Micro-influencer, mettiamo le mani in pasta

Dalla teoria alla pratica: profiliamo alcuni micro-influencer

Elena Morbioli
Innovation Eye
3 min readFeb 2, 2019

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Un numero di followers compreso tra i 10K ed i 500K, secondo Forbes. Questa sarebbe l’audience di un micro-influencer. Perché la rivista americana lo definisce la forza marketing del futuro? Che ruolo gioca rispetto al macro-influencer?

Le Flying Girls durante un evento running di Nike

Un macro-influencer, come siamo abituati a vederlo, ha un numero di followers di gran lunga superiore ai 500K, è un professionista della comunicazione, spesso questa consiste nel suo lavoro o ha alle spalle un team di supporto, il suo target di riferimento è eterogeneo e difficilmente le sue interazioni avvengono in modo diretto con chi lo segue. La strategia che lo accompagna è quella di una collaborazione simile a un vero e proprio contratto di lavoro, in cui brand e influencer organizzano una comunicazione su larga scala, solitamente stimandone un budget per il numero di post sponsorizzati.

I brand che si sono dedicati all’influencer marketing per raggiungere i propri consumatori o per attrarne di nuovi, avvertono però in molti casi la necessità di avere un dialogo più diretto con loro e creare un maggior coinvolgimento. Vi sono pubblici di nicchia, come sottolinea un articolo di MediaBuzz, che non s’intercettano affidandosi alla legge dei grandi numeri.

Il micro-influencer è seguito per la sua competenza in materia, per la coerenza e l’autenticità dei suoi contenuti, per il coinvolgimento con i suoi followers, per la fiducia, per il dialogo costante che ha con loro. Il pubblico del micro-influencer è composto da seguaci affezionati, che instaurano con il tempo un rapporto bilaterale che le aziende possono utilizzare come canale di comunicazione diretto ed autentico.

Nel pratico

Se volessimo toccare con mano questo fenomeno del micro-influencer marketing, dove dovremmo guardare? Passando dalla teoria alla pratica, questi sono alcuni esempi di micro-influencers che possiamo trovare su Instagram.

Milano, otto ragazze, le @flyinggirlsmilano (2.8K reach) si sono fatte ambassadors dell’atletica e del running e sono state individuate da Nike come micro-influencer autentiche e strategiche per raggiungere il loro target. Nike se ne serve per creare engagement e portare memberships alle run che organizza periodicamente. Le flying girls sono prima di tutto atlete, consumatrici dei prodotti Nike che testano personalmente durante allenamenti e gare e, per questo, sono ritenute non solo competenti ma anche credibili ed affidabili.

Altro esempio italiano a tema fitness ma orientato anche verso l’alimentazione, è quello di @mares9595 (9K reach). Si tratta di un ragazzo che si dedica ad un percorso di dieta flessibile e pesistica in palestra e che mantiene un contatto diretto con i suoi followers, promuovendo la sua figura di personal trainer.

Un altro caso interessante è quello di Francesca Boni (6.6K reach), una ragazza che cura un profilo dedicato all’eco-sostenibilità. Ha fondato @ilvestitoverde (1.5K reach), un progetto italiano che promuove la sostenibilità e la moda etica e consapevole.

Uscendo dal contesto italiano, si possono evidenziare micro-influencer dedicati per esempio alla pratica dello yoga, come nel caso di Svetla, 9.5K reach, che dedica tutto il suo profilo IG alla pratica tradizionale dello Ashtanga e alla nutrizione sana.

Micro-influencers offline

Online si trovano diversi articoli e blog (qui ne trovate un esempio) che forniscono consigli su come trovare dei micro-influencers online, dimenticandosi di un passaggio cruciale: questi personaggi nascono dal mondo offline. Ciò che rende tale un micro-influencer è la sua esperienza diretta sul campo di cui si fa ambassador. Perciò potrebbe essere interessante per un brand che voglia aprirsi a questa forma di marketing individuare profili autentici nel mondo “fisico”, magari assumendosi anche il rischio di iniziarli e formarli all’uso dei social media.

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