Una messa in piega non fa la Signora del Dado Star

Veronica Dolce
4 min readFeb 24, 2016

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Pare che una donna intelligente sia necessariamente un po’ cessa. E una bella sia necessariamente un po’ scema.

Ma non è solo una questione estetica, è una questione di interessi, amori, attitudini, priorità. Quando guardi una donna e la vedi curata, attenta al proprio aspetto, quando scopri che sa dire di no a tutto ma non a un nuovo paio di scarpe, quando leggi nei suoi occhi il desiderio, ma sullo schermo invece di YouPorn trovi Yoox, pensi:

“Gesù, è arrivata Carrie Bradshow. Vedi se adesso non mi attacca una mina di un’ora sullo shatush e non mi invita a farci a vicenda due boccoli.”

Da ragazzina immaginavo come sarebbe stato lavorare nell’editoria, il mio mito era Condé Nast. Sono stata una tra i primi sottoscrittori dell’abbonamento a Wired e un’accanita lettrice di Vanity Fair.

Avevo un ottimo curriculum, grande spirito di iniziativa, intraprendenza e velocità di apprendimento, mi hanno assunta e in 3 anni sono diventata responsabile dei progetti speciali di Vanity Fair.

Il mio ex fidanzato quando lo ha saputo mi ha detto:

“Splendido, non sei abbastanza intelligente per lavorare su Wired, ma hai abbastanza gusto nel vestire per lavorare da Vanity Fair.”

Scherzava, certo. Scherzava, però.

Quando il mio percorso lavorativo era ormai avviato qualcuno ha detto che mi avevano scelto perché ero carina e perché il mio capo era un uomo, poi ho avuto un capo donna e mi ha sponsorizzata lo stesso. Non mi sono offesa subito, anzi, la prima volta che me l’hanno detto l’ho preso come un complimento.

Sono una trentenne carina, con alle spalle un’adolescenza da bruttina. Ho sempre creduto che la bellezza fosse opinabile e l’intelligenza no, per questo “Sei molto bella” è un complimento e “Sei molto intelligente” è una constatazione.

La prima volta che hanno alluso al fatto che stessi crescendo professionalmente per via del mio aspetto, la me quindicenne con gli occhiali e l’apparecchio ha gridato: “Eureka! Il riscatto finalmente!”

Poi ho capito che mi volevano offendere e ho pensato che non fosse giusto.

Dopo un po’ è arrivato qualcuno che, sempre scherzando, ha detto che ero intelligente sì, ma anche un po’ stronza. Perché quando scelgono te non scelgono qualcun’altro e quindi sei stronza.

A quel punto mi sono messa l’anima in pace e ho capito che non gliene frega niente a nessuno se sei davvero bella, intelligente o altruista, troveranno sempre qualcosa da obiettare e finché a quell’obiezione dai peso il problema è solo il tuo.

Da allora ho iniziato a guardare con più attenzione il mondo fuori e a cercare di capire dove iniziava il giudizio degli altri e dove finiva il mio.

Ho pensato:

“Veronica, ma tu ci credi davvero che una donna capace di aspettare per un’ora che le si asciughi lo smalto possa anche essere in grado di ristrutturare efficacemente un organigramma?”

Sì, per due motivi.

Il primo è che attendere per un’ora l’asciugatura dello smalto è sintomo di cura e attenzione. Chiunque dica il contrario evidentemente non ha mai sperimentato sulla propria pelle il drammatico “effetto texture”.

Dicasi “effetto texture” l’antiestetica presenza di piccoli graffi sullo smalto appena dato, dovuta al contatto tra l’unghia ancora non perfettamente asciutta e un tessuto che imprime su di essa la propria trama. Tipico di una manicure approssimativa, realizzata in tarda serata, quando dopo mezzora di attesa pensi tra te e te: “Va bene dai, mi metto a letto ma ci sto attenta”.

Il secondo motivo è che non sta scritto da nessuna parte che le due cose non possano coesistere.

Conosco donne estremamente intelligenti, in grado di gestire egregiamente denaro e persone, capaci al contempo di scegliere per ciascuna delle attività che svolgono outfit meravigliosi.

Conosco donne che hanno elaborato teorie sull’incidenza che una ceretta opportunamente fatta può avere sulla vita sentimentale di ciascuna di noi e le ho viste negoziare con clienti di rilevanza nazionale con lo stesso piglio con cui prenotano un appuntamento pre-cena galante dall’estetista.

Conosco donne che con gli stessi occhi a cuore mi hanno parlato di amori di passaggio e della teoria dei campi semantici.

Conosco donne che si accendono quando si parla di approcciare con visione eurocentrica la diffusione di un sistema democratico nei paesi in via sviluppo, ma anche quando ballano l’elettronica con in mano un Gin Tonic.

Allora dico, posto che siamo tutte seguaci di Joe Squillo e lo sappiamo che “oltre le gambe c’è di più”, non vorremo davvero farci convincere che sarà una messa in piega a trasformarci nelle placide Signore del Dado Star?

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Veronica Dolce

Sogno di cambiare il mondo. In caso di crisi riordino casa. Amo le storie, quelle d’amore di più. www.love-advisor.eu