Design vs Feedback

Giovanni Ghirardi
4 min readApr 12, 2018

Il lavoro più faticoso per un designer è sempre stato il dover giustificare le proprie scelte, nate dall’esperienza e dall’oggettività, a persone che esprimono una loro visione soggettiva. Siamo diretti, fuori i nomi. Account, project manager, CEO o anche solo referenti di progetto che in mancanza di termini e conoscenze oggettive sulla progettazione creativa, non possono far altro che aggrapparsi alla propria soggettività: “Mi sembra troppo giallo”, “Non è chiaro, fallo più grande”.

Una valutazione soggettiva che molto assomiglia alle opinioni sull’arte, dove molti si limitano a dire “questo non lo capisco, non mi piace”. Passando poi con le braccia incrociate all’opera successiva, o prototipo nel nostro caso.

È proprio la differenza, mai del tutto compresa, tra design ed arte che ci impone di posare un primo mattone in questa necessaria ricostruzione culturale:

Il designer, nonostante abbia gusto estetico, non è un artista.

È proprio la progettazione del designer che ha tutt’altro obiettivo rispetto all’azione artistica. Chi si pone nel ruolo di valutare il lavoro di un designer, senza magari avere conoscenze teoriche e tecniche a riguardo, deve tenere sempre a mente che non sta valutando il progetto di un artista. Non deve farsi ingannare solo dal primo impatto emozionale, ma piuttosto concentrarsi su quello razionale. John Maeda, insegnante di Media Arts Sciences al MIT, scrive a tal proposito che “mentre alla pura arte basta meravigliare, al puro design serve chiarire”.

Prima di ragionare su oggettività e soggettività è necessario fare un passo indietro, analizzando i due raggruppamenti classici da cui tutto ha origine: design e arte.

Qual è la differenza tra designer e artista?

Bruno Munari ci aiuta in maniera molto chiara a capire la differenza tra i due ruoli quando dice che “l’artista ha idee soggettive e lavora secondo il proprio gusto per sé stesso e per una élite, il designer è oggettivo, razionale e logico, lavora in un gruppo per l’intera società e per migliorare la produzione in senso sia estetico che pratico.”

Questa definizione aggiunge un primo tassello all’equazione che sta alla base della valutazione, spesso superficiale, citata all’inizio:

arte = soggettività

design = oggettività

Ma arrivati a questo punto sembra tutto fin troppo facile. Ciò che è usabile è oggettivo e quindi facilmente valutabile. Ma come la mettiamo sull’oggettività delle scelte estetiche e creative?

Anche sulla definizione di creatività, legata al design, Munari ci viene in aiuto scrivendo che “l’artista opera con la fantasia mentre il designer utilizza la creatività. La fantasia è una facoltà che permette di inventare immagini mentali diverse dalla realtà che possono essere anche irrealizzabili praticamente. La creatività, invece, è una facoltà dove fantasia e ragione sono collegate, perciò il risultato può essere realizzato praticamente.”

Quindi anche la creatività dello stile estetico fa parte, per un designer, di scelte oggettive progettate per scopi di razionalità e ragionevolezza. Completando indegnamente il pensiero di Marshall McLuhan possiamo dire che “l’arte è qualcosa con cui si può sempre farla franca”, il design no.

All’equazione vanno dunque aggiunti altri fattori:

arte = fantasia = soggettività

design = creatività = oggettività

Essere un valutatore (termine orribile, mi rendo conto, ma feedbacker è peggio) che aiuta il designer con la sua analisi oggettiva è nettamente più complesso che esserlo in modo soggettivo. Servirà avere conoscenze, competenze e statistiche — al pari del designer che in più metterà la creatività. Ma soprattutto tempo e mente fredda per poter dare un feedback puntale e utile, al fine di migliorare la qualità del progetto.

Sia ben chiaro che questa analisi non vuole banalmente puntare il dito contro tutti i valutatori, ma piuttosto esaminare e definire dei punti di lettura, tali che chiunque possa approcciarsi alla valutazione di un progetto di design in modo più consapevole.

In tutto questo, il designer cosa può fare per essere inattaccabile?

Chi progetta un prodotto dovrebbe, allo stesso modo del valutatore, stare alla larga il più possibile dalla propria soggettività. In modo tale da non usarla come arma — scarica, come abbiamo visto — di giustificazione del proprio lavoro.

Il designer dovrebbe progettare tenendo ben presenti tre aspetti fondamentali analizzati in precedenza: creatività, usabilità e oggettività.

• La creatività è soprattutto legata all’aspetto emozionale e di sorpresa, “dove fantasia e ragione sono collegate” dice Munari. Nella pratica può essere sia l’aspetto estetico, anche l’occhio vuole la sua parte, sia l’aspetto innovativo in relazione all’uso.

• L’usabilità rappresenta il grado di efficienza, efficacia e soddisfazione con cui l’utente si relaziona al prodotto. Quest’ultimo quindi può avere un alto grado di usabilità, ma senza per questo garantire necessariamente un’esperienza piacevole.

• L’oggettività si basa sia sul rapporto tra prodotto e i vincoli culturali e semantici della società (Donald Norman li approfondisce definendoli come “indizi potenti, che limitano l’insieme delle azioni”) sia sull’analisi statistica del comportamento degli utenti.

Questi tre ingredienti fondamentali devono essere dosati con estrema attenzione, stando attenti a non esagerare con uno rispetto agli altri. Se il prodotto è troppo creativo rischia di perdere con il tempo l’eccitazione iniziale, se è soprattutto usabile rischia di essere noioso e se è troppo oggettivo rischia di avere poca personalità.

In conclusione, caro designer rendi inattaccabili le tue proposte imparando anche a giustificare ogni scelta non con la rabbia incompresa del “ma questi cosa ne capiscono”. Caro Woody Feedbacker impara ad essere meno impulsivo ed a giustificare oggettivamente ogni tua valutazione.

Il risultato sarà migliorarsi a vicenda e soprattutto ottenere un prodotto di maggiore qualità.

Giovanni Ghirardi

Mi occupo di interaction design ed usabilità, attualmente con base a Roma, per diverse agenzie digitali in Italia e all’estero. Le attività che svolgo vanno dalla progettazione di prodotti digitali alla pura consulenza su come ottimizzare l’esperienza utente in un sito web o un’app.

Portfolio e contatti su www.giovannighirardi.it

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