Liberate Gabriele Torsello

Simone Ramella
2 min readOct 24, 2006

--

Nel giorno in cui Reporters sans frontières ha pubblicato il suo quinto rapporto sulla libertà di stampa nel mondo è opportuno raccogliere e rilanciare l’appello per la liberazione del fotoreporter italiano Gabriele Torsello, rapito in Afghanistan il 12 ottobre scorso mentre viaggiava a bordo di un autobus pubblico in direzione della capitale Kabul. Un appello ancora più necessario perché, come ha sottolineato Gennaro Carotenuto, «in giro c’è più solidarietà per tal Massimo Ceccherini, espulso dall’Isola dei famosi, una prece, che per Torsello rapito in Afghanistan».

Con il suo lavoro, ha scritto Information Guerrilla, Gabriele voleva «testimoniare la drammatica realtà dell’Afghanistan e aveva avuto contatti positivi con i Talebani con i quali aveva visitato un villaggio raso al suolo dalle truppe straniere. Questo rapimento non giova a coloro che vogliono la fine dell’occupazione militare e non giova soprattutto ai civili afghani e a tutte quelle persone che sono le vere vittime della guerra, spesso dimenticate dai media e dai governi occidentali. Non giova neppure all’immagine dei musulmani perché l’Islam vieta di rapire e di mancare di rispetto a una persona che è venuta in pace e in particolare durante il mese di Ramadan».

In questi giorni la liberazione del giornalista italiano, che si è convertito alla religione islamica 12 anni fa con il nome di Kash e aveva frequentato a Londra la moschea di Regent’s Park, è stata chiesta anche da diversi rappresentanti del mondo musulmano. PeaceReporter, in particolare, ha raccolto e rilanciato gli appelli del primo parlamentare musulmano — e amico di Torsello — Lord Nazir Ahmed («Non posso che esprimere orrore e preoccupazione per questo rapimento, un atto ingiusto nei confronti di un fratello, dato che Kash è musulmano») e del famoso intellettuale islamico egiziano Tariq Ramadan («Niente, niente in assoluto può giustificare i rapimenti e i sequestri di donne, bambini e uomini innocenti»).

Pubblicato originariamente su Ramella.org

--

--

Simone Ramella

Sono un precario ante litteram che da piccolo sognava di fare il giornalista e poi ha fatto anche molte altre cose.