Ferrara Luigi
Ferrara Luigi

Il sogno visionario di Agostino Caligiuri : cotone nella Piana di Sibari.

Il 12/04/1990 alla presenza di Cirino Pomicino, delegato dal Ministro per gli Interventi Straordinari nel Mezzogiorno (Riccardo Misasi), e la societa' Gruppo Tessile Castrovillari (G.T.C.) formata dalla GEPI e dal Gruppo Polli, viene approvato e firmato un contratto di impresa per la realizzazione nell’area di Castrovillari (Cosenza) di un polo tessile cotoniero. Nel contratto era previsto l'attuazione nell'arco di un triennio di un sistema articolato di investimenti comprendenti nuovi impianti industriali, un centro di ricerca ed iniziative di formazione per un importo complessivo di 173.9 miliardi più 19,5 miliardi per scorte. Ma chi era Polli che veniva a investire al Sud Italia? Edoardo Polli era il nipote di Paolo Polli un industriale che agli inizi del 1900 avevano creato nella Valle Brembana di Bergamo uno dei più importanti poli tessili d’Italia, Manifattura Valle Brembana (MVB). Edoardo salì al vertice del gruppo nel 1987 portando il fatturato a circa 400 miliardi, 22 aziende e 2.900 dipendenti, ma non gli bastava . Nel1989 lo spregiudicato 43 enne fa il colpaccio con l’acquisizione della Legler (Denim ) portando il fatturato del gruppo a 800 miliardi di lire e diventando leader assoluto in molti segmenti dell’attività cotoniera.

Oltre ai vari shopping di società di quel periodo, ivi compreso il Gruppo tessile di Castrovillari, Edoardo Polli 5 giorni prima della firma del contratto aveva comprato uno yacht “ Jonikal” , famoso per il <<bacio del secolo» tra la principessa lady Diana e ed il miliardario egiziano Dodi Al Fayed , del valore di 17 miliardi di lire pagato con un unico assegno.

Intanto nella piana di Sibari negli anni 90 Agostino Caligiuri aveva acquisito in affitto diverse aziende da far crescere la superficie aziendale da 240 ettari a circa 800 ettari impiegando più di 400 salariati.

Nel 1997 in seguito a una gelata che distrusse una buona parte del raccolto e alle incalzanti richieste dei sindacati per assicurare giornate lavorative ai braccianti , Agostino Caligiuri sconfortato per la situazione che si era creata, mi confidò l’idea di convertire una buona parte delle colture intensive ad estensive.

La presenza nelle vicinanze di un importante gruppo tessile poteva essere l’occasione per creare una filiera tutta made in Italy. Si perché no, produrre cotone nella Piana di Sibari.

Decise di incontrare i dirigenti del gruppo e così in un giorno della prima decade di Aprile del 1997 ci presentammo alla GTC di Castrovillari sita nella zona Industriale di Cammarata a quattro passidall’azienda Torre di Mezzo. Ci ricevette un ingegnere che si occupava del controllo qualità E come tutte le visite per illustrare il processo produttivo il percorso iniziò dalla materia prima. In un grosso capannone erano stipate centinaia e centinaia di balle di cotone a forma di parallelepipedi . Ci spiegò per tranquillizzarci, vista la nostra perplessità, che nei paesi più ricchi (Stati Uniti), per la raccolta si usano apposite macchine aspiratrici che, avanzando tra le file di cotone , aspirano le capsule. Queste vengono poi accumulate in un grande magazzino dove rimangono per alcuni giorni,per la maturazione e l’essiccamento, che faciliteranno la successiva sgranatura. Le macchine sgranatrici separano le fibre più lunghe del cotone dai semi. Le masse di cotone grezzo vengono pressate in balle per mezzo di torchi (“cotone sodo”) e inviate all'industria cotoniera per la filatura dei tessuti. La bambagia di cotone era effettivamente compressa all’inverosimile per ottimizzare i costi di trasporto. L’ingegnere ci spiegò che la maggior parte proveniva dai paesi del Caucaso (Russia asiatica , Tagikistan, l'Uzbekistan) piccoli produttori a confronto di colossi come la Cina , Stati Uniti, Brasile e India È impossibile prendere il cotone nello stesso posto, perché ogni fibra ha caratteristiche diverse.

“Il cotone più apprezzato al mondo-mostrando delle balle alla sua destra - è prodotto in Egitto, sia per finezza che per lucentezza e resistenza, ma negli ultimi anni presenta un problema,. Spesso arriva imbrattato da una fumaggine nera per la presenza di una mosca bianca la Bemisia tabaci, un aleirodide che compie diverse generazioni l’anno e difficile da combattere”. Nella mia mente pensai “ incominciamo bene , il cotone allora non è una coltura del tutto facile da produrre, una coltura abbastanza impattante per diversi problemi fitopatologici” . Il cotone prima della filatura è soggetto alla mercerizzazione cioè è sottoposto a trattamenti con una soluzione concentrata di soda caustica allo scopo di migliorare le caratteristiche naturali della fibra. “Il prezzo del cotone- continuò l’ingegnere - è stabilito in borsa ed è molto oscillante in quanto è influenzato da fattori economici, ambientali e geopolitici. Assolutamente da non tenere conto il prezzo degli Stati Uniti perché maggiorato di sovvenzioni governative” La visita prosegui nello stabilimento dove il cotone veniva lavorato con macchinari di ultima generazione per la produzione dei filati in base alla lunghezza delle fibre. Il prodotto finale erano grosse bobine di filo di cotone da destinare agli stabilimenti di tessitura. Alla fine della visita ringraziammo l’ingegnere con l’impegno di fargli recapitare un campione di cotone che avremmo prodotto in modo sperimentale nell’azienda Muller di Sibari per verificarne la qualità . Il giorno successivo comprai il Sole 24 ore per verificare immediatamente le quotazioni di mercato. Nella sezione commodities tra le materie prime soft, vale a dire quelle che per il loro reperimento non prevedono la trivellazione del sottosuolo, ma sono reperite appunto in superficie proprio come caffè, cacao, grano, zucchero, ecc. vidi che il prezzo era espresso in dollari per libbra. Nei giorni successivi sfogliai il mio libro universitario di Coltivazione erbacce di Baldoni- Giardini per documentarmi sulle rese per ettaro e quindi Agostino Caligiuri facendo quattro conti e considerato che la coltura era ormai meccanizzabile al cento per cento giunse alla conclusione che conveniva più del mais e del grano. Il cotone , inoltre è una coltura da rinnovo e poteva essere inserita in una rotazione colturale cotone- grano.

Pe reperire il seme contattai la professoressa Copani dell’Università di Palermo che si era occupata in passato di varietà di cotone da reintrodurre in Sicilia, dove dopo diversi anni di abbandono stava nascendo un nuovo interesse per la coltura. Alla fine degli anni cinquanta, la superfice coltivata in Sicilia sfiorava i 350 mila ettari, di cui 140 mila in provincia di Agrigento e il resto soprattutto nella piana di Gela.

A fine Aprile , quando le temperature erano ideali perla semina preparai un campo sperimentale. Con la seminatrice del mais seminai le 4 varietà che mi aveva inviato la dottoressa Copani, in parcelle a blocchi randomizzati con tre repliche per varietà.

La scelta dei blocchi randomizzati non piacque a “Don Agostino”, aveva preferito che le varietà fossero state seminate per varietà una accanto all’altra e non a caso in parcelle triplicate, ma poi alla fine quando gli presentai i risultati capì la ragione di quell’assurdo modo di seminare. Era un modo per ridurre la variabilità (terreno, cure colturali etc) che avrebbe potuto pregiudicare la valutazione finale

Per arrivare alla raccolta il cotone impiegò circa 5-6 mesi. Per fortuna non ci furono attacchi di mosca bianca ma solo di afidi e cicaline che controllai con un paio di trattamenti. Quando le capsule a fine settembre giunsero a maturità, incominciarono ad aprirsi e con grande stupore ammirai per la prima volta la bambagia che fuoriusciva di un colore bianco accecante La deiscenza delle capsule era scalare ci vollero più passaggi per la raccolta . Me ne occupai personalmente per evitare la confusione tra le diverse parcelle sperimentali. Raccogliendo quella bambagia bianca associai il cotone allo schiavismo che nel nascente Nord America nacque proprio in concomitanza con l’utilizzo dei neri importati dall’Africa. Per fortuna che nelle moderne coltivazioni si utilizzano macchine sia per la raccolta e sia per sgranare i semi Poi nella mia mente affiorarono quei fenomeni culturali paralleli che avevano dato origine lo schiavismo, come il genere musicale Jazz e i film sull’argomento come Via col Vento e Radici.

E come Kunta Kinte trascorsi una giornata intera in quella piccola coltivazione di cotone. Portai personalmente i campioni di cotone all’Ingegnere della GTC , che dopo diverse settimane mi fece saper che due varietà erano risultate interessanti per la lunghezza della fibra, ribadendo il concetto che il valore del cotone è tanto maggiore quanto più lunghe sono le fibre (fino a 6 cm) Ma quel sogno visionario di Agostino Caligiuri svanì’ presto perchè l’anno successivo la società fu messa in liquidazione in seguito a particolari difficoltà gestionali.

Il contratto di programma, che era già stato rivisto in precedenza per la mancata realizzazione di alcuni investimenti fu successivamente parzialmente revocato per la mancata realizzazione di due componenti: i centri di ricerca e i progetti di ricerca. Nel 2003 i macchinari super tecnologici furono venduti all’asta e comprati a prezzi stracciati da una fantomatica società con sede in Gibilterra, di cui nemmeno la magistratura castrovillarese seppe fare chiarezza su chi effettivamente c’era dietro. Il sogno di trasformare la Piana di Sibari in una Cotton belt del sud Italia svanì presto , ma per Agostino Caligiuri che era un vulcano di idee nell’anno successivo si aprirono nuove opportunità ; realizzare il più grande complesso in Europa di colture idroponiche con la tecnica NFT ( Nutrient Film tecnique). Era un uomo che non si abbatteva facilmente e come Rossella O’Hara ( per restare in tema) nel film Via col vento “ Dopotutto domani è un altro giorno”.

Ferrara Luigi

Ferrara Luigi

Nato a Napoli il 06/04/1960 - Laureato in Scienze Agrarie Università Federico II di Napoli- Agronomo dal 1989 c/o Torre di Mezzo O.P. Castrovillari (CS)