Illustrazione di Daniel Liévano per la prima parte dell’episodio «Somos millonarios» di Radio Ambulante.

5 podcast che vale la pena ascoltare

Storia di come ho iniziato ad ascoltare dei podcast e ne sono diventato dipendente.

Alberto Riva
6 min readOct 7, 2020

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Ho iniziato ad ascoltare podcast nel 2017 perché quasi contemporaneamente sono successe due cose:

  1. un qualche giornale autorevole — che ovviamente non ricordo — ha scritto che ascoltare podcast era la nuova moda del momento;
  2. Donata Columbro ha scritto due volte in poco tempo che stava ascoltando un podcast.

Siccome sia il giornale che non ricordo, sia Donata Columbro per me sono autorevoli ho deciso che era il momento.

Ho passato del tempo a studiare varie app e software per farlo da smartphone e da PC, ma alla fine ha vinto lo smartphone e ha vinto Podcast Addict sviluppata Xavier Guillemane. Il primo impatto non è semplicissimo, ma dopo averci preso la mano diventa molto semplice configurare nel dettaglio tutto quello che serve — tra le altre cose puoi mettere delle priorità ai podcast e far scaricare e mettere in playlist per primi i podcast che vuoi ascoltare per primi, puoi scaricare in locale quello che vuoi e farlo cancellare automaticamente dopo l’ascolto, puoi modificare la velocità di ascolto per ogni singolo podcast, ecc.

Dal 2017 ad oggi mi sono ammalato di podcastite, è l’equivalente del binge watching per le serie TV, ho imparato a riconoscere i generi, ho sviluppato dei gusti, ho iniziato a parlarne a sproposito con amici e amiche che non hanno idea di che cosa io stia dicendo e del perché io sia così appassionato.

Li ascolto ogni volta che faccio da solo delle cose che me lo consentono, tra le altre: lavare i piatti — si è rotta la lavastoviglie all’inizio del lockdown — , tagliare il prato, guidare, pulire casa, viaggiare in treno, stendere il bucato. Mi è capitato anche di mettermi ad ascoltarli di proposito, come unica occupazione, sul divano o a letto.

L’ordine è pseudo-casuale.

1. Radio ambulante

Parto dalla fine: ho appena fatto la seconda donazione in due anni per sostenerlo. Piccola donazione, ma come dicono loro: «Farà tutta la differenza». Radio ambulante racconta le storie dell’America Latina, ce ne sono di tutti i tipi: storie d’amore, storie di sport, storie di magia, storie incredibili e storie di realtà terribili. È un podcast narrativo, quasi ogni episodio è autoconclusivo, è realizzato da un gruppo di giornalisti e giornaliste sparsi per tutta l’America Latina. Raccontano che quando hanno iniziato gli investitori non credevano nel progetto perché secondo loro agli argentini interessano le storie dell’Argentina, ai messicani del Messico, ai portoricani di Porto Rico e così via. Hanno dimostrato che non è così e, per me che conoscevo poco più che i pregiudizi sull’America Latina, è stata una scuola. Sicuramente la lingua spagnola contribuisce a creare opportunità di mobilità e intercomprensione tra popoli che hanno storie diverse, ma non così lontane.

Quest’anno è nato El Hilo, un podcast con uno stile narrativo molto simile a Radio Ambulante, ma che racconta storie di attualità. Buona parte delle persone sono le stesse tra le due redazioni e i risultati sono molto positivi.

Sempre in ambito America Latina, ma molto diverso come stile e altrettanto ben realizzato è Las Raras, di Catalina May e Martin Cruz. Raccontano «storie di libertà»: storie di persone che con le loro azioni e decisioni sfidano le norme, si ribellano di fronte allo status quo. I temi vanno dal femminismo, all’ambiente, e poi arte, educazione, amore, famiglia, maternità, migrazione, diritti umani, e altro. Ogni episodio è un documentario fatto di interviste e, come dicono loro, di «paesaggi sonori».

I tre podcast sono in spagnolo.

2. Il podcast di Alessandro Barbero

È nato come «Alessandro Barbero al Festival della Mente» ed è pubblicato senza scopo di lucro da Fabrizio Mele. Ha raccontato che ha iniziato a pubblicarlo perché serviva a lui avere le conferenze da ascoltare in auto o in metro, poi la cosa è esplosa e adesso ci sono migliaia di persone che ascoltano «la storia come non l’avete mai sentita».

Non c’è un sito ufficiale, ma forse non serve nemmeno, basta iscriversi e ricevere i nuovi episodi ogni domenica. È presente su Twitter, Facebook e Instagram.

Barbero è professore di storia medievale all’Università del Piemonte Orientale e, oltre al suo lavoro accademico, ha una dote per la divulgazione e la narrazione che ti fanno rimanere ad ascoltare vicende di cui spesso a scuola non apprezzavo fino in fondo il valore o le sfumature. Mi sono ritrovato più di una volta a ridere da solo in casa mentre lavavo i piatti mentre lui raccontava dei Savoia durante le guerre di indipendenza.

Il Post lo dice meglio di come potrei scriverlo io:

La maggior parte delle lezioni assomiglia più a uno spettacolo teatrale che a una lezione universitaria: i personaggi sono descritti in maniera tridimensionale, anche quelli secondari, il filone principale ha un inizio e una fine ben definiti, e ci sono colpi di scena, battute e passaggi che fanno tenere il fiato sospeso.

3. Veleno

È stato il primo che ho ascoltato e che mi ha fatto capire che il podcast poteva anche essere un genere a sé e non solo un feed di puntate di programmi radiofonici. Veleno è stato realizzato da Pablo Trincia e Alessia Rafanelli.

Racconta una storia di fine anni Novanta, quando in provincia di Modena, sedici bambini tra i comuni di Massa Finalese e Mirandola furono allontanati per sempre dalle loro famiglie, accusate di far parte di una setta di satanisti pedofili. È una storia che avevo seguito molto distrattamente dai telegiornali, andavo a scuola e abitavo dai miei genitori e, ai tempi, era finita in quella parte delle «notizie di cronaca» che ascoltavo con mezzo orecchio e di cui mi dimenticavo il giorno dopo.

È un bel podcast perché non capita spesso di ascoltare un podcast narrativo con una storia di giornalismo di inchiesta in italiano. È un podcast terribile perché racconta una storia terribile.

4. Bodies

Anche qui ci sono arrivato tramite dei tweet: uno che parlava del libro che sto leggendo ora e una risposta che mi ha fatto scoprire il podcast. Bodies è realizzato da Allison Behringer, ogni episodio è il percorso di una persona — donne o di generi marginalizzati — per risolvere un mistero medico o sanitario legato al proprio corpo. È un podcast che abbraccia temi legati alla salute, al razzismo, al sessismo e al capitalismo. Alcune storie sono strazianti e mi hanno fatto riflettere su cose di cui non sospettavo nemmeno lontanamente l’esistenza.

5. Entiende tu mente

Ci sono arrivato tramite l’app Podcast Addict, continuava a dirmi che era un podcast di tendenza, era nella categoria «self-help», parla di psicologia, il sottotitolo è «Veinte minutos para entenderte mejor». Confesso che era una di quelle cose che mi sembrava un po’ «ti dico io che cosa fare per risolvere tutti i tuoi problemi» e io con un po’ di presunzione pensavo proprio di non averne bisogno e, tanto meno, di farmi dare dei consigli da dei podcaster.

Alla fine Entiende tu mente è diventato un appuntamento fisso e, anche se da quest’anno si sono spostati in esclusiva su Spotify, ho continuato a seguirli. Ci sono tre personaggi: Molo Cebrián che ha studiato comunicazione audiovisuale e psicologia, Monica Gonzalez, life coach, e Luis Muiño, psicologo e divulgatore. Ogni settimana affrontano un tema diverso, inizialmente decidevano loro, poi la comunità di chi ascolta è cresciuta sempre di più e hanno iniziato a scegliere i temi in base alle richieste che spesso arrivano tramite messaggi vocali.

Quasi ad ogni episodio ho pensato a qualche cosa che ho vissuto o a qualche persona che avrebbe potuto avere bisogno di ascoltare quelle cose. Capita che ci siano delle cose che ci succedono e che non riusciamo a identificare finché non ce le spiegano. In altri casi ci sono cose che conosciamo bene e spesso è utile avere un consiglio su come affrontarle o guardarle da un altro punto di vista.

Ho barato, ho scritto di più di cinque podcast e ce ne sono ancora almeno altrettanti che mi sentirei di consigliare. Arriveranno, prima o poi. Forse.

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