Il “Consultellum” si mangia i piccoli partiti

Perché con la legge elettorale attuale molti partiti di piccole dimensioni non sarebbero rappresentati al Senato

Mattia Guidi
4 min readMar 10, 2014

Il Parlamento sta discutendo di riforma elettorale, e sappiamo che per il momento si è scelto di mettere mano soltanto alla legge elettorale per la Camera dei deputati. È infatti intenzione della maggioranza delle forze politiche cambiare radicalmente la natura del Senato, facendone una camera di mediazione fra stato ed enti locali, e sottraendola dal rapporto di fiducia col governo.

Nessuno può però escludere che si vada a votare prima di aver ultimato la riforma del Senato, il che significherebbe avere due sistemi elettorali diversi per le due camere: il cosiddetto Italicum alla Camera (ammettendo che venga approvato nel giro di qualche mese) e il cosiddetto Consultellum al Senato (vale a dire, quel che resta del Porcellum dopo la sentenza della Corte Costituzionale 1/2014).

Lo scopo di questa simulazione è mostrare perché un Senato eletto col sistema elettorale attualmente in vigore sarebbe comunque composto da molti meno partiti del Senato attuale. Infatti, le soglie di sbarramento (3% nelle coalizioni, 8% per liste non coalizzate, 20% per le coalizioni) non sono state toccate dalla Corte Costituzionale. Quello che è cambiato radicalmente, però, è l’incentivo a formare coalizioni.

Nel Porcellum formare coalizioni aveva lo scopo di prendere un voto in più degli avversari (molto spesso delle coalizioni avversarie), in modo da aggiudicarsi il premio di maggioranza. Il Porcellum dava a tutte le forze, sia grandi che piccole, un incentivo ad entrare in coalizione. Per quelle grandi, l’incentivo era la possibilità di ottenere più voti che correndo da sole. Per quelle piccole, era nella soglia di sbarramento più bassa (dall’8% al 3%), che in molti casi era decisiva per eleggere senatori.

Ora, dato che il premio di maggioranza non c’è più, la Consulta ha cancellato l’unico incentivo che le grandi forze avevano a formare coalizioni. Col risultato che formare una coalizione ha come unico risultato, per le grandi forze, quello di rendere più probabile l’entrata in Senato di partiti relativamente piccoli, senza per questo aumentare di una virgola la probabilità di ottenere più seggi per sé. Anzi, formare coalizioni con forze minori porta quasi certamente ai grandi partiti un numero di seggi inferiore che se corressero da soli. Illustro queste conclusioni con un esempio.

Mettiamo che la regione X assegni 20 senatori. Col Porcellum, 11 andavano alla coalizione vincente, e i restanti 9 venivano divisi proporzionalmente fra tutti gli altri.
Nel caso di voti così suddivisi:

PD 31%
M5S 25%
FI 23%
LN 5%
Sinistra 4%
NCD 3.1%
SEL 3%
SC 3%
FdI 2%
altri 0.9%

PD e FI avevano un incentivo a formare coalizioni, per evitare che l'altro, facendolo, gli prendesse il premio di maggioranza. Perciò si sarebbero formate due ipotetiche coalizioni (il M5S non forma coalizioni per principio):

1) PD+SEL=31+3=34%
2) FI+LN+NCD+FdI=23+5+3.1+2=33.1%

Grazie al fatto di aver preso con sé SEL, il PD avrebbe preso (con SEL) il premio di maggioranza, che altrimenti la coalizione di centro-destra gli avrebbe soffiato. La distribuzione dei seggi sarebbe dunque stata la seguente (vi risparmio i calcoli):

PD 10
M5S 4
FI 3
SEL 1
LN 1
NCD 1

Ora, dato che nella legge attuale il premio di maggioranza non c'è più, quale sarebbe la ripartizione dei seggi con e senza coalizioni?

Sempre dando per scontato che M5S non formi alcuna coalizione e che PD e FI formino le loro come avrebbero fatto col Porcellum, questo sarebbe il risultato in termini di distribuzione dei seggi:

PD 7
M5S 5
FI 5
SEL 1
LN 1
NCD 1

Il PD cala di tre seggi che avrebbe preso con il premio di maggioranza. I precedenti “perdenti” (che non accedevano al premio di maggioranza) crescono. In particolare, il M5S cresce di un seggio e FI di due.

Vediamo però cosa succederebbe se PD e FI rifiutassero di formare coalizioni con forze minori. Il risultato sarebbe il seguente:

PD 8
M5S 6
FI 6

Come vediamo, tre partiti sotto l’8%, che nello scenario precedente prendevano seggi solo per il fatto di essere coalizzati (SEL, LN e NCD) rimangono senza seggi. Lo stesso accade a tutte le altre liste che non superano l’alta soglia di sbarramento. Il risultato è che le tre liste che lo superano sono in meno a spartirsi la stessa torta. Il risultato è che tutti e tre i partiti grandi aumentano i loro seggi.

Insomma, il Consultellum, in mancanza di coalizioni, rende la vita molto dura ai partiti piccoli, che sopravvivrebbero solo se fortemente radicati in alcune regioni (è il caso, senz’altro, della Lega). Ma il grosso dei seggi andrebbe ai tre partiti maggiori, con un marcato effetto di semplificazione del quadro politico. Questo ovviamente non garantirebbe “governabilità”, nel senso che — a Costituzione invariata — una grande coalizione PD-FI sarebbe ineludibile. Ed è per questo che la riforma del Senato rimane necessaria.

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Mattia Guidi

Political scientist, assistant professor at @ScuolaNormale. Tweets in Italian and English. Views are my own.