Elezioni Usa, l’appello finale di Michael Moore

Simone Ramella
3 min readNov 6, 2006

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Dopo circa tre mesi di silenzio — e a meno di 24 ore dalle elezioni di medio termine per il rinnovo parziale del Congresso Usa — Michael Moore si è rifatto vivo con un messaggio inviato agli iscritti della sua newsletter per invitare tutti i sostenitori del Partito democratico alla mobilitazione. «Domani notte — scrive il regista di Bowling a Columbine e Fahrenheit 9/11 — quelli che hanno spedito 2.800 dei nostri soldati a morire, e tutto soltanto per una bugia inventata dal presidente, scopriranno se l’America ha scelto di premiarli o di rimuoverli dai loro incarichi».

Secondo l’ultimo sondaggio pubblicato da Newsweek, i candidati democratici raccolgono circa il 54 per cento dei consensi, contro il 38 per cento degli avversari repubblicani, mentre il tasso di approvazione dell’operato del presidente George W. Bush è appena al 35 per cento. Memore della cocente delusione delle ultime elezioni presidenziali, Moore — da tempo impegnato nella realizzazione del nuovo film Sicko, che prende di mira l’industria della sanità e dovrebbe uscire nelle sale nel corso del 2007 — esorta però i sostenitori dei democratici a non anticipare troppo il brindisi della vittoria.

«Non pensate nemmeno per un momento che i repubblicani siano rassegnati a perdere. Nelle prossime 24 ore combatteranno come cani, nel tentativo spietato, implacabile e senza sosta di spingere ogni singolo elettore conservatore a recarsi alle urne. Mentre noi trascorriamo questa giornata come sempre, decine di migliaia di volontari repubblicani stanno bussando alle porte, facendo telefonate e organizzando i trasferimenti ai seggi dei loro sostenitori. Non dormono, non mangiano, non guardano neppure Fox News. Un giorno intero senza Fox News? Proprio così, sono follemente dedicati alla causa».

Il motivo per cui sono costretti a darsi da fare così tanto, aggiunge il regista, sta nel fatto che devono tentare di portare dalla loro parte un’opinione pubblica che al momento è massicciamente schierata contro i repubblicani. «Poco meno del 60 per cento disapprova l’operato di Bush. Più del 60 per cento è contrario alla guerra. Questi sono i numeri di una vittoria schiacciante. E il popolo americano non cambierà idea su Bush e sulla guerra entro domani mattina. Quindi per noi dovrebbe essere facile, giusto? Certo, facile come quando abbiamo vinto nel 2000 e quando siamo stati in testa agli exit poll per tutto il giorno nel 2004. Sapete come stanno le cose: il fronte avversario non fa prigionieri. E proprio quando sembra che per noi tutto fili nel verso giusto, i repubblicani improvvisamente, misteriosamente vincono le elezioni».

Il mistero, per Moore, in realtà non è poi così misterioso. I repubblicani, infatti, «sono là fuori, sotto casa vostra, in questo preciso istante, a darsi da fare. E invece VOI cosa state facendo? Siete davanti al computer a leggere questa mia lettera nervosa! Smettete di leggere! Abbiamo solo poche ore per strappare il controllo del Congresso a questi “rappresentanti” che, se confermati nell’incarico, continueranno a spedire laggiù a morire i nostri giovani uomini e le nostre giovani donne».

Da qui l’invito finale agli elettori democratici, che il regista in realtà definisce un’implorazione, a fare subito alcune cose: telefonare o inviare e-mail agli amici per convincerli ad andare a votare e per aiutarli a individuare il loro seggio, e contattare MoveOn.org, le sedi locali del Partito democratico o il quartier generale dei singoli candidati democratici alla Camera e al Senato Usa, per offrirsi di dare una mano in queste ultime ore di campagna elettorale.

«Ok, adesso spegnete il computer. Lo farò anch’io. Abbiamo del lavoro serio da fare. La buona notizia è che noi siamo più di loro. Dimostriamolo una volta per tutte. Avete da fare qualcosa di più importante oggi? Il resto del mondo — e niente di meno — dipende da noi».

Pubblicato originariamente su Ramella.org

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Simone Ramella

Sono un precario ante litteram che da piccolo sognava di fare il giornalista e poi ha fatto anche molte altre cose.