Giovanni Allegri
1 min readNov 18, 2016

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voglio un paese di persone che attivamente si impegnano nel miglioramento delle cose tramite la tecnologia

Mi occupo di IT per lavoro e sono anche programmatore, appassionato di informatica e di tecnologie. Consapevole degli strumenti di cui possiamo disporre, ho spesso la sensazione che si riponga fin troppa fiducia nel binomio partecipazione/tecnologia, quasi scivolando in un attivismo hitech, in una visione positivista dove lo strumento finisce per essere l’oggetto su cui si concentra lo sforzo. Non è una critica a quanto scrivi Matteo, perché anzi sottolinei come tutto debba partire da un senso civico e da una capacità di dare vita a processi partecipativi e di governance. Tuttavia anche tu, alla fine, sottolinei come tutto debba coinvolgere, quasi necessariamente, tecnologie e dati. Ne siamo certi che sia sempre utile e necessario? Ho l’impressione che, mettendo sempre l’accento sugli strumenti, si finisca per dare più rilievo a questi che non al contenuto e al processo. Sembra quasi che senza tecnologie, senza sensori, senza IoT una città e i suoi cittadini non possano essere “smart". Forse, come si dice in molti contesti, è bene puntare ad avere delle “città sagge”, ponendo così l’accento sulla loro umanità e su una capacità partecipativa intelligente e propositiva, poi ci potremmo occupare di renderle anche tecnologicamente smart.

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Giovanni Allegri

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