6. L’elicottero

Marco Geronimi Stoll
Salvini all’onda
Published in
4 min readJun 20, 2019

Salvini all’onda è una narrazione fantapolitica creata da Marco Geronimi Stoll assieme ai lettori.
Ogni episodio si costruisce in incontri telematici o in assemblee di cittadini.
Chi vuole può invitare l’autore a incontri pubblici di comunicazione sociale per ideare un nuovo capitolo, o inviargli suggerimenti.

La parte 1 è qui, in essa si racconta di come Salvini precipitò in mare durante una missione segreta.

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Finalmente, lo sapevo! Ecco che vengono a salvarmi.
Quello laggiù è un elicottero, lo riconosco dalle lucine che si avvicinano.
Le lucine non si vedono tanto bene, è controluce davanti al tramonto. Ma la silouette è nettissima. Ho gli occhi irritati dal sale, guardare in controluce mi fa male. Ma lo guardo lo stesso, eccome se lo guardo.

Lo vedo ogni volta che l’onda mi porta su.
Poi scendo.
Poi quando salgo è un po’ più vicino.
E quando scendo rido e grido adesso mi salvano!
Non mi hanno dimenticato, non mi hanno tradito, adesso mi salvano e torno ad essere Salvini, il Capitano. Osannato e amato.
Ma che brutto è stato, fare il turacciolo come un negro per tutte queste ore! Cazzo, mi viene da piangere: sono vivo, sopravviverò.
È sempre più vicino, quando l’onda mi tira su sento anche il rumore.
Io però sono stato coraggioso e ce l’ho fatta: autocommiserazione zero, forza di volontà cento… ma qui a galla è stata una situazione davvero di merda, ho le gambe che non le sento più, ho le fauci in fiamme, e poi mi sono già bevuto tutta l’acqua, quasi un litro e mezzo, eppure ho una sete della madonna. Sì, lo so che con un litro e mezzo, a razionarla, potevo sopravvivere per vari giorni ma vaffanculo io ho bevuto: avevo troppa sete. Tanto me la sentivo, che venivano a salvarmi.

Ho anche fame, credo, ma non lo so, ho lo stomaco capovolto, son su da stamattina con un panino.
Cazzo, quanto tempo ci mette, l’elicottero. Dai che son qua! Questo telefonino fradicio, magari a qualcosa serve, lo agito come uno specchietto. Sì, viene proprio nella mia direzione.
Adesso sento bene il rumore. Vola basso. Eccomi, guardate, sono qua! Agito le mani…
Vola piano, adesso lo vedo bene. Si avvicina. Non riesco a capire se è militare o civile, è in controluce. Si abbassa: mi ha visto di sicuro! Adesso vedo bene la scritta: Repubblica Italiana — Marina Militare.
Mi hanno visto! Sì, sono salvo. Mi fanno ciao con le braccia, mi fanno un giro intorno, sento il vento forte delle pale e intorno a me l’acqua diventa tutta di bollicine: ah, come sono felice, non potevo pensare di poter essere così felice! Mi buttano qualcosa… una roba bianca, sembra un sacchetto di plastica.
Mi salutano ancora e volano oltre… ma dove cazzo vanno?
Adesso torneranno… No, tirano dritti. Ma dove cazzo vanno?
Forse vanno a care soccorsi… ma dai! con il verricello mi tiravano su in un minuto, lo so che sono attrezzati, dove cazzo vanno!
Volano verso la parte scura del cielo. Calma, Matteo, autocommiserazione zero. Devo restare zen.
Il sacchetto! mi hanno buttato qualcosa, forse lì dentro c’è la spiegazione.
Dai, è lì che galleggia a tre metri.
Ma anche tre metri sono tanti, a nuotare in questa condizione.
Intanto l’elicottero della Marina sparisce verso la notte. Adesso le lucine si vedono bene, lampeggiano.
Cerco di nuotare: due metri. Sembra un normalissimo sacchetto del supermarket. Meno di un metro.

Quasi ci sono. Cazzo, ad ogni onda si allontana. Ma poi si riavvicina, ecco.
Ce l’ho quasi…
Preso!
È annodato stretto, con queste dita intorpidite non riesco ad aprirlo.
Gli tiro un morso, lo squarcio, vediamo cosa c’è dentro.
Una bottiglietta di Cocacola vuota, dei tovaglioli di carta sudici, della carta d’alluminio appallottolata con dentro una crosta di pane… tutto avvolto in un foglio di giornale… questi stronzi mi hanno buttato il loro pattume! Mi hanno fatto ciaociao, mi hanno buttato la spazzatura e mi hanno lasciato qui a morire! Chissà che magari si facevano delle ghignate da matti: mi avranno preso per un profugo.
Ma io sono Salvini, mica un profugo! Ma non l’avete visto che ho la pelle bianca? Stronzi! Stronzi, stronzi, stronzi! Mi lasciano qui a crepare e mi prendono anche per il culo!
Mentre piango senza più ritegno senza neanche accorgermene ho la crosta di pane in bocca, è bagnata d’acqua salata, ma mi aiuta la salivazione. Stronzi.
Anche la pagina di giornale è tutta fradicia, ma c’è su la mia foto, cioè, quella del Macchinetta trionfante che alza il suo rosario-talismano alla folla. Il titolo è “il trionfo di Salvini” e l’occhiello è “Lega al 34 %, dimezzati i 5 stelle”.

Poi il foglio fradicio mi si sfalda in mano.

La storia continua, col vostro contributo; ecco il cap. 7

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