Lo scandalo Annozero nel Paese dei reggimicrofono

Simone Ramella
4 min readJun 2, 2007

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Scontata la reazione di molti esponenti del centrodestra che strillano alla lesa maestà papale dopo la puntata di giovedì sera di Annozero dedicata a “Sex Crimes and the Vatican”, l’inchiesta della Bbc sui crimini sessuali commessi da alcuni preti e sull’atteggiamento omertoso tenuto in merito dalle gerarchie vaticane. Con sprezzo del ridicolo, c’è chi si è spinto fino a denunciare, come ha fatto il senatore Udc Francesco D’Onofrio, l’esistenza di una non meglio precisata «strategia tendente a distruggere punti fondamentali del cattolicesimo italiano e mondiale».

Comprensibile, comunque, lo stupore di chi — abituato a sguazzare liberamente tra cronisti-zerbino e reggimicrofono, spesso sul libro paga del Capo — ha scoperto l’esistenza di giornalisti che, oltre a fare domande, non si accontentano di repliche generiche ma pretendono — addirittura — delle risposte pertinenti. Un vero e proprio shock culturale per un paese in cui informazione fa rima con panino (quello dei Tg).

A proposito di reggimicrofono, con una scelta di tempo tanto perfetta quanto esilarante, appena calato il sipario su Annozero, su Raiuno è comparso Bruno Vespa, che ha dedicato la puntata di Porta a Porta alle apparizioni mariane di Fatima. «Tra gli ospiti — scrive Antonella Beccaria — Giulio Andreotti, che racconta della spiritualità che la località e la sua storia gli ispirano. A corredo grandi parole di incensamento per l’istituzione chiesa, mentre fino a pochi minuti prima alla stessa istituzione si chiedeva di rompere il silenzio sugli abusi contestati. Da Vespa però il silenzio su cui ci si concentra si limita al mistero sul quarto segreto ricevuto nella località portoghese».

Silenzio assoluto anche sull’opportunità di invitare in studio a parlare della Madonna un personaggio (Andreotti) salvato dalla prescrizione da una condanna per il reato di partecipazione all’associazione per delinquere con Cosa Nostra, concretamente ravvisabile fino alla primavera 1980, come certificato da una sentenza del 2003 della Corte di Appello di Palermo confermata un anno dopo dalla Cassazione. Non risulta che il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano e ospite della stessa puntata di Porta a Porta, abbia espresso imbarazzo per l’accostamento.

Tornando alla trasmissione di Michele Santoro, è del tutto pretestuosa l’accusa di mancanza di contraddittorio. Nel video della Bbc viene detto esplicitamente che, alle richieste di un’intervista per replicare alle accuse rivolte ai suoi vertici, il Vaticano non ha mai risposto. E nello studio di Annozero la Chiesa ha avuto piena libertà di contraddire. Dalle risposte dell’arcivescovo Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense, è emersa semmai l’impossibilità delle gerarchie ecclesiastiche di fornire risposte credibili.

Fisichella ha detto — giustamente — che sui casi di pedofilia compiuti da sacerdoti «non ci può essere omertà alcuna, ignavia, nessuna forma che possa far pensare a un nascondimento dei fatti». I fatti, però, dimostrano che spesso è avvenuto il contrario. Non ci voleva nemmeno l’inchiesta della Bbc per scoprirlo. “Io ti assolvo”, un libro di Giordano Bruno Guerri pubblicato nel 1993 da Baldini & Castoldi, aveva già messo in luce con chiarezza la responsabilità della Chiesa nell’avere educato i cattolici a credere che del “peccato” si debba rendere conto soltanto a Dio e ai suoi sedicenti rappresentanti, anche quando il “peccato” è un reato grave sanzionato dalla legge terrena.

I fatti dimostrano anche che i crimini sessuali commessi dai preti non possono essere liquidati come episodi isolati compiuti da sacerdoti indegni dell’abito che indossano. In diversi casi, infatti, questi pedo-sacerdoti hanno potuto continuare ad agire per anni o decenni grazie alle coperture e ai silenzi dei loro superiori, preoccupati soprattutto di evitare lo scandalo e salvare le apparenze. Come ha sottolineato l’autore dell’inchiesta, Colm O’Gorman, se la Chiesa a un certo punto ha cambiato atteggiamento è stato soltanto quando non aveva più alternative, perché lo scandalo era diventato una valanga che rischiava di travolgerla.

Anche questo è un fatto, invisibile soltanto per chi non lo vuole vedere. E riconoscerlo non significa gettare discredito su tutti i preti, compresi quelli che operano quotidianamente in favore dei più deboli e degli emarginati, talvolta a costo della loro stessa vita. Qui, infatti, non è in discussione la responsabilità dei singoli, ma quella della Chiesa come istituzione.

È positivo che Fisichella di fronte a milioni di telespettatori abbia espresso il suo «senso di tristezza, perché qui ci sono delle vittime innocenti e queste vittime devono esser rispettate, da tutti». Positivo ma non sufficiente, perché non basta dire, come ha fatto Fisichella, che questi pedofili non avrebbero mai dovuto essere nominati preti. Qualcuno — la Chiesa — li ha nominati, e di questo, almeno, dovrebbero chiedere scusa i suoi vertici. Possibilmente senza aspettare che sia trascorso qualche secolo.

Post scriptum. A uso dei tanti politici che a proposito della puntata di Annozero del 31 maggio hanno parlato di «tv spazzatura» e «sensazionalismo», questo il commento di monsignor Rino Fisichella, tratto da un’intervista di Orazio La Rocca pubblicata il 2 giugno sulla Repubblica: «È indubbio che quando in una trasmissione si ha la possibilità di esprimere le proprie opinioni, di correggere pregiudizi e falsità con rispetto ed ascolto, si fa veramente un buon servizio. Durante il confronto, anche se non tutte le cose dette potevano essere condivisibili, mi sono sentito rispettato e ascoltato. E il merito è senza dubbio del conduttore». Amen.

Pubblicato originariamente su Ramella.org

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Simone Ramella

Sono un precario ante litteram che da piccolo sognava di fare il giornalista e poi ha fatto anche molte altre cose.