Sta andando tutto bene (!)
È successo di nuovo. Dopo una settimana di telegiornali serali che iniziavano solo con giornalisti (poser) impanicati e numeri rossi sempre più grandi — e cioè: dopo una settimana di allarmismi disonesti e cattiva informazione — mi sono arrabbiato di nuovo. Prima, per la verità, mi sono lasciato prendere dal panico pure io; poi fortunatamente la ragione è tornata a illuminare le mie giornate, rivelandomi che tutta questa sofferenza non era data dalle cose che stavano andando davvero male ma (quasi esclusivamente) dalle persone che mi dicevano che le cose stavano andando male. Lo so: nulla di nuovo.
Tutta questa sofferenza non era data dalle cose che stavano andando davvero male, ma dalle persone che mi dicevano che le cose stavano andando male.
I dati interpretati
Quando si scrive o si registra un articolo per il popolo, il modo migliore per sostenere le proprie tesi è allegare al tutto qualche dato numerico. Perché il numero è lì, immutabile e uguale per tutti, e se ci dicono che tutto il discorso che abbiamo appena sentito è conseguenza della Matematica… beh allora hanno ragione loro, perché la Matematica — e i numeri con lei — è giusta per forza. Invece no.
No perché i dati che si ritrovano nel tipo di articoli suddetti non sono mai «numeri e basta», ma sempre dati interpretati. La presentazione di ogni numero è accompagnata dal perché il valore è — per dire — 1000 e non 2000, senza minimamente prendere in considerazione il fatto che di interpretazioni del genere ne possano esistere altre e soprattutto senza troppo preoccuparsi delle relazioni tra i vari dati disponibili, concentrandosi appunto sul singolo valore.
La verità è che un po’ di motivi validi per comportarsi così esistono: per esempio, se l’intento è quello di sintetizzare il più possibile il corpo dell’articolo presentando poche, chiare idee, giustamente non si possono spendere troppe parole nella costruzione di «teorie» che spieghino tutti i dati presi in considerazione. D’altra parte, volendo utilizzare pochi numeri per descrivere fenomeni molto complessi — tipo una pandemia — bisogna essere capaci di individuare questi valori-chiave, e soprattutto, il più delle volte, con uno sforzo di onestà intellettuale bisogna ammettere a se stessi che un numero solo, forse, è troppo poco.
Volendo utilizzare pochi numeri per descrivere fenomeni molto complessi bisogna essere capaci di individuare questi valori-chiave. E il più delle volte, con uno sforzo di onestà intellettuale, bisogna ammettere a se stessi che un numero solo forse è troppo poco.
Il rapporto
Da ormai più di una settimana, a detta dei TG, la situazione italiana Covid-19 sta precipitando. Puntualmente, già nei titoli di testa di ogni episodio viene sbandierato un numero rosso sempre più grande rappresentante i nuovi contagiati giornalieri.
Sempre più grande per davvero: dai molto meno di 1000 del pre-ferragosto siamo passati ai più di 1000 del 15 agosto e successivi, dato che ci viene venduto come sintomo di un dilagarsi della malattia.
Ora: la prima interpretazione che si può dare a un dato del genere (l’aumento dei contagiati giornalieri) è appunto e ovviamente quella: che il coronavirus ci sta sfuggendo di mano. Ogni interpretazione va però poi confrontata con la realtà. Col che, avendo in fin dei conti vissuto questa mia estate quasi come ogni altra e non avendo riscontrato, nel mio piccolo, i drammi di cui sentivo parlare in televisione mi sono chiesto: non esisterà forse un’altra spiegazione, riscontrabile includendo nella teoria più numeri, di questa storia che sono aumentati i positivi?
Sappiamo ormai tutti come si misura un contagio: con i tamponi. E dopo sei mesi di pandemia le varie regioni italiane hanno capito che fare i tamponi è importante. Quindi, giustamente allarmati dalla movida che tutti gli anni si scatena in agosto nei vari punti della penisola, si è deciso più o meno unanimemente sull’aumentare di molto il numero dei tamponi giornalieri.
Partendo dal presupposto che quando a inizio estate trovavamo 500 nuovi incoronati al giorno non era ovviamente vero che quelle 500 persone erano le uniche nuove contagiate (e quindi che già allora esistevano molto malati «invisibili»), che cosa succede se nel giro di 48 ore passi da 50k tamponi al giorno a 100k tamponi al giorno? Succede che porti allo scoperto molti di quegli invisibili.
Partendo dal presupposto che quando a inizio estate trovavamo 500 nuovi incoronati/giorno non era ovviamente vero che quelle 500 persone erano le uniche nuove contagiate, che cosa succede se nel giro di 48 ore passi da 50k tamponi al giorno a 100k tamponi al giorno?
Per capire l’andamento della pandemia i dati da considerare sono quindi due: il numero dei contagiati giornalieri e il numero dei tamponi fatti nello stesso giorno. In particolare, il vero dato prezioso consiste nel rapporto tra le due precedenti quantità.
Capite bene che trovare 100 malati facendo 1000 tamponi è esattamente uguale al trovare 200 malati facendo 2000 tamponi. Infatti, quando si tampona non si ha affatto la pretesa di trovare più malati possibili, ma piuttosto si vuole capire — diciamo — quante persone sulle 10 che ho incontrato stamattina erano potenzialmente incoronate.
Alla luce di ciò, la sapete una cosa? Da inizio estate non è cambiato praticamente nulla.
Per confermare questo mio sospetto ho proceduto così: (i) ho spento la televisione; (ii) sono andato alla ricerca di una fonte di dati non interpretati.
Il Sole 24 Ore ha da un po’ di tempo aperto un sito in cui, giorno per giorno, vengono pubblicati i dati raccolti dalla protezione civile. Quello che vedete qui sopra, in particolare, è un grafico riportante proprio i tre dati importanti di cui abbiamo parlato: con le colonne grigie è indicato il numero di tamponi fatti nel giorno in questione, le colonne rosse rappresentano il numero di contagiati scoperti lo stesso giorno e infine con una curva nera viene indicato l’andamento del rapporto malati/tamponi suddetto.
Ebbene: sul loro sito potete scorrere il grafico all’indietro nel tempo e rendervi conto — senza l’ausilio di nessun giornalista serpente — che la situazione è rimasta praticamente invariata rispetto all’inizio di questa estate: il rapporto malati/tamponi è infatti passato solo dall’1% al 2%, mantenendosi pertanto assolutamente sotto la soglia del controllabile.
La situazione è rimasta praticamente invariata rispetto all’inizio di questa estate: il rapporto malati/tamponi è infatti passato dall’1% al 2%, mantenendosi pertanto assolutamente sotto la soglia del controllabile.
I vacanzieri
Mi sembra che ci sia anche un altro dato importante a favore del poter stare sereni.
Come si accennava nella sezione precedente, l’aumento improvviso di tamponi non è stato messo in atto senza ragioni. Le nuove decine di migliaia di persone controllate non sono infatti cittadini qualsiasi selezionati casualmente per una generica statistica, ma piuttosto gente che: è appena tornata da una vacanza (dall’estero o dall’Italia); è appena stata a un pranzo o a una festa con tanti invitati tra i quali è spuntato, nei giorni a seguire, un positivo; ha frequentato luoghi molto affollati ed ha pertanto ritenuto intelligente il tamponarsi prima di riprendere la vita di sempre; eccetera. Insomma: tutte persone che, effettivamente, avrebbero potuto essere positive.
Se il virus ci avesse davvero sconfitto approfittandosi di questo agosto pazzerello, tamponando gli individui suddetti (esattamente loro!) avremmo dovuto registrare un notevole aumento dei contagi. Usando termini più precisi, ora che possiamo: avremmo dovuto registrare un valore sempre più alto del rapporto «percentuale» che abbiamo discusso prima. E invece? E invece non è stato così.
Come dimostra lo stesso grafico precedente, l’andamento della curva nera si è mantenuto praticamente costante prima e dopo ferragosto, prima e dopo il rave party di vostro nonno. Giusto per darvi un metro di paragone, quella qui sotto era la situazione in marzo e aprile:
Il problema di Tartaglia
Per diversi giorni sono stato combattuto sul pubblicare o meno queste informazioni. Temevo che il discorso potesse sembrare uno sminuire il problema-pandemia, ancora attuale, incoraggiando il lettore ad allentare gli sforzi e iniziare a prendere il tutto con più dissolutezza. Poi, però, l’amore per la verità ha vinto; perdipiù, ho ritenuto utile premiare — nel mio piccolo — l’impegno di milioni di italiani di tutti questi mesi e i risultati che con esso abbiamo ottenuto.
Se ora ci troviamo in questa situazione più rilassata è infatti solo grazie ai sacrifici che abbiamo fatto. E sarà sicuramente grazie agli stessi — e non grazie alla lontana vaccinazione universale — se nei prossimi mesi potremo passare delle giornate quasi spensierate. Riassumendo, le tre cose importanti da continuare a fare:
- indossare le mascherine il più possibile;
- rimanere distanziati;
- spegnere la televisione.
Sta andando tutto bene!
Stefano Martire