Rider dell’informazione
Tra minatori e giacimenti di notizie e conoscenza

Nel 1957 Mario Soldati andava in onda con il suo programma “Alla ricerca dei cibi genuini — Viaggio nella Valle del Po”. Queste inchieste — come le chiama Soldati — sono diventati dei documenti storici, ma allora erano cronaca del presente. Oggi, sia per abbondanza che per fretta, la stratificazione dei documenti informativi è completamente esclusa dal processo di selezione e produzione. Di questo parleremo con Marco Renzi e Marco Dal Pozzo, per LSDI, in una tre giorni tra Bologna, Milano e Torino con i rispettivi Ordini dei Giornalisti, sui temi:
- Media education (noi siamo media): Imparare a leggere, scrivere e comportarsi deontologicamente dopo essere nati o diventati digitali”
- I giacimenti dei dati e le nuove miniere del lavoro (come trasformare i database in occasioni di lavoro dentro gli scenari della sharing e gig economy)
I tempi di Mario Soldati
Nel rivedere questi documenti del 1957 si nota un tempo di riprese e di interviste che oggi appare surreale. Soldati introduce l’intervistato e lo ascolta. Soldati osserva ma non si intromette nello spazio delle persone ma le lascia libere di muoversi nella loro dimensione. Che sia il titolare dell’azienda, il professore o l’operaio dà sempre l’impressione di curioso rispetto. Non c’è ansia nell’incalzare e confronta il suo sapere con quello delle persone che incontra.
I giacimenti di informazioni grezze
Capiamoci, talenti come Soldati non sono così frequenti, ma lui tratta ciò che incontra come lo sfoglio di un archivio: ogni scambio di parole, di sguardi e di gesti li tratta al pari di un faldone da cui estrarre il materiale che compone in informazione. Oggi si fa la stessa cosa, a cui si aggiunge la componente digitale, che è già un’attività informativa. La selezione e la trascrizione di documenti, siano essi dalle persone ai documenti, o dai documenti ai dati, sono sempre trascrizioni che sono opera di intelletto, sensibilità ed esperienza.
Quanto vale chi sa estrarre
Oggi il punto non è produrre materiali simili a quelli di Soldati, perché sono accessibili sia tecnologicamente che economicamente, ma quanto vengono valutati. Un eccesso di offerta, secondo la legge di Walras, comporta una discesa del prezzo e ciò fa aumentare la quantità domandata e diminuire quella offerta. Nell’informazione c’è sempre più offerta e per competere gli hanno stimolato l’acquisto fornendo gratuitamente informazione digitale; in questo modo la domanda è aumentata ma con una disponibilità di spesa pari a zero da parte dei fruitori. In questo processo, che valore si può attribuire a chi produce materiale che nessuno è disposto a pagare? Chi ne paga le conseguenze sono stati, nell’ordine, i tipografi, gli archivisti, il personale amministrativo e ora tocca ai giornalisti. La bassa qualità è un effetto della contrazione della disponibilità di spesa e della concentrazione della rendita non sull’informazione, ma sul supporto informativo. Il supporto cartaceo e digitale guadagna nel suo ruolo di vettore pubblicitario.
In parole povere
Il costo di un giornale, l’abbonamento ad una newsletter o a un paywall non coprono i costi del personale e della struttura tecnologica, a meno che non siano le persone a comporre gli elementi della struttura informativa stessa. Uber, Deliveroo, o Airbnb, non possiedono i beni venduti e nemmeno hanno dipendenti bensì collaboratori. Oggi la chiamiamo gig economy ma se si legge un epistolario di Manuzio o di qualsiasi altro intellettuale dal ‘300 in poi si scoprirà che è sempre stato così per i “lavoratori della conoscenza”. Leggete il libro di Muzzarelli sulla scrittrice ed editrice Christine de Pizan (1365–1430) e troverete tutti gli affanni e le negoziazioni che avvengono oggi. Le parole sono povere oggi come lo erano allora, perché la conoscenza richiede un alto prezzo di fiducia, comprensione e ascolto.
Fiducia, comprensione e ascolto
Lo sforzo mio e di Marco Renzi e Marco Dal Pozzo nel preparare questi tre incontri non è stato tanto nel raccogliere tutto il materiale possibile e riversarlo sui professionisti dell’informazione, bensì di selezionare quei circa 10 punti su cui confrontarsi e trovare un modo, anche se solo per quelle sei ore, di uscire dall’ansia e fare ognuno una propria ricerca del cibo genuino. Ci piacerebbe che ognuno trovasse la propria Valle del Po che, come dice Soldati, è un pastorale “fa una curva e poi va via dritto”.
Per maggiori info: http://www.lsdi.it/