Loghi a confronto, Current vs Calibra: ecco chi ha ragione secondo la legge
Sembrerà strano, ma Calibra non ha copiato Current
Data storica il 12 giugno, giorno in cui Facebook è entrato a gamba tesa nel mondo finanziario lanciando ufficialmente la propria criptovaluta e, ad essa connessa, la sussidiaria chiamata Calibra, che si occuperà della gestione di tutto il comparto di cripto-pagamenti. Una notizia importante a livello mondiale, che ha subito alzato un polverone per quanto riguarda la scelta del logo. Stuart Sopp, ceo di Current (startup anch’essa di servizi finanziari) ha polemizzato su Twitter per l’eccessiva somiglianza dei due marchi, preannunciando una battaglia legale sulla questione. A primo impatto, come dargli torto? Eppure la questione è molto più sottile di quanto sembri.
Su internet si trovano articoli e commenti indignati di parecchie persone che gridano al plagio. Chiariamo subito un aspetto: non può trattarsi di plagio per il semplice motivo che il plagio è un illecito che riguarda il diritto d’autore, mentre i marchi (al pari di brevetti et similia) sono tutelati dalle norme della proprietà industriale, che è ben altra cosa dalla legge sul diritto d’autore.
Precisazioni terminologiche a parte, il dilemma è se il team creativo che si è occupato della progettazione del logo di Calibra abbia contraffatto o meno il marchio di Current. Legge alla mano, viene definito marchio qualsiasi segno, anche non grafico, che sia in grado di distinguere i prodotti/servizi di un’impresa da quelle concorrenti. Current è una startup che si occupa di servizi bancari e dunque sicuramente un competitor di Calibra, ma la parte più importante riguarda la capacità di un marchio di essere appunto distintivo.
I loghi a un primo impatto sono quasi identici, nessuno può avere dubbi su questo. Ma su cosa Current può reclamare dei diritti di esclusiva? L’esclusiva, o ius excludendi alios, è la facoltà di coloro che ne esercitano il diritto ad opporsi a certe ingerenze di terzi. E nella registrazione di un marchio corrisponde al divieto di utilizzare segni grafici che, in quanto registrati, sono diventati di proprietà esclusiva di un’azienda.
Quali diritti vanta allora Current? Non certo l’utilizzo esclusivo del simbolo “ad onda”, che è un simbolo tipografico millenario e si chiama “tilde”.
Esattamente come un asterisco, un apostrofo, o un punto di domanda, i simboli tipografici non sono di nessuno, ma sono di pubblico dominio. Nessuno dunque può registrare un asterisco invocandone l’esclusiva. Al massimo, si può registrare un particolare asterisco, e vietare ad altri di usare quella versione di asterisco, che è distintiva dell’impresa che l’ha registrata.
Qui il caso è analogo: Current ha scelto di utilizzare un simbolo tipografico di pubblico dominio, la tilde per l’appunto, e di questa detiene legittimamente l’esclusiva solo sulla variante grafica che ha depositato. Una tilde che differisce da quella di Calibra per forma, raggio di curvatura delle onde, colori e proporzioni. Se la tilde non fosse di pubblico dominio, queste piccole differenze si chiamerebbero varianti innocue, ossia modifiche irrilevanti che non intaccano i diritti di esclusiva di Current, ma qua si parte da un simbolo che tutti possono usare e dunque il grado di distintività viene giocato proprio sulle modifiche che vengono attuate a partire dal simbolo di base.
Certo, viene da dire che lo sforzo creativo di Calibra non è stato immane. Current per lo meno ha reso più identitaria la tilde di partenza lavorando sulla percezione tridimensionale. Il risultato tuttavia non cambia. Nonostante le decisioni dei giudici non siano mai totalmente prevedibili, alla luce del contesto evidenziato è ben difficile che il logo di Calibra potrà essere tacciato di contraffazione. Entrambe le aziende hanno scelto di usare un simbolo di pubblico dominio che appartiene a tutti, e di registrarne la propria specifica versione. Il problema è che sono due marchi a bassissima originalità, e quindi il carattere distintivo non sta tanto nell’utilizzo della tilde, di cui nessuno può o potrà mai godere dei diritti di esclusiva, bensì nei piccoli dettagli grafici che li rendono particolari e nella palette cromatica.
Dunque a che pro tutto questo polverone? La risposta è sempre la stessa: visibilità. Solo che in questo caso il budget di marketing sarà speso in avvocati.