Tutti proviamo svariate emozioni durante la navigazione. Se positive si trasformano in motivazione, premiando l’utente e l’azienda, se negative diventano bloccanti o disattivanti, facendo perdere tutti.
Incanalare e gestire queste emozioni è soprattutto compito dei testi nell’interfaccia. Mai come oggi si sta creando una coscienza comune sull’importanza di avere un tono di voce adeguato e una maggiore attenzione sui testi: microcopy, call-to-action, feedback, ecc…
Le aziende e le agenzie si stanno rendendo conto che la forma testuale che accompagna l’interazione (definita nell’UX Writing) non può più essere trascurata. …
Corrispondono a quelle situazioni in cui ci sembra che le nostre scelte siano dettate dalla logica e dall’obiettività ma in realtà sono influenzate da pregiudizi e fattori inconsci.
Il bias cognitivo (o errore di ragionamento) si presenta quando interpretiamo ed elaboriamo le informazioni non in maniera logica e distaccata. Spesso questi bias sono il risultato del nostro tentativo di ottenere una semplificazione forzata, passando inconsciamente per scorciatoie mentali, su un ragionamento che invece richiederebbe spesso una sana complicanza.
Tra i bias cognitivi più evidenti c’è l’apofenia (dare un significato ad eventi casuali, vedi i miracoli), l’effetto placebo (influenzare l’avverarsi di…
Scegliere come comporre un set di icone ottimizzato non è affatto un lavoro semplice come può sembrare. Per poterlo fare è necessario conoscere la natura delle icone, gli obiettivi, le peculiarità e valutare di volta in volta lo sforzo cognitivo dell’utente.
Le icone hanno un fortissimo potenziale comunicativo, fin da quelle sacre del V secolo. Con pochi segni possono portare alla mente un concetto in una frazione di secondo e possono definire l’alfabeto stilistico di un’interfaccia.
Questa doppia funzione, di usabilità ed estetica, rappresenta la difficoltà maggiore per i designer nel trovare il giusto bilanciamento durante la scelta, o la…
Nessuna formula magica, ma dei semplici calcoli logici per aiutare freelance — freschi e stagionati — a trovare la propria tariffa oraria di base.
Il tema di quanto chiedere al cliente è dibattuto e molto soggettivo. Qualunque articolo sull’argomento, qualunque cifra venga suggerita, è commentato con MAIUSCOLE e tanti !!!1!!1!!. Di conseguenza metto mani (braccia e altre parti del corpo) avanti nello specificare che i calcoli fatti sono da considerarsi ad uso esemplificativo.
Con questo articolo voglio soprattutto cercare, prima dei numeri, di analizzare i punti principali che servono ad un freelance per calcolare la propria tariffa, al netto di…
Il tema della quantificazione del proprio costo da parte di un professionista, freelance o dipendente in questo caso poco cambia, è complesso, spesso soggettivo e già molto discusso.
Quando si cerca di stimale il prezzo per una prestazione è fondamentale partire prima di tutto da quello che puoi dare in termini di: qualità, velocità, specializzazione, unicità, vantaggi per il cliente, crescita e pubblicità.
Questi 7 parametri definiscono il valore del lavoro di una persona per un cliente, che non per forza deve corrispondere al tempo (quindi al costo) impiegato per svolgere l’attività:
Ovvero come mi sono convinto, e cercherò di fare lo stesso con te, ad abbandonare (quasi) definitivamente Photoshop per passare ad XD.
Ho sempre avuto difficoltà a fidarmi di strumenti troppo “giovani”. L’investimento di tempo per riuscire a maneggiarli professionalmente e con la stessa agilità di altri programmi mi ha spesso bloccato in partenza.
Nei miei 15 anni di attività, cioè tra università e lavoro, sono sempre stato accompagnato da due certezze: Photoshop come software principale e Aruba per i servizi web, azienda della quale sono orgogliosamente consulente di UX/UI.
Da diversi mesi ho perso la prima di queste certezze…
La libertà di scelta è sempre stato un punto di forza e di orgoglio dell’economia occidentale, libertà che secondo Karl Marx veniva in realtà “imposta” entro certi schemi e quindi da considerarsi più come semplice permesso. La vediamo tutti i giorni nei negozi e supermercati dove troviamo svariate tipologie dello stesso prodotto, la maggior parte delle volte con differenze minime legate più al marketing che alla reale qualità.
Tutta questa libertà ha di certo enormi vantaggi, sia per i clienti che soprattutto per il mercato, ma anche due effetti negativi da non sottovalutare, come suggerisce lo psicologo Barry Schwartz:
Il testo è sempre stato un fattore fondamentale per comprendere una comunicazione sia pubblicitaria che informativa. A volte l’ancora di salvezza a cui aggrapparsi se l’elemento visivo non possiede una forte immediatezza.
Non è quindi una novità che la progettazione della user experience debba anche essere aiutata da testi più immediati, e spesso più brevi. Sfruttando al massimo l’ormai sempre più bassa soglia di attenzione delle persone.
Una responsabilità e uno sforzo che avrebbero storicamente nel ruolo del copywriter l’unico riferimentoa cui delegare in toto la questione, o al massimo al content strategist che conosce il contenuto e sa come…
“A un computer vecchio l’esperienza non serve a nulla.” (Hasier Agirre)
L’esperienza puramente quantitativa è spesso un fattore dopato per capire il valore di un professionista o di una agenzia. Senz’altro è uno degli aspetti da considerare, ma non può andare a discapito della qualità lavorativa che si dimostra nel periodo più recente.
Tecnologie e stili cambiano troppo in fretta per riuscire a tenere come riferimento attuale esperienze, tesi e progetti di molti anni prima. Soprattutto se già allora, anche per mancanza di esperienza “qualitativa”, non rappresentavano il meglio che potevamo dimostrare.
Chi analizza il nostro portfolio, per capire se…