Recensioni lampo: Adrian

Valentina Viviano
2 min readJan 31, 2019

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Ho visto le prime due puntate di Adrian, mentre alla terza, senza vergogna, mi sono addormentata a metà episodio senza sentire il bisogno di recuperare quanto perso.
Andrò per punti, come sono solita fare in questa rubrica:

  1. La pubblicità alla serie. E qui già so che mi avete capita, non c’è bisogno di aggiungere altro.
  2. “Aspettando Adrian” è noioso, banale e lento. Se non fosse per Natalino Balasso e Nino Frassica nessuno lo guarderebbe.
  3. “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?” è una battuta di Nanni Moretti. Non di Celentano.
  4. Celentano ha il suo stile da bello e dannato, il suo atteggiamento da “Er più”, nel cartone è ritratto da giovane, e ci sta. Quello che non regge sono le battute vecchie, la sua falsa autoironia, il personaggio da film anni ’80. E’ come se Celentano non accettasse di essere invecchiato e di avere intorno un mondo che ha cambiato pelle.
  5. Usare Balasso per rispondere alle critiche che gli vengono mosse lo trovo infantile e pretenzioso. Cos’ha, il messo?
  6. E’ inutile arrampicarsi sugli specchi: riprendere due ragazze per aver bevuto, come se la colpa per essere state quasi violentate dai punk di Ken il Guerriero fosse loro, è infelice e rimane infelice. Dire che sono gli spettatori a non aver capito è come dire che solo le persone intelligenti riescono a vedere i vestiti invisibili dell’imperatore.
  7. “Mafia international”. Davvero?
  8. L’identità da supereroe di Adrian è “la Volpe”. Indossa una maschera che gli copre soltanto gli occhi, ha una tenuta nera da ballerino spagnolo, combatte i cattivi ballando il flamenco. Chi vi ricorda? Esatto, lui. E sapete un’altra cosa? Zorro, in spagnolo significa Volpe. Astuto, no?
  9. In una città del futuro, dove l’analogico non esiste più, un orologiaio riesce a mantenere l’anonimato. (E basta, fa già ridere così).
  10. Anche ammettendo che un orologiaio rimanga anonimo in una città tutta digitale, mi chiedo come sia possibile salire su un palco a volto scoperto e non essere riconosciuto da nessuno degli spettatori, una volta sceso in strada. Sailor Moon, sei tu?
  11. I disegni sono molto belli, ma d’altra parte c’è la matita di Milo Manara. C’è tanto sesso, forse un po’ troppo (una scena qua e là, secondo me, bastava) ma d’altra parte c’è la matita di Milo Manara. Cosa ci si aspettava?

Non so se guarderò tutte le puntate. Probabilmente, guarderò il solo cartone in versione integrale, con tutti gli episodi cuciti insieme a formare un unico film. Lo faccio per i disegni di Manara e le musiche di Piovani. La trama è vista e rivista.

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Originally published at www.ildiariodicarta.it on January 31, 2019.

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