Sandro Stefanelli
4 min readJan 19, 2019

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Le 10 leggi del disegno brutto

Sostiene Alessandro Bonaccorsi, nel libro La Via del Disegno brutto (Terre di mezzo) che nessuno dovrebbe mai rinunciare a disegnare. Recita il sottotitolo: Riprenditi la libertà di disegnare e non smettere più. Così ha sviluppato un metodo. Che non ci rende tutti Picasso. Ci spinge solo a tracciare una via e a seguirla.

Gli strumenti:

  • carta per disegnare,
  • Post-it,
  • una penna nera a inchiostro gel,
  • una matita (3B o 4B),
  • un pennarello grande nero
  • pennarelli a punta grande colorati, come quelli che usano i bambini.
  • Servono anche sassi (preferibilmente non bianchi, di grandezza media, su cui poter disegnare),
  • qualche foglia
  • un pennarello a base acrilica (bianco o rosso).
  • Meglio preparare un taccuino per prendere appunti e fare altri disegni brutti.

Le 10 leggi del Disegno Brutto: bisogna attenersi scrupolosamente durante il percorso. E occorre ritornarvi ogni volta che si viene assaliti da un dubbio.

«Il punto è già un disegno: è l’origine di una vita, di un mondo, di un tutto», avverte Alessandro Bonaccorsi. «È inizio e fine, tutto può diventare e tutto già contiene. …

Adesso che hai disegnato il punto potresti prendere quel foglio, metterlo in una cornice e appenderlo al muro». In realtà, meglio procedere e disegnare righe: prima parallele, poi che si incrocino, che inseguano dei punti o che li circondino, che li facciano oscillare come pendoli.

Spiega Bonaccorsi ne La Via al Disegno brutto, «non devi riconoscerci niente quindi non disegnare figure (è molto importante!). Questo disegno potrebbe assomigliare allo scarabocchio, ma è più complesso. Lo chiameremo disegno automatico».

Prima di qualsiasi figura Bonaccorsi invita a disegnare i simboli, come gli uomini fanno da sempre. Suggerisce anche di disegnare figure non più alte di 5 cm: bisogna vedere le cose da lontano, senza avvicinarsi troppo. Poi si passa ai semi delle carte, ai simboli delle etichette dei vestiti, ai simboli sui tasti del telecomando, quelli che vedi in strada. Quasi subito ne verranno in mente molti altri: tutti da disegnare.

Cogliendo i tratti essenziali, spiega Bonaccorsi, non si disegna più una cosa per come appare, ma per come è. Non più un cervo, ma Il Cervo. Per disegnare qualcosa in modo che le altre persone capiscano che cosa sia, non occorre preoccuparsi troppo del realismo: non bisogna disegnare bene, ma in modo efficace, credibile ed essenziale.

Suggerisce La Via del Disegno brutto: «Prova a “modellare” un paesaggio costruendolo attraverso dei segni astratti (linee, graffi, punti, piccoli scarabocchi, macchie ecc.). Devi procedere da un centro e man mano espandere il disegno senza sapere esattamente come potrà venire. … Non tracciare contorni, orizzonti o altre cose che possano fare da punto di riferimento».

Le cose fondamentali da sapere sul corpo umano: «Non abbiamo la testa tonda, ma oblunga. E le braccia a riposo stanno lungo il corpo. Le gambe, quando siamo fermi in piedi, sono perpendicolari al terreno».

Ci sono vari modi di disegnare gli elementi di una faccia stilizzata. Secondo La Via del Disegno brutto, ognuno deve trovare il suo, ricordandosi che, sin dalla nascita il nostro sistema visivo è programmato per riconoscere facce umane: «Per questo crediamo di vederle poi dappertutto (nelle nuvole, nelle macchie d’umido, nelle architetture e così via)».

Fonte: corriere.it

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