Il patto.

Mario Flavio Benini
3 min readMay 6, 2016

“L’ordine sociale è un diritto sacro, che sta a base di tutti gli altri. Tuttavia questo diritto non deriva dalla natura, ma è fondato su convenzioni”.

Il contratto sociale“, Jean-Jacques Rousseau

La maggior parte degli intellettuali contemporanei sono pessimisti. Scrivono libri che sono al contempo critici verso il presente e pessimistici verso il futuro. Al contrario io sono fondamentalmente e attivamente ottimista. È un fatto che negli ultimi cinquant’anni abbiamo vissuto eventi che hanno trasformato i nostri corpi, i nostri rapporti con il mondo, con gli altri, si tratta di eventi talmente significativi che possono essere paragonati solo al Rinascimento. Mi sembra che si tratti di trasformazioni per lo più positive, e trovo che il ruolo e il dovere della filosofia sia utilizzarle per costruire la casa dove abiteranno le generazioni future (ne ho parlato nel post “Perché abbiamo urgente bisogno di filosofi?”).
E, quando stiamo costruendo quella casa, abbiamo il dovere di essere ottimisti e positivi.

Esaminiamo queste trasformazioni. Innanzitutto tendiamo a non accorgerci che nei paesi occidentali da cinquant’anni non ci sono guerre. Per dare un’idea di quanto sto dicendo basti pensare che il periodo più lungo senza guerre, fino ad oggi, furono sette anni nel diciassettesimo secolo. Questi cinquant’anni sono quindi da considerare eccezionali. Non che non vi siano più state guerra nel mondo, è ovvio, ma sto parlando dei paesi dell’occidente. E, in questo periodo di pace, il corpo umano è stato trasformato nei modi più imprevedibili dai progressi nel campo della medicina, della farmacologia e della biologia. Per accorgerci di quanto esso sia stato trasformato, dovremmo fare una cronistoria della sofferenza, delle malattie infettive e delle epidemie. Al Musée Galliera di Parigi, si trovano una serie di capi di vestiario che risalgono agli inizi del diciannovesimo secolo — il corpo umano è talmente diverso da oggi, che quei vestiti starebbero stretti a una ragazzina di undici anni. Ma, oltre a questi cambiamenti, ci sono stati quelli nella tecnologia, grazie ai quali le conseguenze delle nostre azioni e del nostro lavoro non sono più meramente locali, ma sono diventate globali. In altre parole il lavoro dei miei genitori e dei miei avi sortiva i propri effetti sulla loro famiglia sulla loro fattoria (i miei nonni vivevano in piccolo paese della campagna Lombarda), mentre oggi le nostre azioni possono avere una ripercussione globale.

All’inizio del ventesimo secolo, a seconda del paese, tra il 70 e l’80% della popolazione, ovunque, era costituita da contadini. Al termine di quello stesso secolo, a seconda del paese, tra il 2 e il 3% della popolazione era costituita da contadini. Dobbiamo tenere conto che l’agricoltura fu inventata nel Neolitico, in Medio Oriente, e coinvolgeva grosso modo chiunque. All’inizio del ventesimo secolo, non c’era un solo politico, avvocato, scrittore, ingegnere, e via dicendo che non ne avesse fatto, in gioventù esperienza diretta. Abbiamo tutti un nonno o bisnonno che fu agricoltore. Oggi invece non c’è un solo politico, imprenditore, operaio, insegnante, avvocato, e così via, che ne abbia un’esperienza diretta. Si tratta di una rivoluzione che ha trasformato il modo in cui l’umanità ha vissuto fin dal Neolitico.
Prima di tutto, quindi, abbiamo nuovi corpi, poi un nuovo universo, un nuovo mondo verso il quale dobbiamo assumerci delle responsabilità proprio mentre lo trasformiamo. E ancora, grazie alle nuove tecnologie come internet, i nostri rapporti con gli altri si sono completamente trasformati in termini di spazio e tempo, così come le nostre funzioni cognitive, come la memoria, il calcolo e l’immaginazione. Tali trasformazioni, che toccano diversi ambiti del lavoro, della salute e della conoscenza, costituiscono un background diverso da quello da quello di venti, trent’anni fa. Si tratta di cambiamenti che risalgono agli anni ’70 e ’80, e con essi sono cambiati tutti gli interrogativi della filosofia — della scienza cognitiva, della biologia, della sessualità, della riproduzione. Anche la famiglia è cambiata, sollevando nuovi interrogativi relativi alle strutture sociali e al modo in cui ci rapportiamo al mondo. Tutto ciò considerato, è quindi evidente che devono essere ricostruite anche le fondamenta della filosofia.
Cosa significa ricostruire la filosofia? Significa che questa nuova relazione nei confronti del mondo porta con se delle responsabilità verso il mondo.
La filosofia può essere lo strumento che ci può aiutare a esplorare nuovi modi per pensare a tale relazione. La filosofia ci può essere d’aiuto per pensare a un nuovo patto con il mondo.

Originally published at marioflaviobenini.org.

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Mario Flavio Benini

Creative Director METAZoo - http://metazoo.it - Non sembra un idiota e non parla come un’idiota, ma non lasciatevi ingannare Mario Flavio Benini NON è un idiota