Doppio click su Sketch

La mia esperienza d’uso.

Mirko Santangelo
2 min readMar 14, 2014

Conobbi Sketch quasi due anni fa quando nessuno ne parlava e i suoi difetti di gioventù mi impedirono di inserirlo nel flusso di lavoro. Già allora però mi stupii non per la presenza di funzioni avanzate di chissà quale tipo, bensì per quelle di base in cui la rivoluzione colpiva le piccole azioni del lavoro quotidiano, disegnare una forma, impostare un gradiente o gestire l’area di lavoro. Progettare interfacce con Sketch era un processo più immediato. Ciò nonostante preferii tornare agli strumenti con cui ero solito progettare, con la stagionata convinzione di chi al nuovo preferisce un sistema più longevo di cui il tempo ha temprato l’abitudine.

Nel corso della mia carriera, ad intervalli più o meno regolari, sento l’esigenza di affrontare una sorta di riepilogo, per capire se quello che faccio al momento può essere fatto meglio e con meno sforzo, self-improvements come dicono gli inglesi. Quindi al tempo decisi di abbattere ogni genere di sicurezza strumentale presa fino a quel momento e ricominciare da zero, obbligandomi a trovare soluzioni alternative senza ricorrere a quelle precedenti, ripresi sotto pointer Sketch.

Ancora un giorno e poi smetto

Con mio grande piacere scoprii che gli sviluppatori avevano realizzato un lavoro fantastico. Le performance erano nettamente migliorate e nuove features introdotte. Cercai di “forzare la mano” mettendo Sketch alla prova in termini di stabilità con progetti non proprio usuali e i risultati furono più che positivi. Mi diedi una settimana di tempo per capire se il programma poteva adattarsi alle mie esigenze e ben presto scoprii che i sette giorni erano diventati mesi. Mi chiesi come abbia potuto aver fatto le stesse operazioni cosi tanto banali e immediate in Sketch, in maniera del tutto inusuale e forzatamente complicata su altri software.

Hyper Car
realizzata con Sketch

Uscire dalla propria zona di comodo

Non voglio dar per scontato che ci siano strumenti migliori di altri. In fondo sappiamo tutti che il miglior strumento per un designer è la materia grigia che ha in testa e non l’estensione del file che utilizza, eppure vorrei spingervi a sperimentare nuovi metodi, essere sempre aperti al cambiamento e, perché no, distruggere tutte le vostre sicurezze per consolidarne i processi e scoprirne di nuovi.

La creatività vive d’eterna giovinezza.

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