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Scrivere con l’intelligenza artificiale: strumento, autore o complice?

Scrivere un testo con l’IA è una provocazione, ma anche un’occasione per riflettere sulle sue capacità, sulle implicazioni etiche e morali, mettendo in discussione certezze a cui siamo abituati.

4 min readApr 16, 2025

Sul numero di aprile 2025 di terzaetà ho pubblicato un articolo scritto interamente con l’intelligenza artificiale. Anche se non l’ho scritto di mio pugno, l’ho firmato perché rispecchia i miei punti di vista. Ma cosa significa oggi mettere la propria firma su un testo? Vuol dire averlo scritto personalmente? Nel mio caso, ho commissionato il lavoro a uno strumento tecnologico — qualcosa, non qualcuno — che, rispondendo a una mia richiesta, ha prodotto un testo in linea con le mie intenzioni. È una provocazione, ma anche un invito a riflettere sulle potenzialità dell’IA, sulle sue implicazioni etiche e morali, e a sfidare certezze che diamo per scontate.

Non è la prima volta che l’umanità si confronta con nuove invenzioni. Spesso, queste sono state accolte con diffidenza: Platone, ad esempio, temeva che la scrittura potesse indebolire la memoria; secoli dopo, l’invenzione della stampa fu vista come una minaccia al monopolio del sapere e, per venire a tempi più vicini a noi, l’uso della calcolatrice nelle scuole ha acceso dibattiti sulla perdita di competenze matematiche degli alunni.

Le invenzioni sono strumenti creati dall’uomo per semplificare o amplificare le nostre azioni. Un aspetto comune a molte di esse è che rendono possibili e accessibili a tutti attività e capacità prima inesistenti, offrendo a chiunque opportunità che prima nessuno poteva sfruttare, in una vero processo di democratizzazione.

Anche l’intelligenza artificiale segue questa logica: in particolare, la sua capacità di generare testi permette a chiunque di creare scritti chiari e ben organizzati, anche senza avere un talento naturale o anni di esperienza.
Il suo impatto significativo sulla scrittura e la comunicazione ha punti di forza e limiti.

Eccelle nella comunicazione informativa, come rapporti, articoli o lettere formali, dove chiarezza e precisione sono fondamentali. Grazie alla sua capacità di analizzare grandi quantità di dati e riconoscere modelli linguistici, può produrre testi chiari, sintetici e diretti, ideali in un contesto di sovraccarico informativo.

Diverso è il caso della comunicazione saggistico-letteraria, dove l’IA mostra evidenti limitazioni. Romanzi, poesie e saggi storici richiedono originalità, profondità analitica e una prospettiva personale che deriva dall’esperienza umana. L’assenza di vissuti personali, sensibilità emotiva e una visione particolare del mondo, impedisce all’IA di produrre contenuti autenticamente creativi e innovativi in questi ambiti.

L’intelligenza artificiale non ha un contatto diretto con il mondo reale e non può raccontare storie autentiche in prima persona. I suoi testi si basano su dati e modelli appresi in presedenza e non su esperienze vissute. Un esempio interessante è Il Foglio AI, il primo quotidiano italiano con una sezione online interamente scritta con l’intelligenza artificiale.

Questo esperimento mette in luce le potenzialità e i limiti di questa tecnologia nel giornalismo: può scrivere articoli ben fatti, persino editoriali brillanti, ma non può confrontarsi con il mondo reale. Ad esempio, non può fare un’inchiesta perché non è in grado di “battere il territorio” o sentire le fonti come può fare un vero giornalista.

L’uso dell’IA nella comunicazione solleva interrogativi importanti. Se un testo è generato da una macchina, di chi è la responsabilità di ciò che afferma? Di chi la utilizza o dell’intelligenza artificiale che lo ha prodotto? Oggi questa tecnologia è un supporto prezioso che mette a disposizione di chi non ha tempo, competenze o mezzi, nuove possibilità di espressione.

Ma fino a che punto possiamo affidarle la nostra espressività e il nostro ragionamento, senza perdere una parte di noi? Pensiamo alle calcolatrici: ormai quasi nessuno fa più i calcoli a mente. E se, per comodità o per pigrizia, arrivassimo a delegare all’IA le nostre attività mentali rischiando di perdere la capacità di ragionare autonomamente?

Come è stato creato con l’IA l’articolo citato all’inizio

Nel febbraio 2025 sono stati creati differenti testi fornendo il seguente prompt a diversi chatbot: ChatGPT, Claude, DeepSeek, Gemini, Le Chat, Mistral, Perplexity e Vitruvian.

“Crea un articolo di 3’500 caratteri sull’esperienza personale di un anno di utilizzo di un’auto elettrica con le informazioni che ti darò di seguito. L’auto è un’utilitaria utilizzata come seconda auto e quindi solo come city car, ma non per viaggi lunghi. L’autonomia massima è di 200 km. La ricarica viene fatta prevalentemente a casa tramite una normale presa da 10 Ampere e qualche volta tramite colonnine pubbliche. Concludi confrontando i consumi e l’impatto ecologico con un’auto a benzina equivalente. Questi sono i dati di un anno, comparati con quelli di un’auto equivalente a benzina. Dati auto elettrica Km. percorsi 4'981, Consumo totale kWh 956, Consumo kWh/100 Km 19.23, Costo al kWh Fr. 0.34, Costo totale elettrico Fr. 325.04, Dati auto equivalente a benzina Consumo litri/100 Km 7.00, Consumo totale litri 348, Costo benzina al litro Fr. 1.80, Costo totale benzina Fr. 626.35.”

Il testo scelto, con la narrazione più interessante e creativa, è stato quello generato da DeepSeek, a cui sono state fatte piccole correzioni ed aggiunta la nota esplicativa sui consumi. I dati sui consumi dell’auto elettrica e dell’equivalente auto a benzina sono stati inseriti direttamente senza richiedere calcoli al sistema.

Silvano Marioni, www.marioni.org

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Silvano Marioni
Silvano Marioni

Written by Silvano Marioni

Cybersecurity and Emerging Technology Content Curator, CISSP, AMBCI

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