Caligola contro Oceano

La guerra più assurda combattuta dai Romani?

Storie di Storia
4 min readJun 26, 2023
Conchiglie, il magro "bottino" di guerra di Caligola

Si può fare guerra a un dio?

Dipende da chi la dichiara.

Tra tutti gli imperatori romani, Caio “Caligola” (r. 37 - 41 d.C.) è certamente uno dei più noti per eccentricità e perfidia.

Dalla presunta nomina a console dell’amato cavallo Incitatus (nemmeno così bizzarra, tutto sommato) ai numerosi episodi di crudeltà verso nemici veri o presunti (parenti inclusi), gli storici dell’epoca e successivi ci hanno tramandato molte storie interessanti.

Tra le tante follie attribuite a Caligola, spicca il suo rapporto di amore-odio per le divinità: se da un lato infatti amava vestire le spoglie di dei e dee, e coltivare quasi un senso di parentela con gli Olimpii (presso cui sedevano, così si credeva, anche il defunto bisnonno Augusto e la compianta sorella Drusilla), dall’altro il giovane imperatore mostrava a volte il desiderio di rivaleggiare con i numi, ritenendosi già in vita uno di essi, se non a loro superiore.

Nel 39 d.C., ad esempio, Caligola ordinò la costruzione di un imponente ponte di barche attraverso un tratto del Golfo di Napoli, tra Baia e Pozzuoli, e lo attraversò in pompa magna con ospiti di riguardo (tra cui Dario, giovane principe parto ostaggio politico a Roma), dichiarando la sua superiorità sugli antichi re di Persia (che avevano ordinato lavori analoghi) e la propria supremazia sui mari a imitazione di Nettuno.

Ma questo era nulla rispetto a ciò che doveva seguire.

L’anno seguente, infatti, al termine di una inconcludente spedizione alle frontiere settentrionali dell’Impero, e in cerca di quella gloria militare che gli sfuggiva, Caligola se ne uscì con una trovata curiosa; secondo quanto narra lo storico Svetonio nella sua Vita dei Cesari:

Infine, come per concludere la spedizione, condusse le schiere alla riva dell’Oceano, e disposte le macchine da guerra, senza che nessuno sapesse o immaginasse cosa volesse fare, diede all’improvviso l’ordine di raccogliere conchiglie, e di riempirsene gli elmi e le tuniche, chiamandole “spoglie dell’Oceano dovute al Campidoglio e al Palazzo”; e a ricordo della vittoria edificò una torre altissima, da cui a mo’ di faro fossero accesi fuochi per guidare il percorso delle navi; poi, avendo promesso ai soldati un donativo di cento denari a testa, quasi avesse superato ogni esempio di generosità, disse loro: “Andate allegri, andate ricchi!”

Le legioni romane impegnate a raccogliere conchiglie come gruppi di scolaretti in gita: uno spettacolo indimenticabile!

Che dire, fu senza dubbio il conflitto più assurdo e meno cruento mai combattuto dalle legioni, per non parlare del bottino.

Ma perché questa follia?

Gli storici moderni ci hanno visto una manovra di addestramento o una punizione per le truppe, o ancora una mossa intimidatoria verso i popoli britannici al di là della Manica.

Cosa abbiano pensato invece il Senato e il popolo di Roma vedendosi recapitare quei dubbi “trofei” possiamo solo immaginarlo, tanto più che l’imperatore non si fermò qui: infatti, di ritorno a Roma Caligola continuò a quanto sembra a incoraggiare il proprio culto, senza tralasciare le sue “faide” divine.

Secondo i cronisti, tra i numi nel mirino di Caligola non c’era solo il padre degli dei, Giove - "sfidato” secondo Dione Cassio con bizzarri macchinari in grado di riprodurre rombi di tuono - ma persino il dio unico di Israele, l’Adonai, nel cui Tempio a Gerusalemme l’arrogante sovrano voleva già da tempo far trasportare la propria statua, con ovvio orrore del popolo ebraico e dell’autore Filone di Alessandria.

Non sappiamo naturalmente se gli dei dell’Olimpo e del Sinai fossero disposti ad accettare con classe la “sconfitta” o soltanto decisi a ignorare l’empio mortale e le sue sceneggiate: di certo però la megalomania di Caligola e soprattutto le sue tendenze sempre più autoritarie spinsero molti ad appoggiare e celebrare la congiura che nel gennaio del 41 d.C. pose fine alla sua vita e a quella della sua famiglia.

Visti i suoi pessimi rapporti con il Senato, non stupì nessuno il fatto che al defunto rivale di Nettuno, Giove e Adonai, nonché “vincitore” di Oceano fossero prontamente negati quegli onori divini che con impudenza aveva tentato di farsi riconoscere già in vita.

Per approfondire:

  • Svetonio, Vita dei Cesari, libro IV, Vita di Caio (in latino e in italiano)
  • Dione Cassio, Storia Romana (epitome, trad. italiana)
  • Filone di Alessandria, Sull’ambasceria a Caio (trad. inglese)
  • Anthony A. Barrett, Caligola. L’ambiguità di un tiranno (1989)

Mi trovate anche su Facebook | LinkedIn | Mastodon | Pinterest | Tumblr

Gli autori o detentori di diritti di eventuali testi o immagini usati in modo improprio possono contattarmi per richiederne la rimozione, l’attribuzione o decidere di concedermene l’utilizzo all’indirizzo a_torti@yahoo.com

--

--

Storie di Storia

Un profilo dedicato a curiosità e stranezze della Storia (e qualche volta a cosa possiamo imparare da esse per capire meglio il presente).