Quando Madonna cantò “Holiday” a Discoring

Violetta Bellocchio
3 min readApr 19, 2017

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C’è stato un giro di giorni estivi, mentre scrivevo la stesura originale di Mi chiamo Sara, in cui ho guardato una quantità vorticosa di playback musicali/televisivi dei primi anni ’80. Mi servivano per sciogliere alcuni passaggi del romanzo — la protagonista, che racconta la storia in prima persona, deve imparare a fare il playback come requisito necessario per avere una carriera musicale; fingere bene è un passaggio chiave del lancio che viene preparato per lei, e che prevede, in concreto, un certo numero di apparizioni televisive.

Il playback non è il simbolo di niente, per Sara: è un trucco del mestiere che deve padroneggiare per essere sicura di avere davvero in mano quel futuro luminoso che le viene steso davanti dal suo manager/tutore/Pigmalione. Quindi, lei, in concreto, passa qualche pomeriggio a esercitarsi davanti allo specchio del bagno, i movimenti della sua bocca sincronizzati alla cassetta con le sue canzoni (oddio, sue — ne parliamo più avanti), e io, in concreto, mi guardavo puntate di Discoring su Dailymotion.

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  1. Cosa racconta, di un determinato periodo del passato recente, una giovane Madonna che va a ospite a Discoring a mimare le parole del suo allora unico singolo di successo, Holiday, agitando le braccia e cercando di passare oltre a tutto, ma nel frattempo essere lì, vendere qualcosa a qualcuno? Sono commoventi, i playback del 1983/84. Nessuno ne vuole mezza e insieme tutti ci devono credere. Una persona con cui parlavo di discoteche mi confermava la sostanziale povertà del periodo, e diceva, “ci si divertiva con poco”. Mi colpiva e mi colpisce ancora quanto siano generiche le cose che vengono dette per introdurre gli ospiti (una nuova regina della musica disco, una grande interprete di grande talento), e la semi-incapacità di reggere l’inquadratura da parte di chi presenta, che appena finisce di parlare abbassa la testa e ride. Le persone ammassate tra il pubblico, a cui sembra andare tutto di lusso già così. La disinvoltura con cui si accetta che sia tutto finto dal primo all’ultimo minuto. Di nuovo, va bene così, siamo qui e siamo qui per divertirci. E intanto la Ciccone sul palco finge di cantare Holiday. Sbatte la bocca, si dimentica di guardare in camera — oppure lo fa apposta, a cercare un contatto occhio-occhio con il pubblico? Riesce a trasmettere un’allegra indifferenza verso tutto quello che la circonda. Sta vendendo la sua energia, sta lì e insieme sta a mille chilometri di distanza dalla discoteca sarda dove la riprende la TV italiana (anni innocenti: nessun accenno alle origini italiane della famiglia Ciccone).

2. All’estremo opposto ci sarebbe, che ne so, Diana Est a Premiatissima, dove ci viene chiesto di stare al gioco — di prendere il programma come una gara dove i cantanti si sfidano — e intanto Diana Est fa tutto a beneficio della camera: entra in scena DI NUCA, con il nostro sguardo attaccato alla sua schiena, poi canta, balla, regge la scena, guarda in camera, muove le braccia, sorride un po’, alla fine, fa tutto come se fosse parte di un lungo scherzo privato, quindi è serissima.

3. Ora, nello spettro Madonna/Diana Est della musica passata, la piccola Sara Monfasani, in arte Roxana, sta molto più dalle parti di Diana Est — è costruita, è stata studiata con cura da qualcun altro, di suo ci mette il corpo, con impegno, e seduce chi la guarda — ma la differenza è che di Diana Est oggi non sappiamo quasi più nulla, e in effetti abbiamo sempre saputo pochissimo, mentre la Ciccone ha capito molto in fretta come offrire squarci sulla vera se stessa, rendendosi interessante in nome non della sua storia personale — quella è arrivata in un secondo momento — ma di quello che poteva rappresentare per chi la seguiva da casa: una ballerina che voleva farcela, ha afferrato la discomusic con tutte e due le mani e ha imparato a dominare gli stessi mezzi che magari in un primo momento le erano allegramente indifferenti.

E questa è la ragione per cui in una scena importante del romanzo entra Holiday e non Tenax, o Le Louvre, o Princess che canta Say I’m Your Number One. Ma anche senza tirare in ballo il romanzo: stamattina stavo nel bar dove vado a fumare e ovviamente è passata Holiday in sottofondo. Come ogni giorno.

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