Sottosopra incontra Anjeza

SottoSopra
5 min readNov 1, 2017

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Continuiamo con le interviste e andiamo a trovare Anjeza Dika, 22 anni, studentessa di Ingegneria Meccanica a Udine.

Anjeza — una ragazza davvero solare, gioiosa, che tradisce un accento chiaramente “bisiaco” e per nulla estero — è nata a Durazzo, in Albania e abita oggi a Ronchi dei Legionari.

Durazzo, città albanese, in uno scorcio (fonte: internet)

Ci conosciamo, con una prima chiacchierata. Tra gli hobbies di Anjeza — ai quali, dice lei stessa, dedica anche … “troppo tempo, anche quando sarebbe meglio che studiassi!” — c’è prima di tutto la cucina. Ma ama anche disegnare, cantare e suonare. Ha praticato il basket, ma ora non ci riesce più. In compenso adora e segue moltissimo il calcio.
Tra i Paesi che amerebbe visitare, Anjeza ci racconta che vorrebbe andare nell’Estremo Oriente: “La Cambogia, la Thailandia — ci spiega — mi danno un’incredibile sensazione di libertà. Ma anche di sana avventura: a volte penso che mi piacerebbe stravolgere il mio attuale stile di vita!”.

Torniamo alla musica… che piace molto ad Anjeza ma non è attualmente in cima ai suoi interessi quotidiani. Non è solita spenderci troppo tempo, né ascoltare cd o radio per molte ore della sua giornata. Come tutti i giovani — spesso alle prese con tantissimi stimoli — deve scegliere, e attualmente preferisce distrarsi con altre passioni.
La domanda “fatidica” che sempre si fa in queste occasioni e che ci piace mantenere, andando oltre alla retorica, è quale sia il principale sogno che si vorrebbe realizzare … perché, ricordiamoci, Che Guevara diceva: “La mia casa continuerà a viaggiare su due gambe e i miei sogni non avranno frontiere”.

Anjeza dice che vorrebbe stare bene, godersi la vita, avere una famiglia da amare e qualche lavoro, anche piccolo, per una sua autonomia.

IL GIOCO DELLE PAROLE
Lanciamo ad Anjeza delle parole “libere” e le chiediamo di raccontarci cosa le viene in mente, d’istinto, ascoltando ogni singola parola e di associarla alla sua vita in Albania, e alla attuale vita italiana. Un via libera alle suggestioni, ai pensieri, alle sensazioni. Qui di seguito le singole parole e le risposte dirette della nostra amica.

COLAZIONE
La colazione in Albania era ricchissima: uova, wurstel, anche il feta, gusti molto forti. Qui invece non riesco a mangiare quasi nulla, un biscotto, un pacchettino di crackers.

CENA
Rispetto all’Albania qui in Italia non è cambiato granché per la cena. Anche qui mangio con la mia famiglia ed è un momento bello, per stare insieme e raccontarsi un pochino le cose successe durante la giornata.

FELICITÀ
Rispetto a quand’ero in Albania sono cresciuta, quindi è cambiato anche il mio modo di essere felice. Ricordo che da piccolina non vedevo l’ora che mio padre rientrasse a casa dall’Italia per rivederlo dopo tantissimo tempo. Qui in Italia sono felice per avere la mia vita, normale e serena, per studiare e stare con i miei amici.

VIAGGIO
In Albania il viaggio non ha impegnato molto del mio tempo, ma lo associo alla presenza della nonna. Quando ero più piccola i miei genitori erano spesso indaffarati, così viaggiavo con lei in treno e in autobus ed era molto divertente. Adesso, in Italia, viaggio prevalentemente con le mie amiche.

INNAMORARSI
Ero piccolina, in Albania. Non ricordo di essermi innamorata. Qui, invece, sì. Ed è una cosa bellissima!

SICUREZZA
Non immagino grandi differenze tra qui e l’Albania. Mi sono sempre sentita sicura camminando per le strade sia lì che qui; tutto mi pare molto tranquillo.

FUTURO
In Albania non pensavo al futuro, vivevo alla giornata. Qui invece vorrei realizzare i miei sogni …

BELLEZZA
Neanche in questo senso ho la sensazione di grandi differenze tra Albania e Italia, sono entrambe aree che offrono grandi bellezze.

FORTUNA
In Albania si era fortunati quando si riusciva a trovare un lavoro fuori, in altri paesi. Qui è … bé, per me ora è resistere finché non si finiscono gli studi!!

SFORTUNA
Non so, non saprei nemmeno definirlo, tutto sommato, questo concetto. Né in Albania né qui in Italia.

RIPOSO
Ah, bé: in Albania tutto era riposo per me, ero sempre super rilassata, sempre all’aria, con gli amici. Qui in Italia è più stressante, e non solo perché non sono più bambina, ma penso che lo sia proprio per tutti: bisogna essere in orario, rispettare le cose da fare … un altro ritmo, insomma.

SCUOLA
In Albania la scuola è una cosa ritenuta molto, molto importante e seria. Eppure i metodi secondo me non erano proprio tanto buoni. Per esempio: quanto ero alle elementari nelle classi si usava scrivere su un tabellone quali fossero i bambini più bravi, quelli che si distinguevano, con tanto di nome e di foto. Io ero una di quelle ed eravamo in pochi. Bé, oggi mi pare che non fosse un gran metodo. Oltre alla scuola si può essere bravi anche in tante altre cose … non è giusto rimarcare così queste differenze con chi — secondo gli insegnanti — è “meno bravo”. Non significa proprio nulla, è un metodo stupidamente discriminante.
In Italia sono stata molto aiutata, in particolare con la nuova lingua: mi hanno affidato a delle maestre speciali e mi sono sentita accolta.

CHE IDEA AVEVI E HAI DI MONFALCONE?
Quando mio papà ci ha portato qui in Italia siamo rimasti … “malissimo” (lo dice sorridendo, e con tanta ironia!). In Albania ci immaginavamo Monfalcone come una grande città, e bellissima. Siamo arrivati e ci siamo trovati in questa specie di … villaggio, piccolissimo e insomma … eravamo disorientati.
Ora che ci vivo, in realtà, mi piace. È un paese tranquillo, dove si sta bene.

E DEL TUO PAESE DI ORIGINE?
In Albania ritenevo che tutto fosse sbagliato, che tutto andasse storto, che non fosse una situazione favorevole. Vedo che qui però gli italiani con l’Italia hanno la stessa idea! Ora, quando torno in Albania — e ci vado ogni anno — forse perché ho uno sguardo più distaccato, noto che ci sono tante novità, che cercano davvero di migliorare le condizioni di vita. Lavorano molto sull’economia, sulla ripresa; cercano anche di ristrutturare molte parti di varie città … insomma, lo vedo come un paese in rinascita e a dire il vero io penso spesso che vorrei anche tornarci.

(Testo di Clara Giangaspero)

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