Mangia che ti passa

Marta Usai
3 min readMar 10, 2018

L’alimentazione emotiva, in inglese emotional eating, è la tendenza a mangiare per compensare il disagio emotivo.

In realtà, da un punto di vista biologico, la risposta più naturale al disagio emotivo sarebbe quella di mangiare meno, poiché l’attività intestinale diminuisce in presenza di eccitazione emotiva, sopprimendo così la fame ed il mangiare.

Tuttavia, così come gli adulti, anche i bambini e gli adolescenti mostrano la tendenza a sovralimentarsi in risposta alle emozioni, piuttosto che mangiare poco.

Questo implica un range di vari comportamenti alimentari, quali un aumento del numero di snack ingeriti, di cibi ipercalorici, un apporto calorico totale maggiore rispetto a quello necessario, frequenti problemi di sovrappeso. Diverse ricerche hanno inoltre evidenziato un’aumentata reattività al cibo, cioè la tendenza a mangiare in risposta a segnali come la vista e l’odore del cibo, tendenza che si è visto essere correlata all’alimentazione emotiva.

I genitori giocano un ruolo fondamentale nel modellare il comportamento alimentare dei figli, che non devono però essere considerati dei recipienti che accolgono passivamente i comportamenti genitoriali. I due fattori si influenzano reciprocamente. Questo è vero anche nello svilupparsi dell’alimentazione emotiva, che può affondare le sue radici nelle abitudini alimentari infantili.

Non è infrequente, tra i genitori, usare il cibo per regolare il disagio dei loro figli. Generalmente sembra funzionare, almeno sul momento, e così continuano su questa strada. In questo modo insegnano ai loro bambini, seppur in maniera inconsapevole, ad utilizzare le stesse tattiche quando provano emozioni sgradevoli.

In altre parole, a un bambino che ripetutamente viene nutrito quando è agitato o esprime emozioni negative, arriva il messaggio che mangiare lo aiuta a regolare queste emozioni.

Ma come accennavo sopra, la relazione è bidirezionale, e i genitori sviluppano le loro pratiche nutritive anche in risposta alle caratteristiche dei loro piccoli. I bambini che sono particolarmente sensibili al miglioramento dell’umore apportato dal cibo, possono elicitare e rinforzare la nutrizione emotiva nei loro genitori. Insomma, un adulto che sperimenti che il suo bimbo si calma facilmente col cibo, sarà più incline ad alimentarlo emotivamente.

È quanto ha rilevato una ricerca norvegese condotta sui bambini in età scolare: quando i bambini tra i 4 e i 6 anni vengono consolati dai propri genitori con cibi come la merendina preferita, questi stessi bambini, a 10 anni, hanno maggiori probabilità di ricorrere all’emotional eating. Inoltre, quando i bambini accettano facilmente il cibo come fonte di conforto, i loro genitori sono più propensi a continuare in questo circolo vizioso usando gli alimenti con una valenza simbolica.

Riferimenti:

  • Nguyen-Michel, Unger, & Spruijt-Metz, 2007; Shapiro et al., 2007; van Strien & Ouwens, 2007; Sleddens, Kremers, De Vries, & Thijs, 2010; Croker, Cooke, & Wardle, 2011.
  • Steinsbekk, Silje, et al. “Emotional Feeding and Emotional Eating: Reciprocal Processes and the Influence of Negative Affectivity.” Child Development (2016).

Sono una psicologa psicoterapeuta ed esercito presso la città di Cagliari. Svolgo attività di consulenza e psicoterapia, rivolte ad individui, coppie e famiglie.
www.martausai.it

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