In nome di… che cosa?

Nomi curiosi tra moda e voglia di originalità

Storie di Storia
3 min readDec 17, 2023

Il nome.

È la prima (dopo l’esistenza stessa, come direbbe qualcuno) di una lunga serie di imposizioni con cui noi tutti siamo costretti a fare i conti.

A qualcuno va bene, a qualcuno male, in ogni caso la decisione è sempre in altre mani.

E ogni tanto a qualche mamma o papà piace prendersi un po’ troppa libertà: dagli strafalcioni di famiglie esterofile ma poco portate per le lingue alle scelte spiazzanti di tanti VIP, gli esempi non mancano.

Il fenomeno, però, è tutt’altro che recente.

Già in epoca classica il nome di un figlio poteva servire da pubblicità gratuita per un genitore: è questo il caso di Tessalonica (letteralmente “vittoria in Tessaglia”), che il padre Filippo II di Macedonia volle così chiamare a ricordo dei suoi exploit militari, e in cui onore fu poi fondata l’odierna Salonicco; lo stesso accadde a Roma a Germanico, figlioletto dell’imperatore Claudio, a cui nel 47 d.C. fu imposto il nuovo appellativo di “Britannico” a celebrazione delle nuove conquiste oltremanica delle legioni.

Una tendenza comprensibile per un potente, ma che poteva rivelarsi molto pericolosa per chi non lo era abbastanza: un discendente in linea materna del grande rivale di Cesare, Pompeo, si vide attribuire lo stesso nome del celebre avo, in spregio agli usi tradizionali e ai sospetti degli imperatori, tra cui lo stesso Claudio, suo suocero prima e assassino poi.

Anche nel Medioevo qualche genitore amava distinguersi, magari perché affascinato dai resoconti di terre lontane, come Il Milione di Marco Polo e dai contatti commerciali con l”Oriente ecco allora accantonati i soliti nomi di santi in favore dei più esotici Soldan, Argone, eccetera, in barba alle convenzioni di una società ormai cristiana.

Mode passeggere, e ogni tanto nate per puro caso: ne furono testimoni diretti i non pochi “Firmato” nati alla fine della Prima Guerra Mondiale - “vittime” di padri o madri animati da sentimenti patriottici ma al tempo stesso caduti in un clamoroso equivoco: nel “Firmato” in calce al famoso Bollettino della Vittoria (4 novembre 1918) del generale Armando Diaz molti italiani credettero infatti di vedere il nome del trionfatore che volevano celebrare.

Una piccola curiosità, questa, che nel ricordarci la triste realtà della guerra ancora oggi insuperabile ci fa sperare di arrivare al giorno in cui l’unico conflitto rimasto da portare avanti sia proprio quello contro… le trovate di certi neogenitori.

Per approfondire:

  • SALONICCO - TESSALONICA (Grecia), pagina dal sito web romanoimpero.com
  • Svetonio, Vita dei Cesari, libri IV e V (in latino e italiano)
  • Anthony A. Barrett, Caligola. L’ambiguità di un tiranno (1989)
  • Archivio veneto, pubblicazione periodica, Volumi 1-2, p. 260 nota (1)
  • PRAZNIAK, ROXANN. “Ilkhanid Buddhism: Traces of a Passage in Eurasian History.” Comparative Studies in Society and History, vol. 56, no. 3, 2014, pp. 650–80. JSTOR, http://www.jstor.org/stable/43908303. Accessed 17 Dec. 2023.
  • Edoardo Pittalis - gazzettino.it, riportato come “Mi chiamo Firmato”: l’origine di un nome sul sito internet tapum.it

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Un profilo dedicato a curiosità e stranezze della Storia (e qualche volta a cosa possiamo imparare da esse per capire meglio il presente).