Piccola Torino

poesia di fuga

Carlo Molinaro
2 min readDec 30, 2013

fuga fuga scrittori in fuga col cranio fracassato a porta palazzo dolcezza di agrumi

su camion da sicilia oppure odore capri anacapri cardi anacardi cardinali

addolcite con prati verdi aiole linee austere palazzo madama e madamine

corrusche con le occhiaie interminabili malati terminali agonia di granchi

nelle umide casse al mercato del pesce bianche trombe scosciate majorettes

dalla collina in primavera effluvio d’erba cipollina con matte castagne

d’autunno viale thovez salesiani e albergo a ore con cioccolatini mattutini

quando corso regina nero e giallo come il culo di una vespa punge e muore

sotto il tailleur metamorfosi a rovescio la farfalla s’imbruca e s’inlarva e s’ignora

la signora sul sedici che sfreccia nella così detta feccia senza torinesi a bordo

era un dolce ricordo una sera in corso bologna l’amica non resisteva più

e accovacciata rimboccata smutandata davanti a un fiat fiorino fa pipì

e da superga nel festante coro lascia un nuovo decoro ai castellani buoni

che osservano lo spazio che s’incurva dalla mole giù giù fino ai murazzi

luccicanti di scaglie roteanti luci azzurre con profumo di lustre conchiglie

da cui venere incompresa nasce al prato di via artom con saggezza di condom

al meglio che non coglie nessun film per via roma griffata di stronzette

l’angoscia è un’onda immonda che l’afferra e lo circonda minacciosa

e gli manca qualcosa torino laboriosa torino volontaria che toglie anche l’aria

amore mio l’amore è sempre un gesto inconsulto talvolta anche un insulto

torino che non svela torino che querela torino è una candela precaria

quando il sole la pulisce quasi più non riconosce le sue luci intubate nel falso

cortese galante gentile dura e fredda col guanto col fucile col torbido dei preti

con la disperazione dei poeti e delle troie annegate in buonismo e cioccolate

da baratti scandalosi fra parenti fastidiosi e inquietanti presenze d’eminenze

mimetici avvocati annotati a notai bottegai arricchiti analfabeti devoti ma

soffia un vento che consola intermittente arginando il terrore lungo un viale

ossidato d’argento fottuto di tristezza seduto su una panca di piazza statuto

dove tutto sembra chiuso si riapre si scioglie all’improvviso sorride e l’accoglie

così riprende fiato così grato di gioia riprende la fuga la fuga la fuga

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