OPEN INNOVATION: RIUSCIRE A INNOVARE A FIANCO DI UNIVERSITA’ E CENTRI DI RICERCA

Stefano Mainetti
5 min readNov 11, 2018

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Università e centri di ricerca sono attori specializzati nel produrre invenzioni e nello sperimentare nuove tecnologie. Innovazioni che sono potenzialmente di grande interesse per le aziende, ma il percorso di trasferimento tecnologico spesso trova difficoltà nell’essere attuato.

Dopo aver introdotto in questo primo testo (https://bit.ly/2zI7QWP) i concetti fondamentali relativi all’Open Innovation, concentriamoci ora ad analizzare come università e aziende possano collaborare in modo virtuoso.

Da un interessante sondaggio condotto dall’Osservatorio Startup Intelligence del Politecnico di Milano emerge come oggi le università e in generale i centri di ricerca siano visti dalle aziende come attori chiave quando si parla di innovazione aperta tra ricerca e mercato. Circa il 72% delle 60 aziende medio/grandi analizzate in Italia risulta essere coinvolto in iniziative di Inbound (*) Open Innovation con atenei universitari e strutture di ricerca.

A seguire, ritroviamo i programmi di Startup Scouting (55%) e tutte quelle tipologie di contest volti ad attrarre iniziative imprenditoriali all’interno dei confini aziendali, come le Call4Ideas e le Call4Startups (48%).

L’Outbound (**) invece, risulta oggi ancora una strada poco battuta e probabilmente più tortuosa che si esplicita nella maggioranza dei casi sotto forma di Joint-Venture (22%) e raramente in progetti di spin-off o di Corporate Venturing (3%).

Fonte: Corporate Entrepreneurship e Open Innovation, 30/11/2017, Politecnico di Milano

Il limitato utilizzo del canale Outbound è una significativa peculiarità della realtà italiana e sarà oggetto di approfondimento proprio nell’ambito del mio intervento “Una strategia per l’Open Innovation”, nell’ambito del Convegno “Imprese e startup nel vortice della trasformazione digitale: alla ricerca dell’innovazione” che si terrà il 29 novembre 2018 alle ore 9:30 presso il Politecnico di Milano (https://www.osservatori.net/it_it/convegni/prossimi/Imprese-startup-ricerca-innovazione)

Assodato quindi il ruolo delle università e dei centri di ricerca come interlocutori fondamentali quando si parla di innovazione con un alto contenuto tecnologico (difendibili e molto spesso disruptive), è interessante andare ad analizzare più nel dettaglio come questi attori si interfacciano con il mercato, comparando il loro processo di trasferimento tecnologico con quello adottato dalle aziende orientate al business.

Nello schema seguente ho schematizzato un generico percorso di trasferimento tecnologico, esplicitandolo dal lato dell’università e da quello delle aziende (si tenga presente che per semplicità alcune relazioni e retroazioni fra le diverse fasi sono state volutamente semplificate).

Percorso di Trasferimento Tecnologico dall’Università al mercato (Technology Push):

Percorso di Trasferimento Tecnologico dall’unità R&D di un’azienda al mercato (Market Pull):

Come si può notare, i processi sono significativamente diversi e in parte complementari. Quello degli atenei può essere considerato un processo “Technology Push”, in cui lo sviluppo di una tecnologia o di un prototipo innovativo rappresenta il coronamento di anni di ricerca accademica portata avanti all’interno dei dipartimenti e dei centri di ricerca universitari. Solo verso il termine del percorso ci si concentra sul trovare uno sbocco concreto sul mercato, un’applicazione pratica che possa valorizzare gli sforzi della ricerca tramite la commercializzazione della proprietà intellettuale, o eventualmente avviare una nuova azienda con la modalità dello spin-off universitario.

Specularmente, il processo di trasferimento tecnologico aziendale ha origine nella maggioranza dei casi da un bisogno di mercato o da un’opportunità di business, sviluppandosi attraverso delle dinamiche che potremmo definire “Market Pull”. Sul versante del mercato, il processo è spesso guidato da numerosi attori quali: innovation manager, marketing manager, broker d’innovazione, e talvolta società di consulenza che lavorano con l’obiettivo di scovare soluzioni innovative ai problemi di business identificati, mettendo in campo svariate iniziative, che vanno dall’individuazione di brevetti/innovazioni, fino all’organizzazioni di call per reperire idee e talenti.

La difficoltà di questo approccio “pull” risiede nel dover interfacciarsi con una moltitudine di interlocutori in grado di interpretare e soddisfare con soluzioni radicalmente innovative il bisogno concreto di innovazione. Dalle analisi condotte abbiamo visto come le aziende riconoscano all’università un ruolo primario nella generazione di tale know-how, ma non sempre le università sono opportunamente organizzate per dare risposta a questo bisogno.

E’ possibile quindi far incontrare questi due mondi indirizzando la spinta tecnologica e l’opportunità di business nella stessa direzione?

Come si può intuire, i due processi “push” e “pull” sono essenzialmente scorrelati. Gli attori, infatti, spesso agiscono in maniera autonoma e non coordinata, in genere con obiettivi differenti, creando un sostanziale disallineamento di intenti che si somma alla complessità legata alla gestione delle relazioni e degli enormi scambi di informazioni tra le parti. Il rischio di rimanere disorientati, o peggio, di non riuscire a concludere in maniera concreta iniziative di questo tipo, può quindi essere alto.

Il problema è oggi tanto rilevante che le migliori università si stanno attrezzando per dare risposta a questo tipo di problematiche. Le misure messe in campo in maniera coordinata sono in grado di agire da “mediatori culturali”, in grado di parlare un linguaggio vicino alle aziende e contemporaneamente muoversi agilmente all’interno degli atenei.

Come schematizzato nella figura seguente, i bisogni delle aziende e gli asset delle università sono in buona parte complementari.

Analizzando le diverse peculiarità con cui questi attori operano, possiamo individuare quattro fattori critici di successo fondamentali per favorire una collaborazione virtuosa:

  • per quanto riguarda la necessità di reperire talenti, all’interno delle università sono oggi attivi i Career Service;
  • per la creazione di know-how di elevata qualità, oltre alle tradizionali collaborazioni dirette con i Dipartimenti universitari, sono state potenziate le modalità di attuazione di iniziative di Ricerca Applicata, anche mediante la creazione di strutture specializzate quali ad esempio i Joint Research Centers, le Fondazioni Universitarie per il Trasferimento Tecnologico e gli Industrial Liaison Offices;
  • per far giungere sul mercato l’innovazione generata nei dipartimenti e laboratori le migliori università si sono dotate di Fondi d’Investimento specializzati nella fase di trasferimento tecnologico in grado di supportare il go-to market nelle fasi più rischiose dello sviluppo, dove nessun altro è disposto ad investire;
  • per rispondere alle esigenze di comunicazione, networking e catalisi di opportunità finalizzate alla creazione di impresa innovativa e alla cessione di brevetti, sono nati gli Uffici di Trasferimento Tecnologico e gli Incubatori e Acceleratori Universitari.

Nel prossimo articolo (https://bit.ly/2PG2q9W) approfondirò il tema della rilevanza di questi fattori fondamentali per attivare collaborazioni fra imprese e università e per favorire la nascita di imprese innovative, siano esse spin-off accademici, startup o spin-off aziendali. In quest’ambito risulta molto rilevante fornire in spazi territorialmente concentrati le migliori condizioni per favorire la creazione d’impresa innovativa e le collaborazioni di Open Innovation fra imprese e università. Questi spazi sono comunemente denominati Distretti di Innovazione.

(*) Per Inboud Open Innovation si intende l’approvvigionamento di innovazione e l’acquisizione di competenze esterne all’organizzazione e lo studio dell’ambiente esterno per identificare, selezionare, utilizzare e interiorizzare le idee.

(**) Per Outbound Open Innovation si intende il lancio sul mercato e/o la commercializzazione di idee sviluppate internamente nell’ambiente esterno dell’organizzazione.

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