BTO: il mio personale Thanksgiving

Sergio Cagol
5 min readDec 4, 2016

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Christian Cappello mentre racconta la sua avventura con #Marta4kids (foto di paola faravelli)

#BTO2016: la mia sesta edizione.

In questi sei anni il mio modo di vivere BTO è cambiato radicalmente. Il primo anno facevo le corse da un panel all’altro, con una agenda da supermanager e la paura di perdermi qualcosa. Ricordo addirittura di essere uscito da un panel per andare in un altro che si svolgeva in contemporanea, per capire qualcosa dell’uno e dell’altro.

Quest’anno invece ho rincorso le persone. Per me BTO è casa, è un luogo di incontro di amici e persone che stimo, che apprezzo, che inseguo tutto l’anno sui canali digitali e che ritrovo magicamente per due giorni.

Se dovessi dare una definizione, direi che BTO è il mio personale Thanksgiving, il giorno della riunione di famiglia, della famiglia allargata del turismo e del digitale. Sono due giorni di abbracci e sorrisi, baci e pacche sulle spalle, e confidenze di quelle piccole cose che hai covato per dodici mesi e ora finalmente puoi rivelare. Tante di queste persone sono speciali, davvero. E non parlo solo di Chris, anche se l’incontro con lui fa parte di quelle esperienze che io chiamo “privilegio”.

C’è la BTO delle main hall, degli interventi importanti nelle sale fighe, con gli incontri istituzionali, la stampa e tutti i pezzi grossi.

E poi c’è la BTO dei “peones”. La BTO delle aziende che lottano sul mercato ogni giorno, la BTO degli albergatori che cercano di capire questo mondo in continua trasformazione, e la BTO dei comunicatori che portano la loro esperienza e cercano ogni giorno un equilibrio per colmare quel gap che la continua trasformazione del nostro mondo continua ad alimentare.

Personalmente è stato bellissimo vedere tantissime sale che strabordavano di gente, dove tanti/troppi sono rimasti fuori. Le sale dove hanno parlato Alessandra Farabegoli & Enrico Marchetto, Rocco Rossitto & Paolo Ratto, Insopportabile, Gigi Tagliapietra, Giorgio Soffiato, Josep Ejarque, Sergio Farinelli, l’accoppiata Tapinassi & Zoppi, Tiziana Tirelli, Leonardo Prati, e pure la sala dove ho parlato io, trasudavano di curiosità, di voglia di conoscenza, di partecipazione, di confronto. Non ricordo tanti altri eventi dove è “normale” andare mezz’ora prima e infilarsi nel panel precedente altrimenti ti siedi per terra.

Ma nella BTO dei peones non c’erano solo i formatori professionisti, ma anche albergatori che hanno portato le loro esperienze ed hanno proposto scenari forse più disruptive di quanto non si pensi, ed anche tante proposte agli stand delle aziende concrete e tagliate sul mercato di oggi.

E poi c’era Robert Piattelli che garantiva la presenza istituzionale, si “sporcava le mani”. Ho sempre pensato che Robert fosse “tanto caro quanto casinaro”. In quest’occasione ne ho apprezzato le doti di inclusione, di coinvolgimento, di saper dare a tutti il giusto risalto. Non solo un amico, un professionista.

A dirla tutta non mi spiacerebbe se una volta ad alcuni di questi venisse concessa “la prova del nove”, che avessero la loro chance da giocarsi su un palcoscenico più importante. Per certi aspetti però forse è meglio così, che le foto con le sale strapiene e la gente seduta per terra alimentano l’ego e spopolano sui social.

In un contesto del genere, dire che sono rimasto affascinato da Michil Costa aggiunge poco, anche se il personaggio è straordinario. La cosa che fa ben sperare è che lui sarà anche eccentrico e un po’ matto, ma la sua impresa va a gonfie vele ed in Alto Adige è uno che viene ascoltato. Chapeau!

Non so se si può dire, ma invece mi ha un po’ deluso Paolo Iabichino: quando le aspettative sono alte è una fregatura, perché non ti puoi giocare il fattore sorpresa, dal fuoriclasse ti aspetti sempre la giocata ad effetto. Sembrava ce l’avesse col mondo (poveri travel blogger, sono almeno cinque anni che li massacrano tutti :-). Che poi, a dirla tutta, il suo cavallo di battaglia di quest’anno “vite, non posti letto” è stato uno dei temi forti proprio a BTO, ma qualche anno fa.

Mafe de Baggis e Filippo Pretolani, a BTO2013
Paolo Iabichino a BTO2016

Le favole purtroppo durano poco, e a mezzanotte la carrozza di Cenerentola torna zucca. Passare dalla gioie di BTO alla dura realtà degli ecosistemi digitali è stato un attimo. Il giorno dopo BTO infatti si è svolta una giornata di lavoro organizzata dal MIBACT il cui tema era “Un’azione del Piano Strategico di Sviluppo del Turismo 2017–2022, verso la creazione dell’indice per una Carta comune per lo sviluppo della digitalizzazione nella promozione turistica della Destinazione Italia”.

Io non ho partecipato, ma ci sono stati ben 120 “esperti” che si sono confrontati su 3 temi chiave:

  1. Da Digitale a Ecosistemi turistici digitali;
  2. Big Data e intelligenza artificiale;
  3. Co-creazione della strategia di promozione turistica digitale.

Sui primi due temi non entro, non sono il mio campo.

Per quanto riguarda il terzo, il cui gruppo di lavoro ha identificato questa azione prioritaria: “L’azione più votata dai partecipanti riguarda l’hashtag #sistemi di promozione turistica digitale e si riferisce alla creazione di un mega-wall per lo storytelling distribuito su più livelli: dai grandi testimonial e ambassador alla cittadinanza attiva, passando per l’occhio dei visitatori stranieri. Il Mega-wall deve essere navigabile attraverso filtri e tag da parte del turista che cerca spunti in base ai suoi interessi e alle sue passioni.”

Personalmente è stato un piccolo colpo al cuore, un precipitare sulla terra dopo due giorni di voli alti e di speranze per un turismo che, malgrado tutto, in Italia rappresenta sempre una straordinaria sorgente di freschezza.

In Italia non abbiamo uno straccio di portale di destinazione, men che meno una azione strutturata per servizi in mobilità, non abbiamo una idea o una proposta per la commercializzazione del prodotto (se non la delega totale alle OTA), abbiamo 5.000 località turistiche ed altrettante micro-strategie, con tanto di strumenti e canali di comunicazione annessi, tutti in competizione, con contenuti e servizi di dubbia qualità ed ampio riciclo.

Il destination manager italiano, le cui strategie digitali assomigliano alle speranze di salvare il mondo della miss appena eletta

Nel mio intervento a BTO quest’anno ho parlato delle difficoltà dei territori italiani, che si muovono senza una strategia e sognano soluzioni basate più su aspirazioni che su elementi concreti, come una miss che spera nella pace del mondo.

Questo è il problema più grosso del nostro turismo a livello istituzionale. Il perseguire politiche che aspirano a cambiare il mondo del turismo senza una concreta e fattiva strategia operativa. Abbiamo il piano strategico di Gnudi, il lavoro di TDLAB, gli esiti di Pietrarsa 1 e di Pietrarsa 2, ora pure gli ecosistemi digitali. È ora di iniziare a realizzare concretamente progetti seri, lasciando la fuffa dove dovrebbe stare: altrove.

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Sergio Cagol

Non seguitemi, mi sono perso anch’io [cit.] In quest’epoca di cambiamento perpetuo, l’unica regola è continuare a cercare. https://sergiocagol.it