La mia città, gli stranieri che non arrivano e i giovani che se ne vanno

Riccardo Saporiti
3 min readJan 17, 2019

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Il sindaco della mia città, rispettivamente Andrea Cassani e Gallarate, ha postato oggi sulla sua pagina Facebook quella che ha definito come “un’interessante analisi demografica che dimostra come la politica del ‘prima i gallaratesi’ qualche risultato concreto (e inconfutabile) lo sta portando”.

Il “risultato concreto” è legato al fatto che il numero di stranieri, tra il 2016 ed il 2019, è rimasto sostanzialmente costante. In altre parole, non ne arrivano più. Lecito, per carità. Ognuno esulta per quello che vuole. Io, da interista, resto fedele al motto “siamo fratelli del mondo”. Ma adesso sto divagando.

Il punto, qui, è che anche io sono andato ad osservare il bilancio demografico della città. I dati li ho trovati qui e ho voluto allargare il raggio. Prendendo in considerazione il decennio 20082018. Mi interessava capire come fosse cambiata la suddivisione della popolazione per fasce d’età. Ho quindi suddiviso i residenti per fasce d’età, fatto una pivot e quindi questo grafico:

L’elemento che mi interessa è rappresentato innanzitutto dalle due fasce di arancione più chiaro. Quella tra i 25 ed i 34 anni (passata dal 14,55% al 10,87% della popolazione) e quella tra i 35 ed i 44 (passata dal 17,1% al 14,93%). Il totale l’ho già riassunto nel sottotitolo dell’infografica: il peso percentuale di questa generazione si è ridotto di 5,85 punti percentuali.

Per inciso, si tratta della mia generazione, il che è poco interessante. Ma è anche la generazione del sindaco (sì, abbiamo un sindaco giovane. Anche se non è il più giovane che abbiamo mai eletto). Una generazione che sta lasciando la città, come peraltro ebbi modo di scrivere già cinque anni fa su altre pagine.

Io, fossi il sindaco, mi preoccuperei di questo oltre che di gioire del fatto che non arrivano più stranieri (lui. Io, come detto, sono interista). Perché stiamo parlando della generazione che più delle altre pensa al futuro. Perché è quella che costruisce famiglie e compra case. È quella che lavora, genera ricchezza e fa girare l’economia. No, davvero devo continuare?

Nel frattempo, è cresciuta la fascia degli over 75, salita di un paio di punti percentuali. Il che è di per sé problematico, lo è ancora di più in una città nella quale da anni si parla di unire l’ospedale a quello della vicina Busto Arsizio. Solo che, mentre la politica parla, i medici scappano. E così da una parte cresce la domanda di salute, dall’altra, come dire, rischiamo che si riduca l’offerta.

L’elemento di speranza è dato dal fatto che è cresciuta la quota di under 14, sia in percentuale che in numeri assoluti. La sfida, a questo punto, è quella di costruire una città in cui valga la pena restare. Che si sia italiani o stranieri, mi permetto di aggiungere, tenendo conto che un under 14 su quattro è figlio di immigrati.

Ah, intendiamoci: non sto mica dando al sindaco tutte le responsabilità del fatto che una fetta della generazione tra i 25 ed i 44 anni abbia abbandonato la città. Le divide quanto meno con i suoi due predecessori. E in parte anche con l’universo mondo, volendola guardare in un’ottica più macroeconomica. Tutta sua, e della sua maggioranza, è però la responsabilità di invertire la rotta. Se ci riescono, prometto, esulto anche io. Sempre da interista, ça va sans dire.

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