BOSNIA-E. — Jovan Divjak torna a Sarajevo

La Redazione di Sconfinare
3 min readAug 11, 2019

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1 agosto 2011 Davide Lessi Inediti, Politica Internazionale, Vostok — Europa Est e Balcani 0

articolo apparso su “Il Riformista” domenica 30 luglio 2011

Sarajevo — «Jovan Divjak è un galantuomo e questa è solo una questione politica». Non ha dubbi il commerciante bosniaco mentre cerca di vendere ai turisti pentolini in rame per il kafa, il caffè turco locale, nel bazar della città vecchia. Ma non sa che la questione è destinata a risolversi di lì a poco. I muezzin chiamano i fedeli a raccolta per la preghiera del venerdì. È mezzogiorno quando dalle tv di Sarajevo si annuncia la liberazione del generale Divjak, per quattro mesi bloccato in Austria a causa di un mandato di cattura emesso dal governo di Belgrado. Arrestato all’aeroporto di Vienna il 3 marzo scorso, è stato scarcerato dopo 6 giorni, su pagamento di cauzione, in attesa del verdetto. E ieri, dopo una lunga attesa, la giustizia austriaca ha deciso di negare l’estradizione in Serbia, mettendo fine a mesi di provocazioni politiche tra serbi e bosniaci.

Divjak, passati i settanta, ama definirsi «cittadino del mondo», anche se viene da una regione dove la genealogia è legata all’infausto concetto di popolo-nazione (il narod). La carta d’identità indica la sua provenienza serba ma lui, già generale della JNA — l’Armata popolare jugoslava -, nella primavera del ’92 sceglie l’esercito della Bosnia Erzegovina. Sceglie l’amore per la sua città. Sarajevo, mon amour è il libro-intervista, in cui, incalzato da Florence La Bruyére, Divjak cerca di raccontare gli avvenimenti che portarono alla deflagrazione del conflitto tra il 1992 e il 1995. Condannando, senza mezzi termini, gli orrori altrui, ma trattando anche quelli commessi dal suo «ben misero esercito» e dai gruppi unitisi nella battaglia, i Berretti Verdi e gli altri della difesa territoriale bosniaca. Proprio per uno di questi fatti le autorità serbe ne avevano chiesto l’estradizione: il 3 maggio del 1992, alcune forze bosniache aprono il fuoco su una colonna di militari federali serbi disarmati oggetto di uno scambio di ostaggi. La loro vita per quella di Alija Izetbegović, presidente della neo-proclamata Repubblica bosniaca e catturato dai serbi all’aeroporto di Sarajevo al ritorno da un viaggio di tentativi negoziali. Lo scontro provoca una dozzina di vittime tra i serbi. Che accusano il «traditore» Divjak di aver dato l’ordine di sparare. È uno dei primi giorni dell’assedio a Sarajevo, la città-serraglio (dal turco saray) capace di resistere 44 mesi, più di 3 anni.

Come per Ejup Ganic, nominato alla presidenza al posto dell’ostaggio Izetbegović, e arrestato l’anno scorso nel terminal londinese di Heathrow, anche per Divjak i giudici hanno riconosciuto l’infondatezza delle prove e rigettato l’estradizione in Serbia. «Come a Londra, la verità ha vinto». Sorride Divjak mentre racconta a Il Riformista il suo periodo di permanenza forzata in Austria, mostrando il passaporto timbrato il giorno dell’arresto. Alla Dom Mladih, la Casa della Gioventù, l’associazione fondata da Divjak (L’Educazione costruisce la Bosnia Erzegovina) ha organizzato una festa. Intanto, nello scrosciare incessante della pioggia a Sarajevo, va in scena la 17esima edizione del Film Festival. Ma, per tanti, l’unica stella è lui. Dobro došli Jovo, bentornato, è la scritta che lo attende sul palco. «La giustizia è dalla parte della Bosnia Erzegovina», dice tra gli abbracci, mentre alcuni politici locali raccolgono flash di rito. C’è già chi parla di «decisione partigiana». Janko Velimirovic, capo del Centro per i crimini di guerra della Repubblica Srpska, la parte serba della federazione bosniaca spiega: «Il punto sarà vedere cosa accadrà agli altri casi su cui sta indagando la giustizia di Belgrado, dato che il mandato d’arresto non ha più effetto». Se ne parlerà ancora, ma per una sera Divjak, come nella poesia di Izet Sarajlić, esce «dalla prima linea» per chiedere un ballo. Un generale galantuomo.

Per approfondire l’argomento vi rimandiamo ad un articolo apparso su sconfinare.net qualche mese fa: http://www.sconfinare.net/?p=3930

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Sconfinare è il periodico creato dagli Studenti di Scienze Internazionali e Diplomatiche dell’Università degli Studi di Trieste — Polo di Gorizia.