De-boomerizza i tuoi cari con glaive

The Sad Stork
11 min readNov 13, 2021

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Sono perfettamente consapevole del fatto che, per una consistente parte del pubblico più giovane, potrei essere un boomer ai limiti dell’irrecuperabile. Ho fatto la pace con questa realtà e mi rendo conto che da quando l’ho fatto non sprizzo FOMO da tutti i pori. La risposta a questa domanda è in realtà una stratificazione di risposte, un viaggio che va dal generale al particolare, una forza centripeta che parte da argomenti che ci accomunano in tanti ad altri che accomunano soltanto me e il sottoscritto (cit. da boomer). La prima risposta, e dunque quella più esterna, è che per quanto io appartenga pienamente alla cosiddetta Generazione Z — class of ’99 babyyyyyyyy — allo stesso tempo è anche vero che appartengo ad una generazione nella generazione, un sottogruppo che divide in periodi temporali ancora più stretti i nascituri. Personalmente mi piace definirmi un geriatric GenZ-er in accordo con quella definizione coniata in contesti ben più alti di questo e utilizzata anche in studi sociologici e discussioni culturali che è “geriatric millennial”, ovvero, di fatto, quel gruppo di persone per cui il termine era stato coniato originalmente, i giovani americani che arrivarono a votare per la prima volta nel duello Bush-Gore del 2000, prima che venisse allargato all’intera generazione. Ci sono molti fattori in effetti che distinguono i miei coetanei o le persone un po’ più grandi di me da coloro nati dopo l’ingresso nel ventunesimo secolo. Ad esempio TikTok è nato — con il nome di musical.ly — in Cina nel settembre 2016 quando io avevo già compiuto diciassette anni, quando ormai per molti di noi si avvicinava la fine dell’adolescenza. Non ho un ricordo preciso di quando TikTok è diventato TIKTOK, potrebbero esserci voluti dei mesi, così ad allontanarmi sempre di più da quel mondo, ma ho al contrario ricordi molto precisi di quello che c’era prima di TikTok, e posso nominarvi più di una piattaforma che è nata, cresciuta, esplosa fino all’onnipotenza e poi scomparsa dalla coscienza collettiva prima che il social media con base a Pechino urlasse i suoi primi vagiti. Questo per dire che, semplicemente, TikTok non è per me. Non sono uno di quei critici selvaggi, trovo che molte cose che ci stanno sopra sia una figata, ma qualche giorno fa mi è capitato per la prima volta di vedere una persona fare scrolling estremo per qualche minuto sul suo feed e per quanto ne abbia immediatamente colto l’appeal mi sono reso conto che non sarei fisicamente in grado di sostenerlo.

Insomma, sì, ho probabilmente più in comune con un quindicenne di oggi che con un trentenne, me ne rendo conto, ma comunque tra me e un quindicenne c’è un golfo anche solo per questioni di nascita. Il 2016 è meno diverso dal 2021 di quanto non lo sia il 2008 dal 2016, ma comunque le differenze sono significative, e questo si riflette anche solo nella velocità con cui riusciamo a processare certe cose. E se tutto finisse qui sarebbe anche bello, ma in realtà bisogna scavare di più, perché la realtà è che, e state pure certi che è una consapevolezza che mi accompagna forse anche da prima dell’adolescenza, anche se non in questi termini, probabilmente io sono un boomer anche per dei miei coetanei. Ci sono alcuni tratti che mi rendono incredibilmente vecchio. Sono un boomer ad honorem. Sono incredibilmente meno boomer di quanto non lo fossi a tredici, quattordici ma anche a quindici e sedici anni, assolutamente, non è neanche paragonabile. Quel ragazzino là era praticamente il bambino di Dark che è sia padre che fratello della fidanzata di Jonas, solo che al contrario, essendo stato preso dal passato e portato nel futuro senza che nessuno gli avesse minimamente riferito dell’accaduto. Ma comunque, anche considerando questo glow up tardo adolescenziale, la forza del boomerismo è ancora forte in me. Ho sempre avuto una capacità di fare conversazione con persone molto più anziane di me che nella vita poi mi ha portato a situazioni che per me sono assolutamente normali ma mi rendo conto per molti giovani possano essere abbastanza cringeworthy. Ma sopratutto sono una capra con la tecnologia. Mi va tutto di merda. Sono sinceramente convinto che i computer mi odino, in parte perché certe volte faccio cose estremamente stupide. Tipo l’altro giorno mi è arrivato il nuovo computer e per un giorno intero ho tenuto l’imballaggio che stava dentro senza pormi il dubbio che andasse tolto, nonostante una scritta abbastanza grossa sull’imballaggio stesso affermasse la necessità di toglierla il prima possibile. Ma a parte queste piccole cose, la tecnologia mi odia. Perché pure quando io non faccio nulla di stupido, questa smette di funzionarmi in maniere che accadono solo ed esclusivamente al sottoscritto. Mi fa genuinamente impazzire. Ogni volta che fa i capricci mi rovina la giornata e il mio umore è peggio del meteo in North Carolina. Tanto è cattiva nei miei confronti che mi fa venire voglia di sbattere la testa contro il muro.

*cheerful tune starts playing*
Ma aspettate, perché qualcosa in me sta cambiando, come certi dettagli delle mie ultime frasi potrebbero dimostrare, e non mi sono mai sentito così bene nella mia vita.
*melancholic tune starts playing*
Nel corso degli anni, molte volte mi è successo di sentirmi inadatto e lontano dalla mia generazione, mi è sembrato di non essere capito, e mi sono reso conto che mi stavo perdendo i grandi momenti della vita….
*cheerful tune comes back*
…ma questo non è più un problema da quando ho scoperto glaive. Grazie a glaive tutte le mie preoccupazioni sono improvvisamente scomparse, ho imparato a sentirmi di nuovo a mio agio con la mia generazione, e ho iniziato anche a cucinare un ragù che è la fine del mondo. Consiglierei glaive a tutte le persone che hanno problemi di questo tipo, l’ho anche fatto provare a mia zia e lei ha istantaneamente migliorato la sua comunicazione con i nipoti.
*video di zia che si mette a ballare “astrid” di fronte al nipote che fatica a comprendere*
*risate finte*
Grazie ai suoi glitch che suonano come ciò che potrebbe uscire da un computer se lo si portasse all’autoscontro e al suo crooning disincantato da adolescente annoiato sullo scivolo arrugginito di un parco giochi abbandonato, glaive è in grado di eliminare oltre il 99% degli istinti nostalgici in maniera immediata e con risultati GA RAN TI TI. Guardate questo borioso assolo di chitarra, con l’ascolto di una normale musica è impossibile da tagliare e da spezzare in più parti. Quante volte è capitato anche a voi di trovarvi in questa stessa situazione? Eppure guardate, con solo un’applicazione di glaive nelle vostre orecchie, l’assolo si è vaporizzato in un miliardo di minuscole particelle indistinguibili e troppo piccole per essere ancora pericolose. Andate nella libreria del vostro salotto e controllate lo stato della vostra collezione di dischi. Qualsiasi album risalente a prima del 1990 è stato rimosso e si trova adesso in un buco nero da qualche parte nell’universo. So che è difficile da credere a risultati che hanno del miracoloso, ma questo è grazie all’effetto scientificamente provato dei synth stridenti come i freni di una bicicletta consumata e di seconda mano. Secondo uno studio dell’università di East Sholem* le uniche proprietà chimiche di questi synth permettono loro di accelerare il naturale invecchiamento dei prodotti con oltre vent’anni d’età. Esami del carbonio 14 effettuati su una copia di Led Zeppelin III trattata con glaive hanno assegnato al vinile un’età di trecentoquindici anni. Insomma, cosa state ancora aspettando? Non sapete dove sia e se esista la fonte dell’eterna giovinezza, ma certo sapete dove trovare questo prodotto rivoluzionario. Chiamate il numero verde in sovraimpressione e riceverete subito una visita senza impegno** di un nostro impiegato che vi mostrerà come impostare il vostro consumo di glaive in base al vostro servizio di streaming musicale di riferimento.
(*commissionato dalla nostra compagnia e basato su ricerche effettuate all’interno della nostra fabbrica ai sensi della normativa n°4765 del 23/4/2021 art.13 comma 2)
(**la visita ha un costo di 3700€ senza IVA a meno che non si decida di investire in glaive a partire da 15€ al mese, nel qual caso la visita sarà gratuita)

Cercando di definire le ragioni musicali per cui il soundcloud rap, almeno la sua prima generazione, attiri ai propri spettacoli un pubblico i cui comportamenti collettivi ricordano quelli degli show hardcore e riflettendo sull’etica e sull’estetica del moshing nell’episodio del Popcast del New York Times dedicato alla tragedia avvenuta al festival Astroworld durante l’esibizione dell’headliner e organizzatore Travis Scott, il critico Jon Caramanica ha avuto modo di distinguere il genere dalle tradizioni tanto del pop quanto dell’hip hop dicendo che “non enfatizza la melodia, ma non enfatizza particolarmente neanche il ritmo. Piuttosto enfatizza la forza”, che, come definizione, è perfettamente assimilabile anche alla musica di glaive — che peraltro è protagonista anche lui di un episodio del Popcast. In parte, questo è dovuto al fatto che il Soundcloud rap è evidentemente per glaive una grossa influenza nel dare forma al suo particolare brand di hyperpop — parola da usare con cautela, dal momento che come qualsiasi termine che critici più anziani hanno imposto sopra musica fatta dalle nuove generazioni, per chi la fa questa definizione può risultare opprimente, inspiegabile e artificiale — ma limitarci a questo collegamente banalizzerebbe la forza distruttiva di questa musica come derivativa. Ciò che è derubricabile al derivativo semplicemente non cresce velocemente e all’improvviso come ha fatto glaive. Nato Ash Gutierrez nell’agosto 2005 a Sarasota e cresciuto in Florida fino ai nove anni, glaive si è poi trasferito con la famiglia a Hendersonville, North Carolina e da qui, o meglio, da una camera da letto isolata da tutto che si sarebbe potenzialmente potuta trovare in qualunque angolo del mondo e che forse per quanto concerne internet potrebbe veramente essere in qualsiasi parte del globo, durante i mesi d’inizio pandemia spesi a fare la high school a distanza ha iniziato a produrre la propria musica, per poi caricarla su Soundcloud e iniziare a collaborare con artisti da ogni parte del mondo conosciuti attraverso alcuni server su Discord — io mi pregio di essere abbastanza aggiornato sui nuovi mezzi tecnologici attraverso cui la musica underground si propaga, ma c’è almeno un passaggio di questa triade che non avevo mai sentito prima, vi lascio indovinare quale. Data questa timeline, se arrivate a considerare che il primo EP “Cypress Grove” e le prime apparizioni nella playlist di Spotify intitolata “Hyperpop” risalgono all’agosto 2020, potete forse capire cosa intendo quando parlo di innocenza di glaive di fronte al crimine di derivativismo.

Quando qualcosa esplode quasi dal nulla così rapidamente non c’è neanche il tempo fisico per valutare di cosa si voglia essere derivati, è impossibile mettere in piedi focus group a tavolino per capire in che direzione si voglia artificialmente spingere la cosa. Una fiamma che brucia così tanto così in fretta non può essere frutto di un ragionamento volontario, semplicemente perché non ci sarebbe il tempo di scappare da essa prima che ci avvolga al suo interno. Come già detto prima, la musica di glaive enfatizza la forza. Quello che ti attira in “i wanna slam my head against the wall” non è semplicemente il kick pulsante del ritornello, o meglio non lo è nella maniera in cui possa esserlo il four on the floor di un pezzo house, più precisamente piuttosto che far muovere il pezzo in avanti, quel kick suona esattamente come il muro su cui nel ritornello l’artista afferma di voler sbattere la testa, è un gigante di mattoni la cui forza risiede nel non poter essere spostato, nell’effetto che ha su chi gli va addosso. Chissenefrega di quale sia la melodia quando le parole che vengono cantate sono “yeah you look so pretty in that dress, but I’d look better”, che è allo stesso tempo una critica all’immaturità dell’ex fidanzata, un limite invalicabile per tutti coloro che potrebbero non essere interessati a quella musica — se un ragazzo in vestito per voi è troppo strano, non c’è nulla di hyper- che possa mai realmente essere di vostro interesse, ed è meglio che lo sappiate prima che vi esponiate troppo ad esso — e poi già che ci siamo anche un clapback che potrebbe stare benissimo sotto un TikTok allusivo di una persona con cui avete un mezzo beef. Stavo ovviamente parafrasando una di quelle televendite miracolose prima quando parlavo di come la musica di glaive sia in grado di ringiovanirvi, ma il punto di fondo è che in realtà, anche se ne stavo esagerando i toni, lo credo davvero. Io mi sento più giovane quando ascolto uno qualunque dei tre EP rilasciati dall’artista statunitense in questo anno e mezzo scarso di carriera — oltre all’esordio “Cypress Grove” anche “all dogs go to heaven” e la collaborazione con ericdoa “then i’ll be happy” — anche se poi, in realtà, io non è che sia così vecchio, nonostante Remco Evenepoel voglia farmi sentire tale. E, sia chiaro, non intendo dire che mi sento nostalgico. Non è che io stia cercando di rimettermi nei panni del me adolescente, non sto cercando di raccogliere di nuovo un momento che è andato perduto. Non c’è nulla di nostalgico in glaive. Di che periodo storico dovremmo sentire la mancanza ascoltandolo? Quello che intendo è che, ascoltando glaive, io proprio mi dimentico in che anno sono nato, mi dimentico la materia che studio all’università, e già che ci siamo anche di esserci iscritto, all’università. Se Steve Buscemi ascoltasse glaive, riuscirebbe in pieno a centrare l’esuberanza che vuole mostrare in *quella* scena che conoscete pure voi e non lo utilizzeremmo ancora oggi come lo splendido meme che è, sembrerebbe genuino, fanculo le rughe e le calvizie, non avrebbe neanche bisogno di portarsi dietro quello skateboard.

Ormai è un po’ di tempo che sono familiare con l’esistenza di glaive, eppure solo ora sono arrivato al punto di volerci scrivere qualcosa sopra. E direi che fino a questo punto del pezzo, non sono neanche arrivato a chiedermi perché, esattamente, io mi sia messo a scriverci sopra proprio adesso. Immagino che sia dovuto ad una recente rinascita del termine “boomer” nel discorso culturale, sopratutto in quello abbastanza deprimente che c’è qui in Italia. Come avete potuto leggere anche nelle righe che hanno preceduto questa, il termine stesso ha superato la sua definizione originale andando a significare un po’ il cazzo che pare a chi lo utilizza, un po’ come il termine millennial utilizzato nella stampa sportiva italiana per definire i ragazzi nati dal 2000 in poi. Non voglio farne un dramma, i boomer se lo meritano, alla fin fine. Ma si ha l’impressione che per come venga utilizzato qui in Italia a volte perda anche il significato che aveva quando è scoppiato il meme “Ok boomer”. Non è che tu, persona scherzosamente definita come “boomer”, non possa capire qualche fenomeno perché sei vecchio, è che non puoi capirlo perché sei nato nell’anno x o y. E potrebbero sembrare la stessa cosa, ma non lo sono. Quando dico che secondo me i più giovani potrebbero considerarmi un po’ boomer, non lo dico perché credo che certi loro comportamenti mi sfuggano perché non sono più adolescente — perché sono “vecchio”, perché, pur avendoli fatti quando avevo la loro età adesso sfuggono dalla mia comprensione essendo io cresciuto — ma perché vedo che una certa loro ironia, alcune loro tendenze mi sfuggano perché nascono in un ambiente culturale che non esisteva, o che si stava appena formando, quando io avevo la loro età. Non è che io non sia più “giovane”, è che non lo sono adesso. Ecco perché glaive “de-boomerizza”, perché è quanto di più anti-nostalgico possa esserci. Perché non esisteva qualcosa del genere, o era ancora nel suo stato embrionale. E poi è arrivato lui, e se possibile un intero collettivo di giovani esseri umani sparsi in ogni angolo del pianeta che si scambia canovacci di canzoni su Discord ha trovato potenzialmente la sua più rapida e veloce strada d’ingresso verso il mainstream. Un gran numero di persone negli anni hanno pavimentato il percorso che adesso glaive sta percorrendo, da SOPHIE, ovviamente, la cui citazione è obbligatoria perché nessuno prima del suo passaggio sembrava chiedersi da decenni come potesse suonare la musica del futuro, ai 100 gecs. Ma glaive potrebbe essere ufficialmente la prima popstar da classifica partorita da questa nuova visione della musica. E saperlo magari in anticipo, potervi bullare come faccio io quando dico di aver citato Billie Eilish nel mio tema di maturità quasi un anno prima che diventasse la cosa più grossa nel mondo del pop, potrebbe farvi sembrare meno boomer agli occhi di chi boomer non è.

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