Dialogus de oratoribus,
sulla crisi dell’informazione

Quella di FaviJ e del suo milione di iscritti è ormai una realtà importante per l’industria videoludica italiana?

Federico Nejrotti
9 min readAug 17, 2014

Qualche giorno fa un canale YouTube piuttosto noto al pubblico italiano ha superato il milione di iscritti. Il pomeriggio stesso nella redazione di The Shelter abbiamo deciso di raccogliere le nostre opinioni a riguardo: è successo che ero appena tornato da una giornata in montagna con amici, la sera prima avevo dormito due ore, il mattino mi ero fatto un’ora di corriera a metà tra la catalessi e Piergiorgio Welby e stavo molto molto in after. Nonostante ciò, visto che la questione mi sta particolarmente a cuore, ho deciso di scrivere il mio pezzo.

Lo smandibolare dovuto dal sonno e le tenaglie del mal di testa che chiudevano le mie tempie mi hanno permesso di entrare in un flusso di ispirazione piuttosto felice, che ha portato alla stesura di un articolo di cui sono decisamente soddisfatto ma che risulta anche molto passivo-aggressivo. In particolare un sondaggio ISTAT ha dimostrato che il 76% dei lettori si è fermato al “coglione” che ho inserito all’ottava riga del primo paragrafo, in questo senso o il 76% dei lettori si è sentito chiamato in causa nel ruolo del nemico immaginario contro cui sono andato nell’articolo oppure il 76% dei lettori ritiene che l’unica possibilità di giornalismo moderno abbia complete affinità con l’incredibile dinamica semantica di un comunicato ANSA.

In particolare mi è successo di pubblicare l’articolo all’interno di un determinato gruppo Facebook – di cui non farò il nome, né identificherò gli autori di alcune citazioni che inserirò in seguito: si dice il peccato, non il peccatore – frequentato da videogiocatori piuttosto “hardcore” ed insomma nei commenti si è scatenato un putiferio durato per circa 250 risposte, perché come ha perfettamente descritto appunto uno di questi commenti “sono andato ad un concerto metal e ho cominciato a ballare minimal”; caro mio, se vedessi le facce e la condizione da figli di Satana di quelli che ballano la minimal ti renderesti conto che tra loro e i metallari può solo nascere una grande e fraterna amicizia.

Nei commenti se ne sono sentite di cotte e di crude: dopo una cinquantina di risposte di riscaldamento ci siamo tutti un po’ agitati e siamo passati dalla discussione al battibecco. La situazione è degenerata quando, preso effettivamente dall’impeto della situazione ho abbandonato le politiche aziendali di correttezza universale e ho definito una di queste risposte una “sparata da Pomeriggio Cinque”: evidentemente mi sbagliavo quando pensavo che dalla linea gotica in giù essere paragonati ad un’opinionista da salotto tv fosse considerato un complimento. Da quel momento la discussione si è decisamente persa, alternando complimenti a Zeb89 (COMPLIMENTI A ZEB89) a frasi piccate da quinta elementare. Di questo me ne rendo conto e faccio pubblicamente (benché questa discussione sia avvenuta su un gruppo privato) un mea culpa, essendo stata anche colpa mia. Quando però la faida sembrava ormai essersi spenta ecco che finalmente viene mossa la pietra angolare della discussione e uno dei protagonisti oltre che fornirmi il pretesto per scrivere questo articolo, mi stila anche la scaletta elencando in punti ordinati le sue critiche al mio articolo! Grazie mille collega, io e le scalette siamo due mondi paralleli e ti assicuro che se accantonassimo l’astio e cominciassimo a lavorare assieme faremmo dei gran soldi!

Insomma, dopo 250 commenti più o meno (molto meno) validi si è giunti finalmente ad una critica concreta alla tesi che espongo nel mio articolo:

1) La divulgazione del videogioco secondo FaviJ

2) La dimostrazione che tanti giovani individui entrano nel mercato (dei videogiochi) per la prima volta grazie a FaviJ

3) I benefici che FaviJ porta al mercato dei videogiochi.

Parliamone; e visto che è diviso per punti, parliamone per punti.

La divulgazione del videogioco secondo FaviJ

Tra i vari commenti fatti al mio articolo più e più volte sono stati tirati in ballo i differenti concetti di informazione, divulgazione e intrattenimento. Questo discorso è strettamente legato al terzo punto, ma cercherò di non essere ridondante. Se ho ben capito mi si chiede di approfondire in che maniera FaviJ, nonostante faccia banali video “let’s play” di diversa natura, possa contribuire alla divulgazione del videogioco. A mio parere, a differenza di altri YouTuber (come per esempio buona parte della famiglia di Jhonny Creek), l’approccio di FaviJ è decisamente più “innocente”. Sul suo canale YouTube Lorenzo prova semplicemente i giochi che gli paiono più interessanti, dando grande spazio anche al mondo indipendente. La sua, forse involontaria, forse no, esplorazione di nicchie che vanno al di là della tripla-A ma che non scavano mai nel tetro buio dell’underground videoludico gioca uno strano scherzo sull’impostazione del suo approccio, garantendo in qualche modo un clima estremamente user-friendly e mai troppo hardcore – come nel caso dei sopracitati affiliati di Jhonny Creek, che spesso non vanno oltre i soliti noti tripla-A, i quali nomi possono in qualche modo spaventare i genitori degli spettatori, che in questo caso giocano davvero un ruolo chiave nell’economia dei canali -.

FaviJ, benché di facciata sia un palese intrattenitore (per altro molto, davvero molto capace), si interfaccia col proprio pubblico in maniera sottile, non solo comportandosi da classico amico con cui ridere e scherzare “sopra le righe” – ripeto che mi piacerebbe intervistarlo / SE MI LEGGI METTITI IN CONTATTO CON ME LORENZO, PERFAVORE / per capire le sue reali premesse, ma conscio o meno di ciò il suo uso del turpiloquio e delle volgarità non è banale: la sua fascia principale di utenza, ovvero i ragazzetti a cavallo tra le elementari e le medie, sono oltremodo volgari proprio per necessità di far parte di un mondo che ancora non gli appartiene -, ma giocando anche a titoli che al suo pubblico sono completamente sconosciuti si eleva a “saggio del villaggio”, a guru da seguire nella sua apparente lungimiranza. Dopo il walkthrough di Outlast da lui pubblicato su YouTube manco sto a spiegare quanto il gioco sia diventato in qualche modo virale (e meno male, perché è effettivamente un buon titolo); il fenomeno Slender Man, prima blasonato tesoretto della nicchia 4chan-/v/-quellochevuoi dopo l’apparizione sul canale di FaviJ, per quanto riguarda l’Italia, è stato definitivamente assorbito nell’immaginario collettivo. Quella di FaviJ non è informazione (per questo rimando al da me mai troppo lodato Fraws), non è critica (critica in Italia?) ma non è nemmeno solo intrattenimento: Lorenzo Ostuni vive di un delicato e artefatto equilibrio che lo fa camminare sul filo del rasoio che divide lo showman dal divulgatore, creando un rapporto tra i due ruoli dall’efficacia incredibile.

Il suo è un teatrino studiato? FaviJ è un personaggio che ogni volta che Lorenzo accende la telecamera prende vita? Non ne ho idea – ANCHE PER QUESTO MOTIVO MI PIACEREBBE INTERVISTARTI CARO GIOVANE COETANEO -, sono fortemente convinto che all’inizio quella di Lorenzo sia stata un’intuizione naturale che ha col tempo raffinato visti i risultati; ma queste ultime sono mere congetture personali.

La dimostrazione che tanti giovani individui entrano nel mercato (dei videogiochi) per la prima volta grazie a Favij

Questa è una faccenda molto delicata principalmente perché YouTube non rilascia pubblicamente i dati anagrafici degli iscritti ad un determinato canale. Possiamo tirar fuori delle ipotesi, ma i fatti oggettivi non sono verificabili. Il canale di FaviJ, come più volte detto, ha ormai superato il milione di iscritti; ciò significa che si approccia ad un pubblico estremamente eterogeneo ma che, dato il tipo di contenuti, pare far spostare l’ago della bilancia sulla fascia d’età 9–16 anni. Uno strumento curioso però ci permette in qualche modo di avere un prova in più a rafforzare l’ipotesi della fascia di età: un tool di Socialblade.com va ad analizzare quando gli utenti YouTube si iscrivono al canale di FaviJ: ciò ci permette di verificare che le persone si iscrivono al canale di Lorenzo principalmente nelle ore immediatamente successive ai pasti. Chi è che mangia ad orari regolari e patisce di tempi morti subito dopo aver riempito lo stomaco? I giovani studenti inoccupati, esatto. Ma ancora, queste sono congetture; niente di effettivamente comprovabile.

Se però è vero che sono principalmente i più giovani a guardare i video di FaviJ allora si può dire che sì, è molto probabile che questi giovani che guardano i suoi video attraverso di lui si approccino per la prima volta in maniera in qualche modo interessata al mondo dei videogiochi. Guardare un video su YouTube è ovviamente molto più comodo che spendere soldi per una vetusta rivista in edicola e chi meglio di un ragazzo può sapere come parlare a persone della sua età? L’editoria cartacea è ormai con un piede nella fossa perché i modelli di mercato sono definitivamente cambiati. I (pochi) soldi che l’inchiostro ancora fa arrivano dai vecchi aficionados che però, prima o poi, smetteranno di comprare anche le loro amate riviste. Tutte le nuove leve approdano nel mondo dell’informazione videoludica o attraverso l’editoria online, perché benché spesso abbia sembianze da comunicato ANSA è gratis — e si sa che tutto ciò che è gratis è bello — oppure attraverso YouTube, che oltre che essere gratuito ha un appeal decisamente maggiore del testo scritto per la “generazione internet”, la quale va ricordato sta due passi avanti alla “generazione tv”, perché non solo pretende tutto e subito, ma pretende anche di poter interagire con i contenuti che gli vengono sottoposti.

Facendo infine due più due i conti sono presto fatti: se i videogiochi, per loro natura intrinseca, sono un tipo di prodotto che ha l’appeal maggiore nei confronti dei più giovani, se abbiamo un canale come quello di FaviJ i quali clienti stanno crescendo sempre di più e se abbiamo altri canali come quelli dell’editoria, cartacea o online, tradizionale, che stanno facendo sempre più fatica a far quadrare i bilanci allora possiamo dire che sì, oggi tanti giovani individui diventano membri attivi del mercato dei videogiochi e della sua sovrastruttura attraverso FaviJ.

I benefici che FaviJ porta al mercato dei videogiochi

Ecco invece il difficile. Come giustamente detto da alcuni commenti saltati fuori dalla focosa discussione a cui ho accennato all’inizio, tutte queste parole su un fenomeno del genere sono molto carine, ma alla fine della fiera che minchia ce ne facciamo di FaviJ? Io sono fermamente convinto che FaviJ possa solo far bene al mercato dei videogiochi in Italia. È di qualche giorno fa un post sulla subreddit /r/IndieGaming di, appunto, Reddit che ci parla di come fare in modo che un grosso canale YouTube giochi al tuo gioco indipendente, di modo da ottenere in un colpo solo una gigantesca marchetta pubblicitaria. All’estero la “paura” di YouTube è già passata da tempo, e i rimanenti separatisti sono una nicchia fisiologica che non danneggia l’iniezione di stamina che un veicolo pubblicitario come un video su YouTube fornisce al mercato del videogioco. In un ambiente dove gli spettatori di un prodotto di divulgazione non sono visti come cancri ma come investimenti sul futuro i soldi girano, e questo rinnovarsi di liquidità permette non solo alle grandi realtà di godere di ottima salute, ma permette anche la creazione di un humus tale da far apparire naturalmente delle nicchie dedicate ai piccoli settori di mercato che nella sovrastruttura vengono ignorati (per esempio Gamasutra).

In Italia la necessità è quella di accrescere il numero di clienti affinché i soldi comincino a girare, così da aiutare la creazione di una realtà come quella sopra descritta. La priorità ora sono il numero dei clienti non perché la cosa più importante siano i soldi, ma perché senza carta moneta non è possibile la sopravvivenza di una sovrastruttura seria, specializzata e culturalmente attenta al giocatore. I tempi sono cambiati: il videogioco non è più un hobby e fuori dall’Italia tutto ciò che vi gira attorno, dalla distribuzione digitale al merchandising di terze parti, genera liquidi sufficienti da essere preso con serietà. In Italia il videogioco non è una cosa seria perché non porta il pane a casa: una realtà drammaticamente schietta.

FaviJ e tutti gli altri videogiocatori della generazione scorsa che sfruttano i medium comunicativi delle generazione attuale sono un ponte tra due isole profondamente diverse. La “nostra” isola ha già le infrastrutture, ma insiste nel voler seguire i protocolli di immigrazione di una crudelissima Bossi-Fini quando l’unica necessità che avrebbe sarebbe quella di aprire le porte delle proprie infrastrutture affinché, messe in moto dagli abitanti dell’altra isola, incomincino a generare profitti. Gli spettatori di FaviJ sono spesso giovani, molto giovani; ciò non significa che non cresceranno, ma se non accettiamo che sono loro i futuri protagonisti di questa industria siamo semplicemente destinati a marcire, soli e dimenticati da tutto il resto del mondo, il quale invece il ponte tra le due isole non solo l’ha aperto, ma l’ha asfaltato in doppia corsia.

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Federico Nejrotti

Editor-in-Chief di Motherboard Italia. Scrivo per VICE, Il Tascabile e Prismo. Ho fondato The Shelter.