PREZZI DEL GAS AI LIVELLI DI SETTEMBRE 2021. MA IL PRICE CAP C’ENTRA POCO

Alberto Clò, direttore di Rivista Energia, chiarisce ancora una volta l’ovvio, che qualcuno fa finta di ignorare.

Giubbe Rosse - Ultim'ora
3 min readFeb 2, 2023

Alberto Clò, Il Foglio, 1/02/2023

Il mercato del gas europeo sta superando alla grande la prova dell’inverno con prezzi tornati ai livelli del settembre 2021, quando si avviò la grande crisi energetica per la sua scarsità sul mercato internazionale. Sulla piattaforma italiana Psv i prezzi sono crollati dell’80 per cento dal massimo di 316 euro/MWh del 26 agosto 2022 ai 62 euro/MWh del 26 gennaio 2023. Domani Arera, il regolatore del mercato, dovrebbe annunciare un calo dei prezzi tutelati del gas stimabile nell’ordine del 35 per cento, con benefici effetti sull’inflazione e sulle tasche delle famiglie. Il mercato ha (almeno sinora) superato la crisi grazie al sensibile calo della domanda che ha consentito di fronteggiare un drastico calo delle importazioni dalla Russia. In Italia da ottobre (inizio stagione invernale) a oggi è crollata del 32 per cento (specie nell’industria con un -70 per cento) mentre le forniture dalla Russia si sono ridotte nello stesso periodo di oltre l’80 per cento. La minor domanda ha attenuato la necessità del ricorso alle scorte che a livello europeo ammontano ancora al 77 per cento della capacità, con la stima che all’uscita dall’inverno possano risultare di gran lunga superiori al 33 per cento osservato nell’ultimo quinquennio. Vi saranno, di conseguenza, minori preoccupazioni per rimpinguarle per il prossimo inverno. Tutto questo se non sconteremo un maggior freddo nelle prossime settimane o non escludibili problemi nelle altre linee di approvvigionamento.

La positiva dinamica del mercato del metano è interamente riconducibile ai fondamentali del mercato, mentre nullo è stato l’impatto delle politiche europee, a iniziare dal fantomatico e dimenticato price cap, che avrebbe peggiorato e non migliorato la situazione. Ed è proprio dal mercato che sorge la maggior preoccupazione: la possibilità che riprenda la domanda di gas della Cina che nel 2022 è stata anormalmente contenuta per la bassa crescita e la politica zero-Covid che il governo va peraltro attenuando. Le più recenti previsioni dicono che nel 2023 la domanda cinese di metano potrebbe crescere del 6 per cento a circa 390 miliardi di metri cubi (rispetto ai 172 di un decennio prima) con conseguente maggior richiesta sul mercato internazionale, specie del gas naturale liquefatto. Una richiesta che si porrebbe in diretta competizione con quella dell’Europa, che registra una domanda di metano di poco superiore a quella cinese. Una competizione che potrebbe costarci molto caro se vogliamo liberarci completamente dal giogo della Russia.

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