Se bastassero le buone intenzioni!

Patrizia Lombardi
3 min readOct 24, 2017

Noi umani siamo esseri strani, spesso ci rivolgiamo agli altri con intenzioni e desideri a noi chiari e riusciamo ad ottenere effetti diversi, talvolta opposti, da quelli che volevamo!

Mi occupo di comunicazione, di relazioni e di comportamenti. Nelle aule di formazione, nei percorsi di coaching, negli interventi di consulenza, ecc.

Il mio lavoro, ovunque sia il contesto e qualunque sia il modo in cui lo declino, consiste nell’analizzare, capire e aiutare a migliorare qualcosa che evidentemente non sta funzionando. Ovviamente, altrimenti non si capirebbe il perché del rivolgersi a me.

C’è un elemento che ritrovo costantemente nelle molte situazioni che affronto: la non consapevolezza degli effetti che le nostre comunicazioni/relazioni/comportamenti producono sugli altri.

C’è una strana cecità nel non voler vedere i danni che possiamo produrre.

Lungo la nostra strada talvolta facciamo del male senza accorgercene. Passiamo sopra le sensibilità altrui come dei caterpillar spesso completamente ignari della nostra potenza distruttrice. Questo è possibile per tanti motivi: perché siamo troppo autocentrati, perché non ascoltiamo, perché non ci interessiamo sufficientemente agli altri, perché non osserviamo, perché non curiamo le relazioni, perché possiamo e sappiamo essere cattivi. Tralascio volutamente l’intenzionalità di un cattivo comportamento perché c’è poco da dire su questo: se uno vuole essere malvagio e fare del male a qualcuno non c’è niente da fare e non c’è azione formativa che tenga!

L’ambito di cui sto parlando è quello della non intenzionalità, quello in cui si sa cosa parte da noi ma non si sa perché all’altro arrivi qualcosa di diverso, quello che… ma io non intendevo dire questo…ma non volevo assolutamente… non capisco perché se la sia presa tanto…ma io ho detto una cosa diversa, hai capito male… ecc. ecc.

Lavorando sulle relazioni e sulla comunicazione il primo passo è proprio rendere consapevoli del come i nostri modi di essere vengano percepiti dagli altri. Quando la non consapevolezza, dopo attente esplorazioni, diventa finalmente consapevolezza il lavoro non è ancora finito!

No, perché iniziano a farsi largo gli alibi delle “ buone intenzioni” che stanno dietro a ciò che inconsapevolmente ha incrinato le relazioni e ferito l’altro/i. Il territorio delle “buone intenzioni” è un territorio pieno di ambiguità, ultime spiagge per trovare ancora giustificazioni ai nostri errori comunicativi. Gli esseri umani non demordono facilmente e spendono molte più energie per autogiustificarsi che non nel cercare di capire veramente, di ammettere l’errore, di fare un passo indietro. Lo “smontaggio” delle buone intenzioni è il passo più complesso da compiere, non tanto perché le buone intenzioni non siano vere, ma perché costituiscono l’ultimo baluardo per sottovalutare il comportamento sbagliato, per non mettersi nei panni altrui, per continuare a pensare a sé invece che all’altro.

Finché non ci interessiamo anche all’altro, finché non spostiamo l’asse della nostra attenzione da noi a lui, non saremo mai in grado di costruire relazioni efficaci.

La buona intenzione mette in pace la nostra coscienza ma non rimedia l’errore o il danno provocato, la buona intenzione non ci assolve!

Un cazzotto è sempre un cazzotto! E fa male, anche se dato con le più buone intenzioni!

Patrizia Lombardi

Articolo originale pubblicato su Pulse

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Patrizia Lombardi

Consulente manageriale e di supporto alle organizzazioni, coach, trainer competenze gestionali e comportamentali