Ho raccontato l’Informatica ai ragazzi del liceo, e mi hanno aperto gli occhi.

Pietro Bongiovanni
3 min readJan 27, 2017

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Ci sono tante falle nel nostro sistema di istruzione: da programmi e metodi obsoleti, passando per ambienti e professori inadeguati fino al materiale che rischia di creare più confusione che altro nella testa degli studenti. Questo risulta nel fatto che molti studenti hanno le idee esageratamente confuse riguardo al mondo al di fuori della scuola superiore. È proprio spinto dalla certezza che sarei riuscito a raccontare il mondo che vivo tutti i giorni meglio del nostro sistema scolastico che ho deciso di mettermi in gioco e, con la speranza di riuscire ad aiutare anche un solo un ragazzo che si trova nella stessa situazione in cui mi trovavo io a 15 anni mi ha spinto ad andare a raccontare un po’ la mia vita quotidiana come (quasi) informatico.

Raccontare l’informatica a ragazzi del liceo, fra 15 e 18 anni, mi ha aperto gli occhi come non pensavo avesse potuto fare sulla gravità della situazione.

In molti abbiamo visto e ci siamo trovati a riflettere sul questo grafico.

Un milione di posti di lavoro vacanti nel 2020.

Un milione di posti di lavoro vacanti nel 2020. Tutti si sono soffermati su questo dato positivo, indicando come questo sia un grande incentivo, un dato che può aiutare gente quasi convinta a intraprendere la strada dell’informatica a compiere il passo decisivo, in pochi, però, si sono soffermati sul numero che veramente importa.

Perché solo 400000 studenti in un mondo che offre così tante possibilità? In un mondo in cui gli stipendi di entrata sono fra i più alti rispetto ad altre professioni e, soprattuto, in un mondo con una tale carenza di personale?

Il problema principale è la concezione che i ragazzi hanno di informatico.

Parlando con questi ragazzi, mi sono reso conto che la cultura cinematografica ha dipinto degli informatici o come dei geni assoluti, la cui intelligenza è come quella di pochi al mondo, oppure come delle persone con gravi problemi sociali, costretti a vivere al buio rinchiusi in casa mangiando hamburger fissando uno schermo.

D’altronde, se anche Donald Trump pensava che gli hacker fossero gente che pesa 200 kg e passa le proprie giornate a letto, possiamo dar torto a questi ragazzini?

La verità, tuttavia, è completamente diversa. È vero, nel mondo esistono i Bill Gates (Microsoft), i Mark Zuckerberg (Facebook), i Markus Persson (Minecraft), ma questo non significa che tutti gli sviluppatori, per essere delle valide figure all’interno dell’infinito mondo dell’informatico, debbano essere al livello dei tre citati. Così come non tutti i corridori devono essere Usain Bolt per essere dei buoni atleti e tutti i cuochi non devono essere dei Carlo Cracco per cucinare dei buoni piatti da mangiare, così anche chi si dedica all’informatica non deve essere un assoluto genio.

Allo stesso tempo, anche l’idea dei ragazzini di 200 kg chiusi in camera è altamente fuorviante: è vero che decine e decine di film, serie tv o serie animate hanno dipinto l’informatico come persona impacciata, incapace di fare altro se non stare dietro ad uno schermo a sbattere le dita sulla tastiera del pc. Più il mondo va avanti, però, e più questa malata idea di nerd è lontana dalla realtà: Mr. Robot ha forse esagerato nella direzione opposta nel raccontare la vita di un informatico, ma ritengo che la figura di Richard Hendricks (interpretato da Thomas Middleditch) in Silicon Valley racconti molto bene la figura di un informatico medio.

Non fatevi quindi spaventare dai computer, dall’ipotetica difficolta dell’informatica o dalla sua intrinseca ingegneriticità: è uno degli ambienti fra i più vari e vasti che esistano ed è soprattutto ricco di opportunità per chiunque abbia la voglia di gettarcisi dentro.

Raccontare l’informatica a chi non aveva minimamente idea di che cosa fosse è stata un’esperienza fantastica e farlo tra le quattro mura dove ho passato cinque lunghissimi anni lo ha reso ancora meglio. Spero di potermi ritrovare a breve davanti ad altri ragazzi a raccontare che L’Informatica è una Cosa Bella e spero che sempre più persone lo capiscano, perché è vero che l’industria ne ha bisogno, ma anche a livello personale lavorare in questo mondo è fantastico.

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Pietro Bongiovanni

Computer Engineering Undergrad. I love learning and i love doing it by teaching. My goal is to spread love and passion for Computer Sciences as much as I can.