Ave Apple

Marco Saracino
2 min readOct 4, 2017

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Apple (se ne parlava da anni) è diventata a tutti gli effetti una religione.
Steve Jobs è il profeta, colui che prima ha di tutti ha visto e portato la parola e che ha dato il nome al primo vero tempio colossale di questo tempo.
L’ambizione non è più vendere, è diventare un luogo di attrazione e coercizione, una fabbrica del wow.
Una religione che ha le sue chiese e cappelle nelle piazze delle città più importanti al mondo, si chiamano Town Square, guai ad usare la parola “retail”.
Non sono scure e piene di quadri che raffigurano morte e passato, sono trasparenti, colossali, contengono futuro e sono perfettamente integrate nell’ambiente circostante.
In questi luoghi si celebrano messe, ci si confessa ma soprattutto si riceve il catechismo, che adesso si chiama workshop o creative lab.
Ogni giorno, ogni ora, migliaia di persone visitano questi luoghi e ricevono la parola di Steve.
Ma i frequentatori non sono come i vecchi e i ragazzi problematici che riempono le normali chiese, al contrario, sono tutti teen, cool, smart, top.
Non è più una questione di telefoni, il tavolo da gioco è molto più ricco, qui parliamo di influenza nelle comunità, diretta, col sorriso e piena di auto-celebrazione e superlativismo.
Google ha solo un esercito, Apple ha i fedeli.
Non ha più senso la comparazione, i nuovi competitor della chiesa di Steve si chiamano Vaticano o Scientology.

guardare keynote per credere: https://www.apple.com/apple-events/september-2017/

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