strumenti tipici del service design. Se non vi siete mai occupati della progettazione dei servizi, ma avete sempre voluto sapere che cos’è, questo libro rappresenta un buon punto di partenza. [Qui il link su Amazon].
Prossimamente
Il confine del futuro di Francesca Rossi (Feltrinelli 2019) è una semplice e concisa guida per entrare nel mondo dell’IA (=Intelligenza Artificiale) pienamente consapevoli delle sfide progettuali ed etiche che ci aspettano già domani. Facili entusiasmi e falsi miti non ci aiutano a comprendere la reale portata della rivoluzione che ci attende. Quali saranno le ripercussioni dell’introduzione dei sistemi di intelligenza artificiale nel mondo del lavoro? Chi programma gli algoritmi che elaborano enormi masse di informazioni relative alla nostra privacy? Come si determina l’etica di un’Arma Letale Automatica? Il futuro è già qui e non è più, diceva Paul Valéry, quello di una volta. [Qui il link su Amazon].
Prima pensare
“Le merci possono essere intese come valori umani rappresi”. Gli oggetti che agiscono come protesi fisiche sono allo stesso tempo protesi intellettuali. Veicolare il potenziale concettuale che sta nel progetto è lo scopo prevalente del discursive design, genere che riunisce le diverse specie che vanno sotto la definizione di critical design, speculative design e design fiction. Bruce e Stephanie Tharp con Discursive design: Critical, Speculative and Alternative Things (The MIT Press 2018), danno vita a un compendio esaustivo per comprendere quelle pratiche del design che vanno al di là del paradigma commerciale. Oltre la forma e la funzione c’è il pensiero. [Qui il link su Amazon].
Animiti
Se vi eccitano i dodici principi dell’animazione, con il libro di Andrea Tagliapietra, La filosofia dei cartoni animati (Bollati Boringhieri 2019) avete l’occasione di scendere nel significato profondo delle opere animate. La rivisitazione dei classici dei cartoons in termini filosofici ci introduce, con nuovi occhi, a quella che è una poderosa costruzione mitologica dei nostri giorni capace di rielaborare e potenziare i miti del passato attraverso le tecnologie di animazione digitale. Una mitologia globale, che si sedimenta su culture quanto mai diverse, e in grado di riproporre il valore educativo del mito, in quanto realtà potenziale, in contrapposizione alla ben più riduttiva “ideologia della realtà”. Necessario, prima della lettura, un rapido ripasso dei termini filosofici di base. [Qui il link su Amazon].
L’infanzia che fu
È un racconto personale, quello di Andrea Rauch, che con Il racconto dell’illustrazione (La Casa Usher 2019) ci conduce attraverso la storia di una serie di celebri illustratori e dei personaggi cui diedero corpo, nel periodo compreso tra la metà dell’Ottocento e la fine del Novecento. Un percorso che riporta all’attenzione dei lettori quei personaggi che animarono un immaginario che fu. Personaggi ormai sperduti, come Pierino Porcospino, il signor Bonaventura, Ciuffettino o Gian Burrasca e che risultano del tutto alieni ai bambini di oggi. Lo stesso, celeberrimo, Pinocchio è colonizzato, nella nostra immaginazione, dalla versione disneyana a tutto discapito di quelle fedeli interpretazioni d’autore realizzate da Carlo Chiostri, Attilio Mussino o dal più recente Roberto Innocenti. Per chi non vuol perdere del tutto la memoria. [Qui il link su Amazon].
Menzogne figurate
I grafici possono mentire. Possono mentire perché utilizzano dati insufficienti, perché li visualizzano in maniera scorretta, perché la statistica è interpretazione (fin dai tempi di Mark Twain e di Mentire con le statistiche di Durrell Huff). Possiamo definire dunque il nuovo libro di Alberto Cairo, How Charts Lie (Norton 2019) come un vero e proprio manuale di autodifesa per comprendere come e quando giornalisti, lobbisti e politici usano in modo improprio la visualizzazione dei dati per manipolare le opinioni a proprio vantaggio. E naturalmente rappresenta un prezioso vademecum del progetto consapevole per qualunque designer dell’informazione. [Qui il link su Amazon].
Buona lettura.