Bologna, l’accoglienza passa anche da Internet

A inizio 2015, col supporto di Pane e Internet, CittadinanzAttiva e Informatici Senza Frontiere hanno formato 12 minori richiedenti asilo all’uso del digitale e di Internet. Nelle parole della volontaria Anna Baldini, il racconto di una esperienza di inclusione on e off line che è andata ben oltre le frontiere della sola alfabetizzazione informatica

Pane e Internet
6 min readJul 7, 2015

Anna Baldini è una cittadina di Internet fin dalla primissima ora. Dopo la laurea a Napoli, si è trasferita a Roma per lavoro e dal 2002 ha collaborato alla produzione di una newsletter e di un magazine on line sulle tematiche dell’architettura: “ricordo ancora le notti passate a spedirli. Allora ci collegavamo via modem, e creare e inviare prodotti ricchissimi di immagini a cento contatti per volta, per evitare di finire nello spam, era una vera e propria avventura ‘artigianale’. L’abbiamo rivissuta due giorni a settimana per anni, e ogni volta che ripenso a quegli inizi mi meraviglio della passione che ci abbiamo messo. D’altronde, senza quella non avremmo continuato fino ad oggi”.

Anna Baldini

Carica di quella passione, e di una certa, sistematica tendenza a mescolare volontariato culturale e lavoro, per una serie di scelte familiari e coincidenze, Anna è arrivata lo scorso anno a Bologna e poco dopo ha iniziato a collaborare con CittadinanzAttiva. “Sono entrata per dare un contributo sulla comunicazione, ma come accade a volte, quando cominci da quello finisci per riprogettare anche le attività e i servizi che devi comunicare”. Come se non bastasse, nel bel mezzo di questo nuovo inizio si è trovata catapultata nel mondo di Pane e Internet: “una mattina arrivo in sede e mi chiedono di sostituire un collega a una riunione pomeridiana della cabina di regia (cui CittadinanzAttiva partecipa). Non avevo la minima idea di dove fossi, ma ci è voluto poco per capire che ancora una volta ero tornata a casa: da sempre Internet tocca le corde della mia mente e del cuore”.

la sede bolognese di CittadinanzAttiva

Più che di amore a prima vista, tra lei e Pane e Internet si è trattato di un immediato, reciproco riconoscimento. Talmente “naturale”, che poche settimane dopo Anna era già in pista per una iniziativa di formazione digitale tanto inedita, quanto impegnativa. Tutto comincia in autunno: la cooperativa sociale Camelot contatta lo staff della Regione e chiede la disponibilità ad organizzare un corso per minori richiedenti asilo aderenti al programma SPRAR del Comune di Bologna. In Regione pensano immediatamente a CittadinanzAttiva e Informatici senza Frontiere, altra associazione componente della cabina di regia. “Stavamo già collaborando alla progettazione di un corso di alfabetizzazione informatica per anziani in programma a Castelfranco Emilia — prosegue Anna — e visti i temi che presidiamo, hanno dato per scontato che fossimo i soggetti adatti per occuparcene”.

la formazione ai migranti richiedenti asilo presso la sede bolognese di CittadinanzAttiva

Così, a inizio febbraio, assieme a Franco Visentin, referente regionale di Informatici Senza Frontiere, Anna si ritrova nella sede bolognese di CittadinanzAttiva, al cospetto di dodici “ragazzoni”: dieci del Gambia, uno del Senegal e uno del Bangladesh. “Mi ero tuffata in questo nuovo progetto piena di entusiasmo — ammette — ma lo shock di quella prima lezione non lo dimentico”. Nessuno dei ragazzi parla italiano, pochissimi conoscono l’inglese e soprattutto ognuno ha alle spalle una storia e delle esperienze assolutamente non comuni per chi, come noi, vive da questa parte del mondo:

“Parliamo di persone che hanno impiegato anche sei mesi per arrivare fin qui, che si sono imbarcate in Libia e per le quali molte delle cose che noi diamo assolutamente per scontate, come il fatto che si disponga sempre e comunque di energia elettrica e acqua corrente, sono delle novità assolute”.

L’ancora di salvezza, almeno inizialmente, sono i gesti che tutti noi, a prescindere dalla lingua di appartenenza, compiamo per usare un pc o uno smartphone. Le prime due lezioni trascorrono così. Lentamente qualcosa si muove, ma l’iniziativa stenta a decollare. Poi, al terzo appuntamento, tutto si sblocca all’improvviso. “Quel giorno era presente anche un mediatore culturale — spiega Anna — e come per magia finalmente i pochi che conoscono l’inglese cominciano a tradurre quello che spieghiamo agli altri. Gli avevamo ripetutamente chiesto di farlo anche nei primi giorni, ma a quanto pare c’era bisogno che fossimo legittimati da qualcuno già riconosciuto da loro come autorevole”.

la formazione ai migranti richiedenti asilo presso la sede bolognese di CittadinanzAttiva

Il resto è una storia ricca di soddisfazioni e bellissimi momenti, formativi e non solo. Nel corso di dieci lezioni di due ore, i ragazzi hanno appreso i rudimenti di base dell’utilizzo del computer, dello smartphone e della navigazione in rete.

Ma anche e soprattutto che grazie a questi strumenti non solo è possibile sentirsi un po’ più vicini a casa, perché si può rimanere in contatto con i propri cari e leggere cosa accade nel proprio Paese, ma ci si sente anche più integrati qui in Italia. Una doppia cittadinanza, digitale e non.

Certo, anche dopo la “comparsa” del mediatore culturale non tutto è stato immediato e scorrevole, anche e soprattutto per motivi linguistici che trascendono la semplice mancanza di un idioma comune per tutti. “Il vero scoglio è che i ragazzi parlano una lingua che non viene scritta — chiarisce Anna — fatta di soli fonemi ma non di grafemi; per questo, quando abbiamo cominciato a esercitarci con la videoscrittura, siamo finiti in un vicolo cieco”. E qui il progetto si è trasformato in qualcosa di più complesso rispetto a un semplice corso di informatica.
Con pazienza, riducendo i pensieri più articolati a “blocchi di senso nucleari” (per intenderci: non “io sono Abdul, vengo dallo Zambia e vivo a Bologna”, ma “Io sono Abdul. Io vengo dallo Zambia. Io vivo a Bologna.”), Anna e Franco sono riusciti a sciogliere anche questo grumo, e alla fine non solo c’è chi ha aperto un proprio account e-mail, Facebook o Skype, ma c’è anche chi ha scritto lettere d’amore alla fidanzata ideale, candidature per ipotetici datori di lavoro ed e-mail alla stessa Anna. Che ancora oggi, mesi dopo la conclusione del corso, continua a riceverne.

una lettera inviata ad Anna da uno dei ragazzi coinvolti nella formazione

“Non solo — prosegue — vengono spesso a trovarci qui in sede, magari per sentirsi rassicurati dopo notizie che li agitano, ma anche per chiederci di organizzare nuovi corsi”. Idea che a CittadinanzAttiva, Informatici senza Frontiere e Camelot è balenata più volte, ma che per ora rimane in un cassetto. Perché se questa prima esperienza si è sorretta su un notevole slancio di entusiasmo e improvvisazione, per le prossime occorre un minimo di strutturazione in più, soprattutto per capire come rimuovere quegli ostacoli linguistici che rischiano di vanificare anche i migliori sforzi.

la “premiazione”: al termine del corso i partecipanti ricevono gli attestati durante la Get Online Week 20015

Intanto, nell’attesa di capire se e come replicare e consolidare progetti di questo genere, magari anche grazie a Pane e Internet e ai Punti PEI che stanno nascendo nei territori, rimane il riverbero di una prima, ricchissima esperienza che ha significato tanto per tutti. Dai ragazzi, che si sono sentiti accolti e hanno capito quanto la rete possa essere una grande occasione per mantenere i legami con le proprie radici e inserirsi più e meglio nella nostra realtà, agli stessi promotori del corso.
“Non dimentico quelle prime due lezioni, la voglia di abbandonare che ogni tanto affiorava, e anche un certo modo di rivolgersi a me in quanto donna, figlio di culture profondamente diverse dalla nostra”, conclude Anna. “Ugualmente però, non dimenticherò mai come mi abbiano cercato i ragazzi il giorno che non sono riuscita ad essere al corso, perché malata, e quella volta che ho incontrato alcuni di loro in centro e mi hanno sommerso di abbracci. Porto sempre con me l’affetto di dodici figli, e spero tanto che questo numero possa crescere in futuro. Nel caso, cresceranno anche le loro opportunità di integrazione e affermazione personale grazie a Internet e alla formazione digitale”.

Anna Baldini all’ingresso della sede bolognese di CittadinanzAttiva

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