“Voglio trovare un viso che non mi scruti dentro”
(“Badlands”)
“Quando mi guardava, non era soddisfatto di ciò che vedeva”
(Da “Born to Run. L’autobiografia”)
Per quanto non potessero essere più diversi tra loro, la relativa contiguità temporale (un anno esatto di distanza) tra “Western Stars” e il Bob Dylan di “Rough and Rowdy Ways” mi colpiva particolarmente, perché li vedevo come due album che “collocano” nella storia della musica americana i rispettivi autori: Dylan che guarda negli occhi la generazione dei padri (della quale è legittimamente membro), Springsteen che anche in età matura si dichiara ancora una volta figlio con un’opera che rimanda esplicitamente e programmaticamente al pop californiano di cinquant’anni prima, a Glen Campbell, ai film western. …
È appena finito un anno in cui tutti, dai cantanti delle megaproduzioni agli artisti che vivono di serate nei locali, hanno avuto il loro brivido, e ancora non si sono ripresi.
Per gli uni e per gli altri, insieme ai concerti in streaming i cd registrati nelle “quarantine session” casalinghe sono fra le novità di un anno che probabilmente cambierà qualcosa nel nostro modo di godere della musica, anche se forse non abbiamo ancora capito come cambierà. …
Val, finalmente arriva “A world of Lullabies”. Come ti è venuta l’idea di suonare una raccolta di ninne nanne? E come hai scelto i pezzi?
VB: L’idea è arrivata quando è arrivato Dante, il mio primo figlio. Ricordo che un giorno Dima, mia moglie, mi disse: non hai niente di adatto da suonargli per prendere sonno? Vuoi mica farlo diventare matto con i tuoi esercizi? Devo ammettere che sono in grado di trascorrere due ore sullo stesso accordo e per giorni di seguito se non mi viene una cosa, per non parlare di quando mi esercito su qualche standard jazz. Così per gioco mi sono messo a cercare qualche ninna nanna in rete e ho scoperto “Dandini Dandini Danali Bebek”, una melodia tradizionale turca. Mi sono divertito ad arrangiarla per chitarra e a comporgli anche qualcosa intorno così ne ho cercate delle altre o dalla rete oppure chiedendo a conoscenti di diverse nazionalità, che è una modalità ancor più stimolante: per dirti, nel disco dovrò ringraziare la mia vicina di casa iraniana, o una mamma di un compagno di scuola di Dante che viene dalla Finlandia, e Yun, un amico coreano. …
Appassionato di chitarra acustica e di folk inglese dagli anni ‘70, insegnante nella formazione professionale ora in pensione ed ex-apicoltore semi-professionista. Attualmente appassionato di flora spontanea e di ambienti naturalistici, e ovviamente ancora di musica.
Ma tutta la storia è raccontata nell’articolo.
Classe 1954, molte passioni e molti lavori a contrastare una precoce attrazione per la musica iniziata ai tempi della scuola e passata attraverso centinaia di dischi ascoltati in quella meraviglia degli anni ‘70. È nel 1970 che mi innamoro del fingerpicking con le canzoni di Donovan in dischi strepitosi e poco conosciuti come “A gift from a flower to a garden” e “HMS” (1971) addirittura non edito in Italia…
Grazie ai tributi di Donovan a Bert Jansch scopro questo genere più spiccatamente strumentale e sofisticato. Insieme a Bert suona un certo John Renbourn, che diventa il mio musicista preferito: di lì l’amore per il folk inglese e i Pentangle, che somministro anche ai miei amici chitarristi, contagiandoli. Chitarristicamente, il sogno dei miei anni giovanili. …
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