I Giochi nella Tempesta

2023, la tempesta che ha travolto l'industria dei Videogiochi

Matteo Sciutteri
10 min readJan 19, 2024
Photo by Sigmund on Unsplash

Versione inglese qui.

Faccio parte dell’industria dei videogiochi da circa vent’anni, e dell’industria tech in generale da oltre venticinque.

Ho visto più di una bolla esplodere: solitamente queste si basavano su elementi che soltanto agli investitori totalmente esterni a tali industrie potevano apparire davvero come una rivoluzione interessante sulla quale scommettere (sì, NFT, sto parlando di voi — tra gli altri).

Quello che sta succedendo nel mondo dei videogiochi in questo momento (e di quello tech, per estensione), mi pare sia un po’ diverso.

Siamo tutti a conoscenza (per lo meno, chi segue le notizie legate all’industria) dei numerosi tagli che molte compagnie stanno effettuando. Una stima abbastanza accurata è attorno ai 10000 licenziati nel 2023:

More than any specific video game or piece of news, layoffs defined the past 12 months. Companies large and small have felt their impact. Unofficial figures estimate 9,000 workers have been affected, and at the heart of it all are corporations that valued growth at all costs — including people.

Ci sono tantissimi articoli che raccontano questi drammatici eventi: molti riportano anche interviste a ex-dipendenti, cercando di capire cosa è successo nell’AziendaX, e perché si è giunti al taglio numeroso (e doloroso) di personale.

Una cosa che, però, personalmente non ho visto fare a nessuno è analizzare nell’insieme il quadro generale, cercando di unire i puntini.

Sì, alcuni articoli hanno iniziato (per fortuna) a collegare la crescita esponenziale e insensata nel periodo dell’esplosione del Covid-19 come a una delle cause: se cresci troppo e non riesci a valorizzare quella crescita, è normale che poi tu debba tagliare.

With much of the world sequestered at home in 2020, viewership of three major streaming platforms — Twitch, YouTube Gaming, and Facebook Gaming — was sky high.

During that time period, video game companies had benefited from pandemic-driven interest in gaming, driving sales to everything from consoles and games to accessories, increasing profits.

Aubrey Quinn, senior vice president of communications for the Entertainment Software Association, agreed: The industry expanded in 2020 and 2021 during the COVID-19 pandemic, adding up to be worth $56.6 billion in 2022, she said. That’s a level of growth that no other entertainment industry has matched. “What we’re seeing now is that the market is stabilizing,”

Ma è davvero così? È davvero normale?

Brace yourself: quello che avete davanti è un lungo articolo nel quale tenterò di spiegare perché questa situazione era non solo prevedibile ma in molti casi calcolata. E anzi, in alcune circostanze era l’obiettivo che si voleva raggiungere.

Sì, è un articolo fortemente anticapitalista, e con una buona dose di idealismo. Sì, proverò ad argomentare la mia analisi con i dati e i fatti. No, non mi metterò a discutere con chi mi darà del complottista (non lo sono, semplicemente inizio a essere vecchio; e come tutti i vecchi, rompicoglioni e precisino).

Timeline

Photo by Daniele Franchi on Unsplash
  • Inizio 2020 — il Covid-19 colpisce tutto il mondo, in maniera tragica e profonda. Le persone sono chiuse in casa, hanno paura, e si rifugiano nei mondi di fantasia. Così, l’industria del gioco (sia da tavolo che elettronico) diventa un punto di riferimento anche per chi — in un momento di vita “normale” — non aveva tempo o interesse a utilizzare quel tipo di prodotti lì. (Vabbè, in Italia siamo anche diventati tutti pizzaioli e panificatori provetti, ma questa è un’altra storia).
  • Da metà 2020 fino a metà 2021 circa — data la crescita di interesse per l’industria del gioco, i grandi investitori e le grosse multinazionali fiutano il potenziale affare: maggiore interesse = potenziali maggiori introiti. Di conseguenza inizia il periodo di spese e investimenti folli, caratterizzato soprattutto da multinazionali che comprano decine di altre aziende, investitori che lanciano soldi a chiunque proponga un pitch anche solo vagamente decente, ecc. Questi investimenti hanno spesso tra gli obiettivi da raggiungere (imposti e inseriti nei contratti) la crescita del personale:

Insomma: hai venduto la tua azienda? Vuoi un po’ di ricchi bonus prima di lasciarla definitivamente? Entro X anni devi portare i dipendenti a +50%

  • Da metà 2021 a fine 2022 — le aziende acquisite fanno a loro volta spese pazze sul mercato. Cercano risorse da pompare dentro il loro staff. E per trovarle, offrono contratti competitivi, bonus, e benefit impensabili fino a qualche tempo prima (benefit che, in parte, si rimangeranno — come il “full remote… ah no, scusate, intendevamo ibrido… ah no, scusate, la nostra filosofia aziendale ne risente, scherzavamo”).
  • Tutto il 2023 — più o meno ogni mese qualche azienda inizia a lasciare a casa dipendenti. Prima decine, poi centinaia, poi migliaia. E per chiarire: parliamo di migliaia di famiglie che finiscono per trovarsi in situazioni di difficoltà, e magari devono anche cambiare forzatamente nazione (perché se non hai un lavoro in molti stati il permesso di soggiorno non te lo rinnovano — neppure se vivi lì da tempo). Non numeri: persone.

Ora, in un mondo ideale, se un’azienda licenzia il 30% dei dipendenti dovrebbe perdere valore. E con ideale intendo: un mondo dove il capitalismo è solo un brutto ricordo da studiare sui libri di scuola.

Perché in questo mondo ideale prima di licenziare delle persone al solo scopo di “riorganizzare” l’azienda per migliorare i margini di profitto, dovresti tagliare altre spese — seguendo l’esempio di quel gigante che fu Satoru Iwata alla guida di Nintendo nel 2014:

Iwata is having his pay cut in half due to Nintendo’s poor performance. Other company directors will get pay cuts between 20 and 30 percent.

E licenziare solo come estrema ratio, quando non hai un altro modo per tenere a galla l’azienda stessa. Per cui, in questo mondo ideale licenziare significherebbe dichiarare pubblicamente: “ho problemi economici, sto tagliando i dipendenti perché non ho i soldi per pagarli”.

Sei in difficoltà -> licenzi personale -> perdi valore.

Invece, nella follia totale di questa industria (e del sistema economico capitalista in generale, ovviamente) le aziende che effettuano tagli stanno acquistando valore:

Videogame software provider Unity Software (U.N), opens new tab will target laying off approximately 25% of its workforce, or 1,800 jobs, the company said in a regulatory filing, opens new tab and internal company memo on Monday.

After the announcement, Unity shares were up nearly 5% in after-hours trading.

Tutto calcolato

Quando leggo articoli come quelli che ho riportato sopra dove viene detto che “beh, è l’industria che si sta stabilizzando”, mi incazzo.

A parte che il concetto di “stabilizzarsi” lasciando a casa10000 colleghi mi pare un problema che andrebbe sviscerato nel dettaglio, col rischio di però di farmi scoppiare una coronaria — soprattutto dovremmo domandarci: che necessità c’è di “stabilizzare” un’azienda quando in realtà questa ha ancora introiti milionari e nessun problema di liquidità?

Questa non è stabilizzazione. Non è una crisi che viene contenuta. È un meccanismo che è stato calcolato perché funzioni esattamente così, diviso in 3 fasi (e noi siamo più o meno a metà tra la prima e la seconda).

Ora, lo scopo di questo articolo non è un’analisi sui sistemi finanziari e delle loro speculazioni — non è il mio mestiere, per cui sicuramente scriverò delle imprecisioni che, se segnalate, proverò a correggere (ammesso che io riesca a trovare tempo ed energia per farlo).

Se state cercando un dizionario preciso di questi argomenti, purtroppo qui non lo troverete. Quello che cerco di fare è mettere a nudo il quadro nella sua totalità. I suoi fatti e i suoi numeri. I puntini uniti.

L’andatura finanziaria di Electronic Arts, da Yahoo Finance — mi sono permesso di evidenziare due eventi, probabilmente non correlati tra di loro e assolutamente casuali

Fase 1 — investimenti e crescita

Photo by Wilhelm Gunkel on Unsplash

AziendaX ha 100 dipendenti e vale 1. Arriva il Covid-19, le persone sono obbligate a stare a casa e hanno più tempo per giocare: all’improvviso AziendaX ha l’opportunità di aumentare il proprio parco clienti.

Arriva quindi GrossoInvestitore che dice “AziendaX, ti compro perché vedo del potenziale in te: voglio investire dei paperdollari nella tua azienda, tu assumi persone così puoi creare prodotti migliori, guadagnare di più, e siamo tutti felici”.

Tutto bello? Non proprio. GrossoInvestitore non sta comprando AziendaX perché ne sposa la filosofia aziendale o perché apprezza i suoi lavori passati. E non ha neppure idea di cosa fare con l’AziendaX: sta solo investendo denaro, che è il suo mestiere.

Per assumere tante persone in fretta (come da accordi per l’acquisizione), AziendaX offre contratti molto competitivi (alta retribuzione, bonus, ecc.)… tanto lo fa con i soldi di GrossoInvestitore.

Le conseguenze nell’immediato periodo sono:

aumento del personale -> potenziale maggiore -> messa in cantiere di un progetto più grande -> aumento dei costi -> crescita del valore di AziendaX sul mercato -> GrossoInvestitore aumenta il valore delle sue azioni.

  • CEO, CDA, management, ecc. ottengono ricchi bonus, e sono felici.
  • I nuovi dipendenti hanno un buono stipendio e bei benefit, e sono felici.
  • I vecchi dipendenti (verosimilmente) ricevono bonus e aumenti, e sono felici.

Così tanta felicità che per circa sei mesi l’industria dei videogiochi sembrava il paradiso terrestre. Il posto migliore dove lavorare.

(Certo, bisognava ignorare il crunch sistematico e la discriminazione dilagante — problemi trascurabili, dai).

Fase 2 — tagli e licenziamenti

Photo by Edson Junior on Unsplash

AziendaX comincia a mettere a frutto gli investimenti nelle nuove risorse assunte e a lavorare a un prodotto più grande — e non è detto che riesca a farlo bene: inserire decine di nuovi dipendenti e incrementare la dimensione di un progetto ha le sue complessità e non c’è nessuna garanzia di successo, specialmente nel breve periodo. Soprattutto, anche con la gestione migliore, servirà tempo per vedere i primi risultati.

GrossoInvestitore quindi vede i costi crescere nel tempo e dice “ehi, stai costando troppo, devi licenziare per ridurre i costi”.

Attenzione: non “non abbiamo i soldi, purtroppo dobbiamo licenziare” ma “il margine di profitto non è sufficientemente alto, dobbiamo licenziare”. Che è un po’ diverso, mi pare.

AziendaX licenzia, e qui avviene la magia:

taglio del personale -> meno costi, stessi incassi -> quindi trend in crescita (meno costi, a parità di incassi, significa più guadagno — in pratica, i grafici che piacciono tanto a GrossoInvestitore hanno la linea che va verso l’alto) -> aumento valore dell'azienda -> GrossoInvestitore aumenta, ancora una volta, il valore delle sue azioni.

  • CEO, CDA, management, ecc. ottengono ricchi bonus, e sono felici.
  • I dipendenti che restano si sentono fortunati e, per paura di essere i prossimi a essere mandati via, accetteranno di ridurre i benefit.
  • Gli ex-dipendenti licenziati, se sono fortunati, hanno ricevuto una buonuscita (che garantisce alle aziende un positivo ritorno di immagine), e in ogni caso, si trovano senza un lavoro dall’oggi al domani.

Il punto su cui riflettere è questo: GrossoInvestitore era consapevole che sarebbe andata così. In alcuni casi erano consapevoli anche i manager di AziendaX, ma non sempre — soprattutto se l’azienda era giovane o molto piccola.

A GrossoInvestitore andava bene speculare sulla vita dei dipendenti usa e getta, per guadagnare più soldi. Lo sapevano sin dall’inizio, e non solo non gli importava, ma per loro era una grande opportunità.

Fase 3 — il mare è pieno di pesci (piccoli)

Photo by Sebastian Pena Lambarri on Unsplash

Non è finita: le migliaia di persone licenziate cercheranno un nuovo lavoro, in un mercato all’improvviso (e in maniera innaturale) ricco di richieste e povero di offerte.

Quindi gli stipendi si svaluteranno e i “fortunati” che troveranno un impiego saranno pagati meno, avranno meno benefit e — nei casi peggiori — anche meno diritti. Tutto questo di fronte allo spauracchio del “se non accetti tu, ci sono altri 100 candidati. L’industria è in crisi: ringrazia che ti stiamo offrendo questo posto a queste condizioni.”

Le conseguenze sono:

AziendaY (acquistata anch’essa in precedenza da GrossoInvestitore) assume nuove persone ad un “prezzo ridotto” -> aumenta potenziale produttivo, ma a senza alzare troppo i costi -> aumenta il valore di AziendaY -> GrossoInvestitore vede il valore delle sua azioni aumentare per la terza volta.

  • CEO, CDA, management, ecc. ottengono ricchi bonus, e sono felici.

Concludendo

Ecco, io credo sia un peccato che abbia dovuto sentire la necessità di spendere un paio di giorni a scrivere e riscrivere questo articolo (con la consapevolezza che, se mai sarà letto da più di due persone, potrebbe costarmi contratti e lavori futuri — come già capitato in passato), per raccontare il pezzo mancante che nessun altro sta evidenziando.

È un peccato che l’abbia scritto io, perché non è il mio mestiere e non sono bravo a farlo. Spero che presto altri lo facciano meglio e raggiungendo un pubblico più vasto (ehi, Netflix — sì, tu, tra un licenziamento e l’altro se vuoi fare una docuserie sulla cosa, io ho due gatti da mantenere per cui accetto anche bassi compensi!).

E vorrei davvero che si parlasse di più e meglio di questo argomento. Perché, alla fine della fiera, in mezzo a tutti questi guadagni resta il silenzio tragico di famiglie che perdono stabilità, serenità e troppo spesso la salute mentale.

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