Baldoni, Mastrogiacomo e l’isola Ferdinandea

Simone Ramella
3 min readMar 25, 2007

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Enzo Baldoni, il giornalista freelance rapito a Najaf, in Iraq, il 21 agosto 2004 e ucciso pochi giorni dopo

Daniele Mastrogiacomo è tornato a casa. Vivo. Nel mare di chiacchiere che hanno fatto da colonna sonora prima alla sua prigionia e poi alla sua liberazione, è questo l’unico fatto davvero degno di nota. Sulle polemiche meschine e a scoppio ritardato che hanno preso spunto dal “fastidio” dell’amministrazione Usa per le modalità del rilascio del giornalista di Repubblica sequestrato in Afghanistan — immancabili in un Paese in cui malauguratamente la madre dei pennivendoli è sempre incinta — Gennaro Carotenuto ha scritto considerazioni molto sensate sul suo sito.

Festeggiamenti e polemiche per l’esito del sequestro di Mastrogiacomo, però, non devono fare dimenticare chi non è mai riuscito a tornare a casa. Nemmeno da morto. Giovedì 22 marzo Repubblica ha pubblicato una lettera di Sandro Baldoni, fratello di Enzo, il giornalista freelance rapito a Najaf, in Iraq, il 21 agosto 2004 e ucciso pochi giorni dopo.

Caro direttore, naturalmente in questi giorni anche noi Baldoni abbiamo seguito con trepidazione la vicenda di Daniele Mastrogiacomo, e davvero ci ha fatto piacere vedere la sua faccia stravolta tornare a sorridere dopo tanti giorni di prigionia.

È inevitabile che di questa storia ci abbia colpito soprattutto quella sorta di energia diffusa che è scaturita dai più diversi settori della società italiana e che ha contribuito in modo importante a restituire a Mastrogiacomo la libertà. Questa Italia solidale e positiva che ogni tanto (raramente) riemerge dal mare oscuro del pressapochismo nazionale, come un’isola Ferdinandea che subito scompare di nuovo tra i flutti.

È inevitabile anche perché, scusate lo sfogo, noi ci chiediamo ancora in quali abissi fosse nascosta questa terra sommersa ai tempi del sequestro e dell’assassinio di Enzo. Ricordiamo come se fosse adesso la solitudine della nostra famiglia di fronte alle scelte più delicate e determinanti, le notizie contraddittorie o addirittura palesemente false che ci giungevano dal Sismi e dalla Croce Rossa Italiana in conflitto tra loro, lo sguardo muto e accigliato del Vaticano che evidentemente non ci considerava abbastanza cristiani per essere degni di aiuto, la corsa al nascondiglio degli uomini politici d’ogni ordine e risma, governativi e non.

Qualche tempo dopo l’uccisione di Enzo, dalle colonne di questo giornale chiedemmo pubblicamente ai cosiddetti organismi competenti di dare agli italiani alcune spiegazioni sul comportamento delle istituzioni durante il caso Baldoni. Non abbiamo mai ricevuto nessuna risposta.

Ora, noi sappiamo benissimo quanto sia difficile la situazione in Iraq, dove ogni giorno muoiono decine di persone senza neanche sapere il perché. Però vorremmo, come cittadini italiani, che a qualche anno di distanza fosse rispettato almeno uno dei nostri diritti: che lo stato faccia il possibile perché quel che resta del corpo di Enzo sia riportato nella sua terra.

Noi non siamo i tipi da far baccano inutilmente, ma non ci risulta che in questo momento qualcuno stia lavorando seriamente a qualcosa di simile, e quindi ci permettiamo di chiedere a quel pezzetto d’Italia civile e sommersa di tornare ancora una volta a galla assieme a noi, domandando in maniera composta ma decisa che la vicenda di Enzo Baldoni non finisca tra i tanti casi frettolosamente archiviati e mai risolti della recente storia nazionale. Grazie.

Sandro Baldoni

Dopo la pubblicazione della lettera, Articolo 21 e il settimanale Diario hanno subito promosso una raccolta di firme per chiedere «alle istituzioni, alle forze politiche e sociali e a tutto il mondo della comunicazione» di impegnarsi per fare in modo che la salma del giornalista rientri in Italia. Le firme raccolte saranno consegnate al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Pubblicato originariamente su Ramella.org

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Simone Ramella

Sono un precario ante litteram che da piccolo sognava di fare il giornalista e poi ha fatto anche molte altre cose.