UX for UI Designers

Matteo Gratton
5 min readJun 5, 2015

piccole esperienze di stage

Cominciate con il fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. Ed all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile.

- San Francesco d’Assisi

Sono sicuro che tutti voi, volenti o nolenti, abbiate avuto qualche problema all’inizio della vostra carriera di UI Designer nel momento in cui vi è stato richiesto di pensare anche come UXers.

Cosa vuol dire questa cosa? Come poter ragionare in questo modo?

Toglietevi subito dalla testa una cosa (e ci ho messo un bel po’ a capirlo): non potete farlo da soli.

Vi verrà chiesto di immaginare il design di un’applicazione o di parte di essa e di farlo da soli, ma come potreste fare? Il design è un processo, ha bisogno del suo spazio, del suo studio, del suo tempo e soprattutto della sua condivisione. Non esiste alcun buon design pensato davvero con riferimento alla UX che possa essere generato totalmente da una singola persona. Il motivo è semplice e presto detto: dopo pochissimo tempo ci si focalizza su un’idea (la propria) e scardinarla diventa ogni istante più complicato.

Per questo motivo, mi ripeto, non fate da soli!

Un interfaccia disegnata come UXers è possibile

Ma pensare ad un’interfaccia con riferimento alla UX cosa può voler dire? Il web è ricchissimo di articoli molto interessanti sulla differenza tra UI, UX, IxD e migliaia di sigle nelle quali ormai mi sono perso, ma in definitiva vuol dire cercare di focalizzare il lavoro sulle cose di cui davvero un utente potrà aver bisogno, al massimo su quelle di cui potrebbe avere bisogno e lasciar perdere quelle di cui non avrà ragionevolmente mai bisogno.

Si, i puristi dell’UX mi diranno che non è tutto qui, che ci sono mille mila cose da fare, da ricercare (lavorare con le Personas, con le User Stories, con gli AB Test e chi più ne ha più ne metta) ma stringendo il cerchio il risultato che si vuole ottenere è sempre uno solo: che l’utente voglia usare il nostro prodotto. Per ottenere questo, deve comprendere la nostra interfaccia, le sue funzioni ed infine deve riuscire a trovare risposta alle sue necessità.

Certo, bricioline!

In effetti non è semplice rispondere a queste tre esigenze per una platea di utenti potenzialmente infinita (si, lo so, per ora sono solo 7 miliardi circa…); il trucco sta nel cercare di capire cosa si propone il nostro prodotto, quali sono gli utenti target (e non lavorare per tutti i 7 miliardi…) e cosa sia importante per loro trovare nel nostro prodotto. E qui le cose si riducono notevolmente!

Pensate che mi sono talmente focalizzato sull’idea che un utente voglia sentirsi presente e partecipe che ho inserito in un’interfaccia per una platea di utenti over 85 un profilo: davvero molto utile! Al primo (finalmente) lavoro di revisione in cui sono stato affiancato da diverse persone l’inutilità di questa presenza è emersa in tutta la sua chiarezza: alla domanda “Ma Mario, 85 anni, potrebbe davvero voler vedere il suo faccione rotondo in continuazione qualunque cosa stia facendo sulla nostra interfaccia?” mi sono reso immediatamente conto della sua inutilità.e mi sono detto “certo che son proprio stato stupido a non volerlo capire prima!”, ma semplicemente non potevo! Non ero nello stato d’animo di vederlo ed una volta inserito non ero più in grado di discernere quale fosse il motivo reale della sua presenza e quale il suo valore per l’utente.

Sicuramente cercare di definire pochissimi dati prioritariamente presenti e sfrondare tutto quello che di superfluo sia presente nella nostra immaginazione è un esercizio che inizialmente mi ha provocato (e continua tuttora a creare) una serie di problemi, in quanto un software (questo il campo di cui mi occupo) ha sempre miriadi di opzioni e le possbili diverse interazioni sono molteplici. Scrivermi le cose importanti, trovare strade alternative, focalizzare l’attenzione sui punti più importanti e risolvere i problemi di questi tralasciando temporaneamente tutto il resto, però, mi aiuta ad affrontare la scalata della montagna!

Ed in questo il lavoro di gruppo (almeno con il vostro vicino di scrivania!) è insostituibile: solo parlando, discutendo, sentendo un’altra “campana” troverete la strada giusta, quella che alla fine ci farà dire: “è semplicissimo, basta fare così!”

Anche questa è UX, e questo quello che potete fare se non avete un vero team completo alle spalle!

Piccoli aiutini

Io ho deciso di seguire una procedura personale quando devo iniziare a ragionare su qualcosa in questo modo: mi accendo un bel timer (in genere di 30 minuti) e organizzo la mia prima giornata in questo modo:

  • i primi 30 minuti li dedico a capire bene di cosa devo occuparmi
  • i secondi 30 a fare una mia scansione personale di cosa esiste nel mondo (santo Google)
  • un’ora a parlare con tutte le persone con cui riesco a mettermi in contatto possibilmente vis-a-vis discutendo l’argomento da trattare

e sono alla prima pausa caffé!

  • un’ora la dedico a scrivere le idee
  • un’ora la dedico a discuterle con il vicino di scrivania o i vicini se possibile

e sono al pranzo

  • il pomeriggio lo dedico a buttare giù schizzi e idee varie in libertà (almeno 2 ore), a ridiscuterle (almeno 30 minuti) ed a disegnare un mockup di massima davvero con pochi elementi

In una giornata ho un lavoro enorme alle spalle, una notte intera per far sedimentare il tutto e la mattina dopo il lavoro in genere fila liscio come l’olio.

Insomma, parlare, discutere, condividere.

Conclusioni

Semplificate le idee, scrivetele (in parole!), schizzatele e discutetele con chiunque vi capiti a tiro che possa capire ciò di cui state parlando, recuperate quante più informazioni possibili da chi vi sta intorno.

E, soprattutto, disegnate (anche un semplice mockup) solo alla fine di questo processo (che può durare anche pochissimo, mezza mattina, una mattina intera). Il tempo che impiegherete a realizzare qualcosa di valido e la possibilità di andare completamente fuori strada saranno molto inferiori!

Ecco, forse, l’essenza di un lavoro da UI designer in un mondo che ci richiede di essere un UX designer, Visual designer, Creativi, Developer e quant’altro in un’unica, piccola, sola persona, probabilmente junior quanto me!

Grazie a Dario, Giampaolo e Massimo per questa esperienza e per avermi fatto lavorare così “duramente”!

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Matteo Gratton

Agnostic designer, former musicologist, intimately historian. VP Principal Designer @Barclays - Former Sketch, and Midas Consoles.