La scuola migliore del mondo

Giulio Xhaet
5 min readFeb 8, 2020

--

Sapete dove si trova il sistema scolastico migliore al mondo?

In Finlandia.

Riconosciuti negli anni da competizioni internazionali quali il PISA [1], le scuole finlandesi sono famose per aver ribaltato il concetto di “materia”.
Mentre in gran parte delle nazioni a scuola impariamo per compartimenti stagni, l’approccio finlandese è fortemente interdisciplinare.
Allo studio di materie tradizionali come matematica, storia e lingue si affianca lo studio per progetti utili a sviluppare nel concreto delle “competenze”.

In un documentario del 2017, la BBC ha svelato come funziona il loro modello, entrando nelle classi della Comprehensive School di Hauho, equivalente a una scuola media italiana.

I ragazzi vengono ripresi mentre affrontano la storia di Pompei e l’eruzione del Vesuvio. A un certo punto, muovendosi per associazioni, si ritrovano a paragonare le terme romane con le spa moderne e il Colosseo con gli stadi. A fine giornata i ragazzi producono un modello solido del Colosseo, con una stampante 3D. La materia di storia viene così contaminata da nozioni di tecnologia, tecniche di ricerca, comunicazione e sostenibilità ambientale.

Dal 2016 ogni scuola finlandese deve garantire un “approccio collaborativo”, il che significa che gli studenti devono scegliere un argomento di loro interesse e impostare intorno a esso un’attività progettuale. Non è finita: è fortemente consigliata la ricerca e il coinvolgimento di persone dall’esterno, quali esperti o professionisti di aziende o musei, responsabili di associazioni o enti no profit.

Insomma: si parte da ciò che appassiona, e da lì si “smanetta” con i saperi e si sviluppano le proprie reti di contatto collaborando per la riuscita del progetto.
Lo stesso concetto di classe è superato: si lavora in gruppi e sottogruppi di apprendimento dove uno studente può attingere a ciò di cui ha più bisogno: una ricerca, un approfondimento, un recupero. Non passando tutte le giornate in un’unica classe sullo stesso banco si apprendono rapidamente capacità di relazione e un’attitudine all’inclusione.

Gli spazi di coworking e la filosofia dello smart working propongono la stessa ricetta: lavoro agile delocalizzato, guidato dagli obiettivi più che dagli orari.

Eppure, la fantomatica social collaboration, che stenta a decollare nelle grandi aziende del mondo, fiorisce con naturalezza da molti anni tra i banchi di ragazzini finlandesi. Lasciatemelo dire: fenomenale.

Kirsti Lonka, docente di psicologia educativa all’università di Helsinki, lo chiama “apprendimento basato sui fenomeni”, e lo reputa necessario per fornire agli studenti capacità per capire e affrontare il ventunesimo secolo.

In questo modo i ragazzi diventano cacciatori di connessioni: imparano a rilevarle, a leggerle e interpretarle.
Si parte da vicende del passato remoto (l’estinzione dei dinosauri) o recente (la Seconda Guerra Mondiale) e si cercano connessioni con il futuro. E viceversa. Si inseguono ponti tra le materie, si ripercorre la storia dell’immigrazione partendo dai flussi nelle epoche passate, e ci si interroga su analogie e differenze col fenomeno migratorio odierno.
Si nutre rispetto per il passato ma non si ha paura di affrontare l’attualità; per questo la lezione sull’immigrazione diventa il pretesto per introdurre altre tematiche terribilmente attuali: le fake news, l’odio in rete, arrivando al cyberbullismo.
Non si attende l’ultimo anno per intravedere protagonisti, storie e teorie recenti dopo aver analizzato in dettaglio lo studio di popoli e accadimenti remoti (un classico dell’istruzione mediterranea). Facilmente, una lezione del genere può terminare sull’installazione di un programma antivirus o spiegando come collegare un computer alla stampante.

Oltre che i contenuti, la contaminazione tocca gli strumenti di studio. I libri, ottimi per introdurre un argomento e approfondirlo, vengono #contaminati da smartphone e tablet se si devono effettuare ricerche, scoprire notizie recenti, andare a caccia di link per completare un argomento e osservarlo da molteplici prospettive.

Secondo Marco Braghero il modello finlandese per l’Italia non dovrebbe essere visto come una novità:

“Nuova per noi potrebbe essere un ossimoro, perché riprende molti elementi di Montessori, di Don Bosco, di Paolo Freire, dove qui si trova un’ottima realizzazione, una sintesi particolare e in molti casi un arricchimento”.

Al di là di echi e somiglianze, un sistema educativo simile è frutto della cultura del suo popolo.
I finlandesi, come gran parte dei nordici, sono noti per la loro semplicità (che molti mediterranei scambiano per ingenuità), celebrano l’indipendenza (i ragazzi sotto i vent’anni sono spinti dalla famiglia a uscire di casa), l’autorealizzazione (tornando allo studio: non sono previsti compiti a casa, e si dà più importanza alla fiducia che alle verifiche, addirittura fino ai 13 anni non ci sono voti). Similmente agli statunitensi, sono fortemente pragmatici (non si venera il sapere fine a sé stesso, si cerca di metterlo in pratica il prima possibile).

La scuola finlandese esprime quindi al massimo l’interdisciplinarietà, rivelando una “contaminazione multistrato”:

· lo studio di una singola materia (nozioni di base, comprensione e approfondimento) si contamina su altre discipline (approccio orizzontale, a caccia di connessioni);

· gli spazi di apprendimento sono fluidi;

· gruppi di lavoro aperti guidati da docenti che collaborano con esperti scelti dall’esterno;

· la didattica (il sapere) che si riversa su progetti (il saper fare);

· il passato, anche remoto, che viene collegato al presente e al futuro prossimo;

· le tecnologie di studio tradizionali (libri) si intrecciano alle tecnologie digitali (schermi).

Se desiderate approfondire i luoghi ad alta contaminazione, potete addentrarvi nel mio ultimo libro: #Contaminati — Connessioni tra discipline, saperi e culture.

La prossima puntata qui su Medium sarà dedicata alla LIS — London Interdisciplinary School, vera novità del panorama didattico anglosassone.

[1] Program for International Student Assessment, è uno studio condotto ogni tre anni dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che rileva le competenze degli studenti quindicenni. Per dovere di cronaca, va detto che nell’ultima edizione i finlandesi non sono arrivati primi, ma l’impatto innovativo del loro metodo di studio è tuttora confermato come guida per le altre nazioni.

--

--

Giulio Xhaet

Digital Culture Advisor & Trainer. Partner Newton Spa. Author of 5 book, included #Contaminati and Digital Skills. Musician, sometimes.