Uno stivale sta soffocando la democrazia americana

La domanda fondamentale al momento: è possibile la riforma degli Stati Uniti?

Il Corsaro
4 min readJun 3, 2020

Cornel West | Versione originale apparsa il 1/6/2020 su The Guardian. | Trad. it. Marco Marrone

Ci risiamo. Un’altra persona di colore uccisa dalla polizia americana, un’altra ondata di resistenza multirazziale, un altro ciclo di discorsi razzisti sui media privati, un’altra manifestazione di diversità dei leader neoliberali, e un altro contraccolpo bianco in arrivo. Ma questa volta potrebbe esserci una svolta.

L’innegabile barbarismo della morte di George Floyd, le ineluttabili realtà viziose della disuguale miseria del coronavirus, la massiccia disoccupazione ai livelli della “Grande Depressione” e il crollo totale della legittimità della classe politica (di entrambi i partiti) stanno facendo calare il sipario sull’impero americano.

La crescente militarizzazione della società statunitense non può essere separata dalle sue politiche imperialiste (sono 211 i dispiegamenti di forze armate statunitensi in 67 paesi dal 1945). La risposta militaristica all’uccisione di Floyd è stata la storia di una presenza sovradimensionata di forze di polizia, di assalti da parte delle forze dell’ordine nei confronti di proteste pacifiche e di un abuso dell’uso della forza. Ironicamente, il dibattito fuorviante sui manifestanti violenti e non violenti, sulla presenza di infiltrati contro i cittadini locali legittimati a protestare distoglie l’attenzione sulla tensione alimentata dalla massiccia presenza delle forze dell’ordine. Questo è reso ancora più evidente dalla netta differenza con cui la polizia ha risposto ai provocatori di destra che continuano a presentarsi armati fino ai denti dentro e fuori i palazzi governativi del paese.

Ricordo la mia esperienza personale di protesta a Charlottesville, in Virginia, quando la polizia si è fatta da parte, restando ferma e silenziosa mentre venivamo attaccati senza pietà da centinaia di nazisti mascherati e armati con munizioni vere. Senza l’intervento e la protezione degli antifa, molti di noi sarebbero morti. Suor Heather Heyer è morta. Credo che l’aggressione a qualsiasi persona innocente sia sbagliata, ma l’attenzione per le aggressioni dei manifestanti a persone o cose ci distoglie dalla quotidiana uccisione da parte della polizia di centinaia di persone di colore, povere e appartenenti alla classe operaia.

Oscura anche il ruolo dell’apparato repressivo nel preservare un ordine così ingiusto e crudele. Nella nostra profonda preoccupazione per l’omicidio e la brutalità della polizia anti-nera non dobbiamo dimenticarci di sottolineare la regola dei grandi capitali, delle gerarchie di classe e di genere e del militarismo globale.

Le quattro catastrofi di cui ci ha messo in guardia Martin Luther King Jr. — il militarismo (in Asia, Africa e Medio Oriente), la povertà (giunta a livelli record), il materialismo (con dipendenza narcisistica dal denaro, dalla fama e dallo spettacolo) e il razzismo (contro i neri e gli indigeni, i musulmani, gli ebrei e gli immigrati non bianchi) — hanno messo a nudo l’odio organizzato, l’avidità e la corruzione che regna nel Paese. La macchina di morte dell’esercito americano, qui e all’estero, ha perso la sua autorità. L’economia capitalista guidata dal profitto ha perso il suo splendore. E lo sfarzo scintillante della cultura mercificata (compresi i media e l’istruzione) è sempre più spento.

La domanda fondamentale in questo momento è: questo esperimento sociale fallito può essere riformato? Il duopolio politico di un partito repubblicano guidato da Donald Trump, un neofascista in ascesa, e di un affaticato partito democratico neoliberista guidato da Joe Biden — che in nessun modo si equivalgono, anche se entrambi devono fare i conti con Wall Street e il Pentagono — è il sintomo della generale decadenza della classe dirigente americana. La debolezza del movimento operaio e l’attuale difficoltà della sinistra radicale a unirsi attorno a un progetto rivoluzionario nonviolento di condivisione democratica e ridistribuzione del potere, della ricchezza e del rispetto, non sono altro che i segni di una società incapace di rigenerare il meglio del suo passato e del suo presente. Ogni società che si rifiuta di eliminare o attenuare le abitazioni fatiscenti, i sistemi scolastici decrepiti, l’incarcerazione di massa, la disoccupazione e la sottoccupazione di massa, l’inadeguatezza dell’assistenza sanitaria e le sue violazioni dei diritti e delle libertà è indesiderabile e insostenibile.

Eppure, il magnifico coraggio morale e la sensibilità spirituale della risposta multirazziale all’uccisione di George Floyd da parte della polizia, che ora si riversa in una resistenza politica al saccheggio legalizzato dell’avidità di Wall Street, al saccheggio del pianeta e al degrado delle donne e dei popoli LGBTQ+, significa che stiamo ancora combattendo, a prescindere dalle probabilità di vittoria.

Se la democrazia radicale in America dovesse morire, si dica di noi che abbiamo dato il meglio di noi stessi mentre gli stivali del fascismo americano cercavano di schiacciarci il collo.

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