Kodama

Creature, Tratti, Idiozie
3 min readAug 13, 2015

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Il vero aspetto dei Kodama nessuno sa quale sia. Leggende antiche narrano che somiglino a bambini, uomini anziani e donne. Altri dicono che potrebbero bellamente essere scambiati per classici folletti, iconograficamente raffigurati con cappello a punta, barba lunga e accomunati da piccola statura. Io non ho dubbi. I Kodama sono esattamente come quelli disegnati da Miyazaki nella foresta della Principessa Mononoke. Richiamano, taluni, la fisionomia dell’urlo di Munch ma loro di paura non ne hanno. E non stanno sopra i ponti ma sugli alberi. Sguardo fisso e bocca perplessa. Bianchi e neri come l’equilibrio dello Yin e dello Yang; giorno e notte, luce e buio: Equilibrio. Hanno arti superiori e inferiori. Alcuni un bel panciotto gonfio mentre altri piatto e tirato. Amano stare per lo più accovacciati con le gambe che poggiano sul mento e con le mani ben stabili a terra.

Kodama nella tradizione giapponese è uno spirito che risiede solo su alcuni alberi. Il significato è molteplice ma sostanzialmente Ko significa albero e dama significa anima. Spiriti che risiedono tra foglie e legno da sempre e per l’eternità che emettono suoni, talvolta simili ai suoni che arrivano loro e altre volte come piccoli squittii. Un po’ fastidiosi, sì. Sai quando la mandibola va fuori asse? Inquietante lo so ma a me capita. Se a te non succede ti faccio un altro esempio: sai quando scrocchi le dita? Uhm. Però come se avessi messo un amplificatore. E fa eco. Non a caso il significato di Kodama porta anche eco, dentro. Purtroppo, oggi giorno è difficile dare delle spiegazioni davvero valide alle problematiche che affliggono il pianeta. Dovrebbe bastare dire “ non abbattete gli alberi perché altrimenti i Kodama dove vivranno?”. Si fa fatica anche a farlo credere ai bambini, ahimè. A me come spiegazione sarebbe bastata e sarò sincera basta tuttora.

Essendo spiriti ricchi di energia positiva, pertanto venerati e rispettati dalla cultura giapponese, abbattere un albero è considerato fonte di sventura. Ci sono ancora villaggi dove si chiede perdono ai Kodama per gli alberi tagliati; cosa che mi fa sentire in un mondo migliore. Quando sono lì lì per dire che non ce la faccio più. Penso a quel festival dove tutti in fila chiedono perdono ai Kodama. Stringo i denti e compare di nuovo il sorriso mentre mi riprometto di andarci un giorno anche io. Mettermi in fila. E chiedere scusa.

In effetti disegnando tanto anche su carta sarò con molta probabilità un’assassina di Kodama anche io. Certo, poi ognuno tende a minimizzare le proprie colpe. Ti dici che è carta riciclata e da quando hai la tavoletta grafica ne consumi molto meno ma son storie.

Mi piace disegnare Kodama. Nel mio studio ce ne sono esattamente nove in un quadro enorme da me disegnato. Tra foglie e ghirigori stanno lì. Solo uno mi fissa. Ma visto che si muovono a volte faccio fatica a seguirli. Uno però è sempre lì che mi guarda. Quando mi distraggo e non lavoro come dovrei con la coda dell’occhio giro le pupille verso sinistra e lo trovo. Imperturbabile ed etereo sul primo ramo. Mi dà sempre la giusta carica per darmi una mossa. E ricomincio motivata. Soprattutto se si tratta di disegnare. Magari è un parente di uno dei tanti kodama a cui ho estirpato la dimora (e con cui è stato costruito il mio blocco. Che il cielo mi perdoni).

Ho un peluche di Kodama. Ci ho dormito qualcosa come tre mesi. Poi purtroppo essendo la testa mobile e un po’ fragile temevo di alzarmi un giorno e ritrovarmelo decapitato tra le lenzuola. Allora l’ho messo al sicuro. Soprattutto dalle grinfie del mio cucciolo di labrador Koi (in giapponese significa Carpa) che spesso abbaia al quadro dei Kodama. Credo che non ci sia una grande simpatia tra di loro.

Non ho provato con altri quattrozampe. E non ho altri animali (un geco piccolo sul terrazzo ma ne ho paura e non posso invitarlo ad entrare per fare una prova). Quindi l’unica certezza di oggi è che i Kodama non vanno d’accordo con Koi.

Ci sarebbe da chiedersi effettivamente chi ci vada d’accordo con Koi, ma questa è un’altra storia.

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Grazia Giulia Guardo. Stakanovista di Sogni e Produttrice di Misteri e Dolcetti. Disegna, scrive, cucina e fotografa.