Visualizzare le mappe del catasto terreni con Google Maps

Paolo Mistrangelo
5 min readSep 27, 2020

L’Agenzia delle Entrate ha finalmente aperto le porte al libero utilizzo delle mappe catastali rese disponibili in modalità WMS. Vediamo come, con un semplice script, si possono utilizzare in ambiente GMaps.

TL;DR Se non volete cimentarvi nel tutorial e provare subito a navigare nelle mappe catastali, collegatevi a http://www.fastmap.it. (Lo script che troverete è costruito sulla piattaforma Leaftlet con OSM come mappa di base)

La notizia diffusa il 24 settembre sul sito dell’Agenzia delle Entrate è destinata a segnare un punto di svolta nell’uso dei dati cartografici: le mappe del catasto terreni, già consultabili liberamente ma per uso “personale”, si aprono ad un utilizzo pubblico e senza limiti, grazie alla nuova licenza CC-BY-4.0, che consente la produzione di opere derivate, anche commerciali, con il solo obbligo di citarne la fonte.

Novità che non poteva non risvegliare nel sottoscritto il desiderio di riaprire il cassetto e metter mano a tutta una serie di script e procedure accumulate negli anni e sempre tenute un po’ nascoste perché “vietate”. E così, stimolato anche dalla lettura di un bell’articolo dell’amico Andrea Borruso, ho pensato anch’io di scrivere questo piccolo tutorial per poter utilizzare le mappe catastali in un ambiente meno “professionale” per chi si occupa di Gis, e destinato soprattutto a chi voglia costruire nuovi servizi web a partire da questi contenuti.

Non starò quindi a spiegare cos’è un servizio WMS, e quali meraviglie permette a chi sa usare un software come QGis (che cito solo perché gratuito ed open-source). Né mi metterò a brontolare sul fatto che l’Agenzia delle Entrate potrebbe essere più coraggiosa ed esporre i dati con una modalità vettoriale e non raster. In modalità WFS per esempio, non particolarmente performante a mio parere, ma sicuramente più utile per poter derivare servizi di maggiore qualità. O meglio ancora in formato VectorTile, quello che utilizzano OpenStreetMap e MapBox. Ma il discorso si specializzerebbe troppo, e non è questa la sede.

Come interfacciare il portale WMS dell’Agenzia delle Entrate

Per chi conosce il Gis, accedere ad una risorsa cartografica WMS è operazione assai semplice. Basta copiare il link del server, selezionare il contenuto che si vuole visualizzare, ed il gioco è fatto. La mappa verrà visualizzata e aggiornata ad ogni zoom o spostamento senza che ci si debba preoccupare del sistema di riferimento scelto. Ma per chi volesse esporre queste mappe su di una piattaforma webgis da programmare, non basta saper scrivere codice. La modalità con cui l’Agenzia delle Entrate espone le mappe è un servizio WMS, non WMTS, dove la T significa “tiles”. E soprattutto tra i sistemi di riferimento associabili non compare l’ EPSG:3857, che è lo standard di riferiento OGC per il WMTS.

Per poter quindi visualizzare queste mappe catastali con Google Maps, bisogna costruire la chiamata al server in modo coerente, simulando le chiamate al server WMS per fargli restituire singoli tiles come se fosse un vero server WMTS.

Il primo passaggio è quello di configurare nello script di Google Maps una mappa di tipo ImageMapType, definendone correttamente i parametri.

La dimensione di ogni tiles richiesto sarà di 256x256 pixel, e l’opacità del 70% consentirà di poter leggere in trasparenza la mappa di base su cui decideremo di visualizzare i dati catastali.

La chiamata getTileUrl al server WMS definisce questi parametri:

Il parametro LAYERS specifica il contenuto informativo della mappa, e sul sito dell’Agenzia delle Entrate viene spiegato con grande dettaglio cosa viene mappato e a partire da quale scala il contenuto è visibile.

Il parametro CRS definisce il sistema di riferimento. Senza entrare troppo nel dettaglio, il sistema prescelto EPSG:6706 è quello che garantisce una riproiezione più simile alla proiezione dell’EPSG:3857 di cui abbiamo detto sopra.

Infine. il terzo parametro più significativo è il BBOX, dove vanno definite le coordinate della coppia di punti che definisce gli estremi del riquadro da cui ricavare l’immagine catastale. Coordinate ovviamente diverse tile per tile, e per le quali è stata creata una funzione ad hoc.

Ogni tiles che viene inquadrato nella mappa visualizzata da Google è individuato da tre parametri: il livello di zoom e la posizione x e y. Tramite questi parametri, è possibile determinare le coordinate assolute di ogni tile, grazie alle due funzioni qui sotto:

Infine, l’ultimo passaggio per avere i dati delle coordinate da inviare al server compatibili con il sistema di riferimento prescelto, è quello di una trasformazione di coordinate dal formato EPSG:4326 al formato EPSG:6706 esposto dal servizio catastale. Trasformazione possibile integrando nello script la libreria open-source Proj4.

In questo modo, integrando le funzioni sopra descritte, si otterrà una procedura che, ad ogni livello di zoom, e per ogni porzione di territorio italiano inquadrato, effettuerà una chiamata al server dell’Agenzia del Territorio per ogni tiles inquadrato, sovrapponendolo in trasparenza alla mappa base di Google.

Il dettaglio di cosa verrà visualizzato per livello di zoom è deciso dall’AdE, e la velocità di generazione di questi tiles, che ricordiamolo vengono generati in tempo reale dal server, dipenderà dal livello di sovraccarico dell’infrastruttura dell’Agenzia.

Lo script completo per testare questo tutoriale è disponibile all’indirizzo github :

https://github.com/ilmistra/catasto_web/blob/master/catasto.html

Per poterlo far funzionare dovrete inserire la vostra chiave API di Google Maps, ottenibile qui, nella chiamata alla libreria API di Google Maps alla riga 13.

Se tutto funziona, dovreste vedere questa schermata. Buona navigazione!

E non finisce qui…

La visualizzazione delle mappe del catasto terreni sono solo un primo, fondamentale passo verso l’apertura completa dei dati catastali. Sarebbe di grande interesse poter integrare anche la ricerca in mappa a partire dai dati particellari. O integrare l’interrogazione in mappa come nel tutorial di Andrea Borruso. E poter associare anche i dati tabellari come la consistenza delle particelle, o i subalterni degli edifici. O i nomi dei proprietari di ogni particella e di ogni subalterno.

Tutte informazioni, vale la pena ricordarlo, che sono pubbliche per loro intrinseca natura.

Ci auguriamo che questi tutorial, che iniziano a costruire nuovi strumenti di consultazione “non istituzionali”, possano contribuire allo sviluppo di un universo di servizi e funzionalità di cui, in tanti, denunciamo l’assenza da troppo tempo. Perseguendo una trasparenza informativa sempre più necessaria.

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