Come sono stato catturato da Wagner in Repubblica Centroafricana

Nicoló
16 min readJul 24, 2024

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PARTE 1

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Introduzione

Quanto segue è la narrazione della mia avventura nella Repubblica Centro Africana, dall’iniziale fase turistica e felice, fino a quella meno felice, in cui sono stato preso in custodia dai mercenari di Wagner e poi arrestato dalle autorità centro africane.

Questo è quello che succede quando l’esperienza di un viaggiatore lo rende un po’ troppo arrogante, viaggiare nelle zone di guerra non è un gioco.

In questa parte sono descritti i miei spostamenti nell’area “pacifica” del paese, e le attività turistiche che sono riuscito a svolgere.

Nota: la situazione nel paese è in costante evoluzione, chiunque stia pianificando di viaggiare in Repubblica Centro Africana deve sempre tentare di avere informazioni più aggiornate possibili.

Chi vuole contattarmi o scoprire tutte le mie avventure in giro per il mondo mi può seguire su Instagram: @nico.cpp

Questo articolo è un po’ lungo, ma se desideri, puoi cliccare qui per andare direttamente alla parte drammatica della storia. Cosa che io sconsiglio. La Repubblica Centro Africana ha tanto da offrire al di là della guerra e della povertà; questa parte iniziale dell’articolo fornisce ulteriore contesto e le ragioni del mio viaggio in questo Paese.

Cos’è la Repubblica Centro Africana?

La Repubblica Centro Africana (spesso abbreviata CAR — Central African Republic) è un paese senza sbocchi sul mare, situato proprio al centro del continente Africano. Ha una lunga storia di dittatori folli, colpi di stato e guerre civili. Ad oggi è probabilmente la nazione più povera della Terra, sta ancora facendo i conti con la guerra civile che si protrae da un decennio, ed è costantemente in fondo alle classifiche di ogni indicatore sociale ed economico. Nell’intero paese c’è un un’unica strada asfaltata, e le infrastrutture, anche più basiche, si trovano solo nella capitale. Ad esempio, al di fuori della capitale, Bangui, non esistono distributori di carburante, banche, o qualunque altro servizio essenziale.

Dopo aver visitato ormai metà del continente questo paese lo definisco “L’ Africa dell’Africa”.

Ho viaggiato molto in Africa e non ho mai visto un paese nemmeno remotamente simile alla Repubblica Centro Africana. Ho passato molto tempo in Mali, Burkina Faso, Sierra Leone e Liberia — altri paesi particolarmente poveri — e sembrano tutte nazioni sviluppate a confronto con la CAR.

L’ingresso nel paese

Ho ottenuto facilmente il mio visto al Consolato di Douala, in Camerun. È bastato dire che avrei attraversato il confine via terra, e che la ragione dietro al mio viaggio era semplicemente “turismo”. Non hanno avuto obiezioni.

Ho pagato 90.000 CFA [la valuta corrente in Camerun e CAR NDT] (circa 130$) e dopo due giorni mi è stato consegnato il visto.

Per arrivare al confine tra Camerun e CAR ho preso un treno per Yaoundè, altro treno per Belabo, minibus per Bertoua, altro minibus per Yokodaouma, e, infine, un taxi condiviso per la città di confine di Libongo.

Taxi condiviso verso Libongo, è tutto così rosso la

Arrivare a Libongo è stato piuttosto semplice, tralasciando la grande quantità di sabbia e polvere. L’ultima città vera e propria prima del confine è Bertoua, dove ho prelevato parecchi CFA ad un bancomat di Ecobank, visto che questa banca non fa pagare commissioni extra. È molto difficile prelevare contanti in CAR, e quando trovi un modo generalmente le commissioni sono esagerate. Poiché entrambi i paesi hanno la stessa valuta, è meglio procurarsi il contante in Camerun.

Verso Yokadouma

Libongo è un piccolo villaggio sul confine. Non c’è connessione ad Internet con i dati mobili, tuttavia ci sono delle zone WiFi alle quali ci si può collegare pagando pochi dollari al giorno. Nonostante la posizione tanto remota, Libongo è particolarmente sviluppato grazie alla sua fiorente industria del legname. Lì ho passato la notte in un motel passabile, per 7.000 CFA.

Arrivato all’ultimo posto di blocco, mi è stato detto di farmi timbrare l’uscita sul passaporto il giorno stesso, anche se avrei attraversato il confine il giorno seguente. Tuttavia, una volta giunto a Libongo, l’ufficio immigrazione era già chiuso. Fortunatamente, un poliziotto che stava passando di lì mi ha portato a casa del funzionario dell’immigrazione, che ha timbrato il mio passaporto direttamente lì nella sua abitazione.

L’ ufficiale che timbra il mio passaporto mentre che guarda l’ African Cup

In viaggio verso Bayanga

La mia prima destinazione in Repubblica Centro Africana è stata la città di Bayanga. Molti moto-taxi a Libongo si sono offerti di portarmici per 25.000 CFA, ma sapevo che non aveva senso perché avremmo dovuto spostare la moto sulla piroga per attraversare il fiume Sangha ed arrivare all’altro lato del confine. Così, la mattina seguente, ho camminato fino al fiume e ho pagato 2.000 CFA per noleggiare una piroga ed arrivare sull’altra sponda.

Una volta arrivato lì, ho passato la dogana senza troppi problemi. Ho dovuto pagare 4.000 CFA per le “immigration and police fees” e dopo neanche 15 minuti mi hanno fatto passare. Ho trovato subito un moto-taxi, che mi ha portato a Bayanga per 15.000 CFA. Stranamente, il mio passaporto non è stato timbrato alla dogana, ma ad una stazione di polizia in cui ci siamo fermati durante il viaggio.

Attraversamento del fiume Sangha

Sulla strada per Bayanga abbiamo attraversato molti posti di blocco. Le autorità mi hanno sempre chiesto da 2.000 a 4.000 CFA come “tassa di passaggio” ad ognuno di questi, ma sono riuscito a fare finta di niente e ho evitato di pagare.

Dicono che è facile incontrare dei gorilla su quella strada, purtroppo non sono stato così fortunato, ma la strada era in buone condizioni e anche l’autista ha guidato bene.

Timbro di uscita da Libgono, Cameroon e timbro di ingresso in Repubblica Centroafricana, il confine si chiama “Lindjombo” sul lato Centroafricano

Quando siamo arrivati a Bayanga, è successa una cosa strana: siamo andati ad una stazione di polizia locale dove hanno timbrato il mio passaporto una seconda volta! Inoltre, mi hanno chiesto quando avevo in programma di lasciare la città e mi hanno anche fatto il timbro di uscita. Personalmente, non mi era mai capitato che il mio passaporto venisse timbrato ulteriormente una volta entrato nel paese, in nessuna delle oltre 80 nazioni visitate finora.

Verso Bayanga

Arrivato a Bayanga

Il motivo per cui ho voluto attraversare il confine da una dogana tanto remota era che volevo visitare il Dzanga Sangha National Park di Bayanga, che è uno dei patrimoni UNESCO della Repubblica Centro Africana, ed è considerato il parco nazionale meno visitato del pianeta.

L’ingresso al parco è estremamente costoso, così, per risparmiare soldi sull’alloggio, ho evitato di dormire alla Doli Lodge, l’albergo ufficiale del parco. Invece, ho deciso di andare all’Elephant Motel, che ha un proprietario molto simpatico ma non offre servizi di ristorazione di alcun tipo. Ho scoperto solo dopo che una migliore opzione per il pernottamento, allo stesso prezzo, è il Bongo Motel, che al suo interno ha anche un ristorante. In generale, a Bayanga le opzioni per mangiare sono limitate.

Ci sono due operatori telefonici in CAR: Telecel e Orange. Nel villaggio di Bayanga la connessione 3G di Telecel funziona molto meglio ed è anche l’opzione più economica — per quanto, comunque, parecchio costosa al prezzo di circa €2 al GB — tuttavia, in certe aree del paese funziona solo Orange; pertanto, è meglio avere entrambe le SIM se si intende viaggiare in maniera estensiva nel paese. Cosa che, come capirete in seguito, è preferibile evitare al momento.

Non appena ho raggiunto il motel ho iniziato a sentirmi molto male. Ero abbastanza sicuro di aver contratto la malaria per la seconda volta nel giro di un paio di mesi, dovevo averla presa mentre ero in Cameroon. Ad ogni modo, ho iniziato subito la terapia con il Malarone ed il giorno seguente mi sentivo già Meglio. Il proprietario della Shanga Lodge si era offerto di curarmi gratuitamente, ma avevo già con me tutte le medicine necessarie e sapevo già come trattare la malaria, inoltre morivo all’idea di prendere un altro moto-taxi in quelle condizioni per arrivare fino alla sua foresteria.

Non c’è molto a Bayanga

Le attività al parco di Dzanga Sangha.

Ero già da settimane in contatto con Monsieur Lambert, che si occupa del turismo nel parco, e tramite lui ho organizzato una visita di una giornata intera. Il costo totale è stato di circa €500 suddivisi in: €150 per noleggiare un fuoristrada con conducente e carburante incluso; €300 per vedere i gorilla, più altre tasse per accedere al parco e vedere gli elefanti.

Questo parco è probabilmente la meta turistica più di nicchia che esista, è generalmente visitato solo da persone molto benestanti che vengono qui con voli privati e dormono nel costoso hotel dentro al parco, che è così tanto esclusivo che non mi hanno fatto cenare lì perché non ero un ospite della struttura, nonostante la quantità di denaro che avevo comuque già versato nelle casse del parco.

I gorilla

Il trekking tra i gorilla è stato fantastico. Attualmente c’è solo una famiglia di gorilla educata a stare vicino agli umani, e lo staff del parco sa dove trovarla. Il WWF è l’ente che gestisce il parco e c’è un certo numero di ricercatori internazionali che sta svolgendo degli studi al suo interno. Per un’ora ti permettono di avvicinarti molto agli animali, nel frattempo, il personale osserva il loro comportamento e prende appunti.

Il Maschio Alpha

Gli elefanti

Dopo l’esperienza con i gorilla, siamo saliti su un punto di osservazione dove si possono vedere più di cento elefanti contemporaneamente. Continuavano a barrire e a fare versi, è stata un’esperienza surreale, mi sono sentito dentro Jurassic Park.

Incredibile

Al punto di osservazione ho incontrato una ricercatrice tedesca molto simpatica, che stava lavorando per un’università Americana. Lei vive nel parco da quasi tre anni, passa la maggior parte delle sue giornate in cima all’ obeserving deck per studiare gli elefanti. È davvero interessante incontrare queste persone che fanno lavori tanto peculiari in luoghi estremamente remoti.

I pigmei Bayaka del Centro Africa

Il giorno successivo, sempre tramite Monsieur Lambert, ho organizzato una escursione di mezza giornata per andare a vedere i pigmei. Ci sono molte attività che si possono svolgere con loro, cacciare con le reti e costruire una capanna tradizionale insieme, ad esempio. Io ho scelto di vedere i balli tradizionali, ho pagato €75 per il noleggio del fuoristrada e €30 per lo spettacolo di ballo. Mi è stato detto che l’80% di quello che si paga per queste attività viene dato direttamente ai pigmei.

Mi faceva un po’ specie essere l’unica persona bianca lì presente, ma si è comunque raggruppata una grande massa di persone per vedere il ballo, così almeno per fortuna non sono finito in una “esibizione privata”. Avevo paura che fosse un’ attività inventata solo per i turisti, ma era il caso: è parte della loro tradizione, ed era ovvio che gli piacesse ballare tutti insieme.

Lo spettacolo è durato un’ora, è stato bello vedere come si divertissero tutti assieme.

Dopo il ballo, i pigmei mi hanno fatto fare il giro del villaggio. C’è anche una scuola locale ed posso dire che non se la passino così male rispetto alla media dei villaggi del paese, in parte grazie anche alle attività turistiche del loro parco. Mi hanno detto che la maggior parte di chi vive nei villaggi non possiede denaro, generalmente scambiano pesce e selvaggina per verdure dal Camerun. Qui è molto difficile coltivare perché gli elefanti distruggono i campi.

Questa è una delle loro capanne tradizionali, mi chiedo come facciano durante la stagione delle pioggie.

Il viaggio verso Bangui

Dopo aver visitato Dzangha Sangha, la mia missione era raggiungere la capitale, Bangui, un viaggio che è stato portato a termine probabilmene da massimo una manciata di stranieri dall’inizio della guerra, ormai dieci anni fa. Il mio piano era quello di rimanere vicino al confine col Camerun fino alla seconda città, Berberati, e poi continuare all’ interno verso Bangui. Mi sono informato in ogni città sulla situazione di sicurezza lungo la strada che mi separava dalla tappa successiva, e, come piano B, mi sono sempre assicurato di avere la possibilità di ri-attraversare il confine col Camerun.

Monsieur Lambert mi ha aiutato a trovare un buon moto-taxi e così ho raggiunto la città di Nola pagando 15.000 CFA.

I “Benzinai” in Repubblica Centroafricana

Il viaggio è andato tutto liscio, ho passato qualche posto di blocco sulla strada, dove mi controllavano sempre i documenti e poi mi lasciavano andare.

Verso Nola

Abbiamo anche attraversato molti villaggi, e tutti erano molto felici di vedere una persona bianca andare in giro. Mi salutavano sempre ed erano contentissimi quando ricambiavo il saluto.

Tramonto a Nola

Nola è una città desolata. Per qualche ragione, c’è una grande comunità di Mauritani che lavora nei negozi del luogo. Sono stato in Mauritania e trovo che, per quanto povero, sia un paese in condizioni decisamente migliori della Repubblica Centro Africana, mi chiedo come mai questa gente sia finita qua.

Quest’area del paese è piena di miniere di diamanti, e gli uomini d’affari ci si recano per acquistarli. Per questo motivo c’è un motel in condizioni accettabili in ogni città della zona, al prezzo di circa 10.000 CFA.

Speravo di trovare un’auto da Nola a Berberati, dal momento che andarci in moto è particolarmente lungo. In questa zona la sabbia scivolosa e anch’io spesso devo impegnarmi attivamente per mantenere l’equilibrio della moto durante la guida. Una volta arrivato a Nola ho chiesto ovunque se qualcuno sapeva dove prendere una macchina per Berberati . Alla fine, quelli del motel sono riusciti a trovarmi solo un’ altro moto-taxi per andare da Nola a Berberati, per il quale ho pagato intorno ai 20.000 CFA.

La strada per Berberati

Questo tratto è stato terribile: la moto continuava a rompersi, abbiamo dovuto cambiare una gomma e riparare i freni. Spesso l’autista, mentre andava a riparare la moto nella città più vicina, doveva lasciarmi ad aspettare in qualche villaggio, per poi tornare a prendermi. Gli abitanti dei villaggi erano, come sempre, molto ospitali, e mi offrivano tutti una sedia per riposarmi.

Durante questo percorso abbiamo anche avuto un incidente, sempre a causa dei freni rotti e la sabbia scivolosa. Seppur in maniera non grave, mi sono ferito un braccio.

È davvero pesante viaggiare in Repubblica Centroafricana

Ad un posto di blocco, il poliziotto che ci ha fermati ha voluto chiamare il suo superiore a Nola per controllare il mio visto, ci ho brevemente parlato anche io. La poliziotta al telefono sapeva parlare inglese ed era molto amichevole, mi ha detto che le dispiaceva non avere avuto occasione d’incontrarmi quando ero a Nola. Il mio visto andava bene e ci hanno lasciato procedere.

Ad un altro checkpoint, mi hanno chiesto di seguirli alla stazione di polizia locale. Hanno di nuovo chiamato il loro capo per chiedere circa la validità del mio visto e poi mi hanno lasciato andare, salutandomi dicendo pure “Your papers are very good”.

Bellissimo tramonto verso Berberati

Berberati

Berberati si è rivelato uno dei posti più interessanti che io abbia visto in Repubblica Centro Africana. Nonostante non si la città più popolosa dopo la capitale, è invece la seconda città più importante economicamente, ed è stata una buona occasione per vedere della vera vita locale.

Grazie alle ricerche svolte precedentemente, mi sono messo in contatto con un’associazione italiana che sta aiutando la scuola Cattolica locale, loro mi hanno velocemente organizzato un giro della scuola. Se qualcuno vuole donare soldi a questa associazione, sappia che il denaro sarà in buone mani, e aiuterà persone che sono tra le più bisognose del pianeta.

Questa maestra gestiva una classe da più di 100 alunni

Sono rimasto molto affascinato da come gli insegnanti si stessero impegnando al massimo per mantenere alta l’attenzione degli studenti, ballando e cantando insieme. Inoltre, i loro disegni sulle lavagne sembravano vere opere d’arte. Mi hanno detto che questa situazione differisce dalla maggior parte delle scuole del paese, dove i bambini vengono picchiati regolarmente.

Ho avuto una breve conversazione con un’insegnante che parla italiano, e le ho chiesto a proposito della sicurezza della strada verso Bangui. Lei mi ha detto che di solito abbinano autisti musulmani a passeggeri cristiani, così da non essere attaccati dai ribelli di entrambi gli schieramenti. Molto rassicurante.

A spasso per Berberati

Quando sono arrivato a Berberati, ho avuto un incontro fortunato: Christian, un giovane che mi ha visto per strada, mi ha fermato per chiederemi se sapessi parlare inglese e siamo rapidamente diventati amici. Mi ha aiutato a curare le ferite del mio incidente: abbiamo dovuto cercare in quattro diverse farmacie per trovarne una che avesse il disinfettante.

Abbiamo passato quel giorno e quello successivo a girovagare per la città, incontrando i suoi amici. Le ragazze che mi ha presentato stavano sempre ballando nel loro tempo libero. In Africa, la musica ed il ballo sono spesso una parte molto importante della cultura locale, ma ho notato che in CAR lo sono ancora più della media africana.

Il mio nuovo amico mi ha poi presentato un altro ragazzo che parlava fluentemente in inglese, è stato molto interessante conversare con loro. Questi ragazzi sanno di vivere in uno dei peggiori posti sul pianeta, e fanno del loro meglio per studiare e avere qualche speranza di migliorare le loro vite. Ho passato abbastanza tempo in Africa da essere in grado di capire quando qualcuno è amichevole solo per approfittarsi del ragazzo bianco ricco. Queste persone non avevano certo questo obbiettivo, erano genuinamente felici di accogliere un ospite straniero.

Purtroppo Christian non ha uno smarthone nè si può permettere un piano dati, gli auguro il meglio.

Ho chiesto ai ragazzi se ci fosse un posto accettabile per cenare a Berberati. In queste città desolate, generalmente, ho fatto affidamento sulle omelettes, il pane, e le barrette energetiche di emergenza. Come prevedibile, è venuto fuori che l’unico vero ristorante della città è quello frequentato dai commercianti di diamanti e dal personale ONU (a Berberati è presente una base MINUSCA). Abbiamo mangiato molto bene, ed era piuttosto costoso, ed ho pagato circa €50 per tre persone, quasi l’intera paga mensile di una persona normale, in Repubblica Centro Africana. Spesso le persone non realizzano che questi paesi non sono poveri solo per gli stipendi bassi, ma anche per i prezzi alti. La CAR è un paese senza sbocchi sul mare con quasi nessuna industria, strade orribili, e uno stato di guerra civile costante. I suoi abitanti devono fare affidamento per quasi ogni bene su importazioni parecchio costose.

Alla fine della cena, alcune persone estremamente povere sono venute a chiedere se potessero avere i nostri avanzi. Si sono quasi picchiati per averli. Uno dei ragazzi con cui avevo mangiato, Christopher, mi ha guardato e ha detto “people are hungry here”. Non mi dimenticherò mai quella scena.

La strada per Bangui

La stessa NGO italiana che si occupa della scuola di Berberati, mi ha dato il contatto di un prete locale che ha studiato in Italia molti anni. Lui è riuscito a mettermi su un grande fuori strada Toyota con tanto di scorta di due soldati — un grande miglioramento dopo la tortuosa avventura in moto che avevo appena avuto.

I soldati a bordo non hanno mai controllato i miei documenti nè si sono chiesti cosa stessi facendo li.

Come sospettato precedentemente, il conducente era davvero musulmano! Qui le persone normali non si interessano delle differenze religiose, ho visto parecchi musulmani pregare in pubblico e Cristopher mi ha detto che lui frequenta un liceo cristiano dove insegnano anche professori musulmani. Inoltre, molti musulmani hanno trovato riparo nelle chiese locali durante i vari massacri che hanno sofferto.

Sosta per comprare della farina di Mannioca

Abbiamo preso la strada RN6 per Carnot, e poi, a mia sorpresa, l’abbiamo lasciata per prendere la RR5 per Baoro, allungando di circa 60km rispetto a rimanere sulla RN6. La strada per Baoro attraversa il nulla più totale, non c’era un singolo villaggio. In seguito, mi hanno detto che quella strada era estremamente pericolosa: visto che è così deserta è terra fertile per banditi e ribelli. Sono contento che avessimo una scorta armata con noi.

“Grigliata” lungo la strada, sono grasscutter

Più tardi ho scoperto perché abbiamo scelto di prendere la RR5: dopo Baoro la strada era asfaltata! È stato il primo asfalto che vedevo in quasi una settimana, ed effettivamente la RN3 che collega il Camerun con Bangui è l’unica strada asfaltata del paese.

Siamo arrivati giusto prima del tramonto, ed una donna, mia simpatica compagna di auto, si è offerta di accompagnarmi a fare il check-in alla guest house Cristiana di Bangui, che si trova nella scuola di San Charles. Le persone locali, in CAR, sono in media molto gentili e contente di aiutare gli stranieri.

Bangui

Bangui non è la capitale africana peggiore che abbia mai visto. È meno caotica di Conakry e Lagos e probabilmente meno pericolosa di Monrovia. Ad ogni modo, non la considererei un posto sicuro, specialmente se ci si allontana dal centro città, inoltre bisogna essere molto attenti di notte. Credo che un veicolo su tre in strada sia un’auto dell’ONU. Non ho mai visto tanta presenza dell’ONU e delle ONG in nessun’altra città, e grazie alla loro presenza c’è un certo numero di bar e cafè a Bangui che hanno standard quasi internazionali. Inoltre non ho mai visto nessun’altra città in cui puoi vedere i soldati andare in giro per strada armati di RPG.

Porta Romana costruita dal dittatore Bokassa, sullo sfondo scritta Bangui in stile Hollywood

Ho avuto qualche incontro interessante alla guest house cattolica di Bangui. Ho incontrato un giovane prete tedesco che attualmente vive nella zona est del paese. So che quella è la zona più pericolosa del paese e gli ho chiesto come funziona per la sicurezza quando si recano lì. Mi ha risposto che — oltre a pregare — di solito i soldati ai posti di blocco sono al corrente della situazione lungo la strada che segue, e se gli è stata riportata la presenza di banditi o ribelli ti impediscono di proseguire.

Ho anche incontrato il prete italiano che mi aveva aiutato con il trasporto da Berberati a Bangui. Entrambi i preti sono d’accordo che la missione ONU MINUSCA non sta facendo molto per garantire la sicurezza nel paese, e che l’esercito russo di Wagner, anche se non ha particolare rispetto per i diritti umani, sta facendo molto di più di MINUSCA se non altro per combattere i ribelli.

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Nicoló

Avid traveler focused mainly on Africa and the Middle East