La Bussola del Design che guarda al Futuro (1a parte)

Emanuela Sala
6 min readAug 26, 2022

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Ho talmente tante cose in testa che ho rimandato la scrittura del post perché non sapevo da che parte prendere “la bestia”, ossia come fare un riassunto dignitoso e utile di letture e ascolti di agosto.
Stiamo comprendendo, a suon di mazzate, che la nostra vita non può andare avanti come ha fatto finora, perché i nostri modelli di governance, l’ambiente in cui viviamo, l’economia non reggeranno ancora per molto.

Credo che il mondo del design sia tra i più consapevoli di quanto sta avvenendo, anche perché sono anni che i designer allargano il proprio campo di ricerca e d’azione dal prodotto (fisico o digitale) al servizio e all’esperienza; dagli spazi ai luoghi e ai mondi virtuali; dal contenuto alla comunicazione.
Ora ci troviamo davanti a nuove sfide e prospettive, forse alle stesse ma con una maggiore urgenza.

L’idea che mi sono fatta è che dovremmo passare dal design centrato sull’utente-consumatore-fruitore al design per (e con) l’uomo-autore-attore, ma si tratta di un passaggio che ha davvero molte conseguenze e richiede umiltà, assunzione di responsabilità, fiducia e tanta collaborazione.

Per disegnare un nuovo modo/mondo penso siano necessarie ai designer competenze e conoscenze che ho sintetizzato in 4 macro-aree.
Le prime due si riferiscono ad ambiti più “tecnici”, le altre due (prossimo post) sono più sfumate, perché richiedono di metterci in discussione anche in prima persona, ma non credo si possa fare una separazione tra hard skills e soft skills e anzi, insieme le 4 macro-aree sono come una squadra di staffetta, ognuna necessaria e non sufficiente.

1. Pensare e progettare sistemi

A system is a set of interconnected elements that function together to achieve a purpose. When looking at systems, it is vital to acknowledge the relationships between elements as well as the elements themselves.
These relationships lead to emergent properties and behaviour that could not take place without the elements interacting. This means that a system is more than the sum of its parts.

Design Council in Systemic Design Report

Si fa presto a dire System (o Systemic) Design… ma capire i sistemi, visualizzarli, ed essere in grado di lavorarci sopra richiede uno sforzo non banale.

Systemic design is distinguished from service or experience design in terms of scale, social complexity and integration — it is concerned with higher-order systems that entail multiple subsystems (that might be defined services).

Systemic design brings human-centred design to complex, multi-stakeholder service systems by integrating systems thinking and its methods. It adapts from known design competencies — form and process reasoning, social and generative research methods, and sketching and visualization practices — to describe, map, propose and reconfigure complex social systems.

Systemic Design Association

Un altro punto di riferimento del Systems thinking, Fritjof Capra, specificherebbe che tutti i sistemi hanno 4 dimensioni: sociale, biologica, ecologica e cognitiva.

Quando proviamo a risolvere un problema, specialmente uno di quelli complessi che ci troviamo davanti oggi, è essenziale riuscire a coglierne tutti gli aspetti e le ripercussioni, comprendere le relazioni e connessioni a scale territoriali diverse e nel tempo, in modo da poter proporre delle soluzioni con cognizione di causa.

https://curatella.com/systemic-design-toolkit-virtual-design-thinking-barcamp/

La necessità di approfondire questo tema è nata imbattendomi in Terry Irwin e nel suo corso in Transition Design, un trampolino di lancio denso di suggerimenti e contenuto.
L’accento sulla transizione deriva dalla necessità di mettere in relazione i tempi (e la scala) in cui noi possiamo intervenire sui problemi complessi (wicked problems) e i tempi necessari a risolverli.

Capire la genesi dei problemi e mettere a fuoco dove vogliamo arrivare in futuro sono passi imprescindibili per provare a guidare il cambiamento, con il contributo di diverse competenze e saperi, lavorando a soluzioni parziali ma interconnesse, che remano nella stessa direzione.

Le mie prossime letture obbligate:
- Design Council: Beyond Net Zero: A Systemic Design Approach
- Peter Jones e Kristel van Ael: Design Journeys through Complex Systems: Practice Tools for Systemic Design (“il” manuale pratico)
- Fritjof Capra: The Systems View of Life: A Unifying Vision (per la teoria)

2. Imparare dalla natura

In inglese si definisce Nature Inspired Design e non si tratta di una semplice suggestione ma di un approccio che sta guidando moltissime ricerche, sperimentazioni e produzioni.

Il punto di riferimento per questo argomento è il libro della biologa Janine Benyus “Biomimicry: Innovation Inspired by Nature“, a cui è seguito il Biomimicry Institute, un ente no-profit per la divulgazione del Biomimetismo.

Biomimicry is the practice of applying lessons from nature to the invention of healthier, more sustainable technologies for people. Biomimetic designers (“biomimics”) focus on understanding, learning from, and emulating the strategies used by living things, with the intention of creating designs and technologies that are sustainable. (…)

In the practice of biomimicry, we set our sights on an audacious goal: to build a more life-friendly world, one in which human technologies meet the same ‘design constraints’ that the rest of life on Earth works within.

https://toolbox.biomimicry.org

Due i portali legati all’istituto, entrambi realizzati in modo egregio.

BIOMIMICRY TOOLBOX: con la coerenza del libro, l’immediatezza del web e la capacità dei divulgatori oltreoceano, tutto quanto c’è da sapere sul Biomimetismo.

ASK NATURE: la banca dati che raccoglie le strategie messe in atto dalla natura per la vita e le innovazioni associate.

Non si tratta di un “ritorno alla natura” ovviamente, ma di arrivare a conoscere la natura abbastanza in profondità da poter comprendere meglio come funziona il mondo in cui viviamo e replicare alcuni comportamenti virtuosi nel design di manufatti e sistemi.
La tecnologia è un’alleata indiscussa che ci consente di progettare non solo prodotti, medicine e materiali più efficienti ed efficaci, ma anche interfacce, robot e intelligenze artificiali, ispirandoci alle leggi della natura a qualsiasi scala di grandezza della progettazione
Anche il concetto di metabolismo urbano affrontato in un precedente post è ispirato a flussi e cicli che governano la vita di esseri viventi ed ecosistemi.
Quando si guarda agli ecosistemi si parla anche di Nature-based Solutions.

Senza dimenticarci che anche gli esseri umani fanno parte della natura, siamo anche noi

vita che genera le condizioni per la propria riproduzione, capaci di elaborare progetti che possono sia riparare sia rigenerare. Possiamo spingerci oltre la sola precauzione del non fare altri danni (…)

Daniel Christian Wahl in “L’arte di rigenerare il mondo”

Tra le tante, alcune possibili prossime letture:
- Ed Yong: An Immense World: how animal senses reveal the hidden realms around us, uscito di recente e presentato al pubblico italiano su Il Post
- Suzanne Simard: Finding the Mother Tree: Discovering the Wisdom of the Forest, intervenuta sull’argomento a un TED Talk

Mi fermo qua, per elaborare meglio le prossime 2 macro-aree: Facilitare e Cambiare mentalità.

Per approfondire:

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Emanuela Sala

Always learning. Design, Landscape, Content. Living strategies. Research. Present.