di Luca Di Battista
È nella luce che mi piace marcare i doveri, e così nell’ombra trovo rifugio dalle abitudini, dal bisogno, dalle persone.
Note a margine di un pomeriggio in compagnia di se stessi, quando l’afa affolla i rigagnoli e in frigo lascerei volentieri la testa e le ossa.
Una molla è capace di trovare il suo posto e piegarsi per aderire a cose o superfici.
Quanto di più lontano da chi non vuol saperne di ascoltare scuse o pretese. Anche il cielo suggerisce un riparo, è grigio e carico di ogni.
Testa, cuore e gambe trovano di nuovo un moto a circolo. Cuore e viscere trovano di nuovo sale e fegato.
Nemesi degli inquieti dal cuore barbaro.
Continuo a fissare il taglio sul medio della mano sinistra, un tentativo maldestro di tagliare una fetta di formaggio. Lo muovo sotto la luce dell’abat-jour alla mia destra. Un dito per una fetta di formaggio.
Uno slogan tout court per i posteri, penso.
Martedì ero a casa, martedì era un…