Dietro l’obiettivo
Tibet, 2013. In viaggio con il mini van direzione Everest (per gli amici tibetani Qomolangma) e d’improvviso, dopo chilometri di strada dissestata e nulla assoluto, un piccolo villaggio. Ma molto piccolo. Direi quattro case messe male, molto male. In lontananza un gruppo di bambini gioca, si rincorre. Tra questi lei, parla con gli occhi, non dice nulla (anche perché probabilmente non capirei niente). E a me questo basta. Basta per avere dentro quella sensazione di impotenza, quell’incapacità di poter fare qualcosa, di poter aiutare qualcuno. Quella sensazione che ti prende lo stomaco, lo butta nel trita carne e te lo rimette in mano.
